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LA SINDROME DI VENERE

Quando Venere fu in età di marito, cioè verso il dodicesimo anno – come allora era usanza – il padre, Zeus, volle che si sposasse con Efesto (Vulcano nella mitologia romana) che aveva sì tutte le doti di onesto e geniale lavoratore, ma era sciancato e brutto. Dopo il matrimonio, Venere intrecciò una relazione amorosa con il bel dio della guerra Ares ( Marte dei romani ) ma i due erano costretti a vedersi di nascosto, e di notte, in un palazzo di proprietà di lui. Poiché gli amanti temevano di poter essere scoperti, misero a sentinella notturna un certo Alettrione, con l’incarico di svegliarli prima del sorgere del Sole.

Ma una notte il fido Alettrione si addormentò, e Febo – il Sole – s’accorse della presenza di Venere nel palazzo di Ares. Arse di voluttà il Sole,e credette che questo fosse il primo amplesso furtivo tra Venere e Marte, e al marito subito indicò il luogo dell’incontro .

Efesto si sentì come smarrire l’anima, e lasciò cadere di mano l’opera di fabbro che stava forgiando. Poi subito cominciò a limare delle sottili catene di bronzo, tanto sottili che stami non furono mai visti così fini, neanche i fili di ragno, e li dispose con abilità intorno al letto, facendo sì che al più lieve tocco e al più piccolo peso sul letto scattassero (Ovidio – Metamorfosi).

Quando Venere rientrò a casa, a giustificazione della sua assenza notturna, disse al marito che si era recata a Corinto per fare delle compere, ma che, essendosi fatto tardi, si era fermata presso alcuni parenti. Efesto finse di credere, e le annunciò che la sera stessa si sarebbe recato a Tirinto, ove contava di trascorrere un paio di giorni. Non appena Efesto fece finta di partire, Venere mandò un messaggio a Ares per comunicargli la lieta notizia.E Ares, come tutti gli uomini, imprudentemente si recò a casa di Venere. E allora.. Lasciamolo dire ancora a Ovidio

– Come i due giacquero assieme, Venere e Marte, con quella rete di nuova invenzione e con l’arte di Efesto, ambo rimasero avvinghiati, sospesi in tenero abbraccio.

Immediatamente, Efesto spalancò le porte d’avorio e vi introdusse tutti gli dei. Stretti insieme giacevano i due in nudità.La vendetta di Efesto fu compiuta elegantemente, senza la lapidazione dell’adultera.

A Efesto bastò svergognare la moglie, Venere, però per volere di Zeus venne allontanata e inviata a Pafo, nell’isola di Cipro, affinchè meditasse sul suo comportamento.

Ma la dea, per nulla pentita e intimorita, intrecciò dopo qualche giorno di permanenza una relazione con Ermes – Mercurio dei romani – dalla quale nacque Ermafrodito, ossia il dio dal doppio sesso.

 

La storia di Venere è quella di molte donne del passato e anche dei nostri tempi: matrimonio-contratto imposto dal padre senza tenere in giusto conto il parere della figlia, conseguente relazione adulterina attuata con tutte le precauzioni che si prendono in questi casi; vendetta bene architettata dal marito, ripetizione dell’adulterio da parte della moglie per nulla pentita.

 

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

Studio in Milano, Roma, Napoli e Vietri sul Mare (Sa)

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