FINE DI UN AMORE (DISCUSSIONE TRATTA DAL FORUM)
Sono uscito dal tunnel della sofferenza per la fine di un amore. Ne sono uscito del tutto. Prima di poterlo dire con certezza ho aspettato del tempo… ho aspettato al varco i “flashback” che mi riportassero indietro nel tempo procurandomi angoscia… ma non ce ne sono stati. Dal sogno di cui ho parlato in un mio thread è passato più di un mese; già allora mi sentivo ormai relativamente tranquillo, ma quel sogno è stata un’importante conferma e da allora è iniziato un inarrestabile percorso che mi ha portato ad essere oggi quello che sono.
No, non ho risolto tutti i miei problemi. Non può essere così semplice. Le dinamiche “malate” che hanno caratterizzato la mia ultima relazione affondano, come sempre accade, le loro radici nel mio contesto familiare di origine. Si trattava (e si tratta) di un malessere legato a privazioni di affetto subite nel passato (evito il termine “dipendenza affettiva” che è un po’ inflazionato). Affrontare il rancore che si crea nell’ambito familiare e i traumi da abbandono che si sono provati nell’infanzia/adolescenza è ben più difficile che dimenticare una persona che si pensava fosse la “donna della propria vita”. Sui rapporti familiari dovrò ancora lavorare tanto. “Lei” invece era ormai solo un “tappo” che teneva chiuse dentro tutte le angosce, le frustrazioni, le paure… Ho sofferto tanto (questo forum è pieno delle mie testimonianze), sono sceso in basso, ho visto il fondo ma poi ho iniziato a risalire… il tappo è saltato, è venuto tutto fuori e io non ho voluto inseguire questi pensieri irrazionali per rimetterli dentro di me e poterli ancora una volta trattenere… Sono andati via, li guardo allontanarsi sempre di più e per la prima volta nella mia vita mi sento me stesso… guardo fuori dalla finestra e vedo quel mondo che per tanti anni mi sono negato mentre ero impegnato ad inseguire le mie ossessioni, le sovrastrutture che erano stratificate sopra di me… il senso del dovere, l’inseguire la perfezione, il non sentirmi mai abbastanza “all’altezza”, il voler tenere tutto sotto controllo… ne avvertivo il peso, sì, ma pensavo che fosse la mia essenza ad essere “sbagliata”, non riuscivo a vedere questi aspetti come slegati dalla mia persona, perché distorcevano la mia visuale dal mio interno… e invece non erano parte di me…
Non era amore, o meglio non lo era più, era solo un ossessivo contrarsi a difesa di tutte quelle sovrastrutture nocive. Quando sono arrivato a sentire questo è cambiata drasticamente la situazione. La potenza del pensiero ha spiazzato me stesso… il cambiamento è andato ben al di là di quella che sembrava essere solo una sofferenza per amore (e invece era ben di più)… oggi sento di esistere… qualunque cosa succeda io sono me stesso, sono unico e non mi sforzerò mai più di cambiare… la porta è aperta e chi vuole accettarmi per quello che sono può entrare, chi vuole cambiarmi e violentare la mia essenza non avrà più strada.
Amici… la fine di un amore finisce e io sono semplicemente qui a testimoniarlo. Con la “fine” intendo non il momento esatto in cui il rapporto si interrompe (momento che di per sé ha un’importanza relativa), ma il percorso più o meno lungo e tortuoso che ci porta ad elaborare la conclusione della nostra storia. E’ sempre, quando più quando meno, una lunga fine, ma per quanto lunga arriva al capolinea. Inutile stare a spiegare tutte le “parole chiave” che utilizzo continuamente nei miei interventi… oltre che autoreferente sarebbe inutile… distacco, rancore, rammarico, consapevolezza, autostima, de-idealizzazione, amore per sé stessi, tempo, accettazione… ci vuole anche cautela nel capire quando si è davvero “fuori pericolo” e quando è solo un miglioramento temporaneo… in ogni caso non c’è un modello da seguire, siamo tutti diversi e abbiamo tutti storie diverse, per cui ognuno deve affrontare la propria situazione in un modo specifico per trovare il suo personale percorso.
Ma non siamo soli , o comunque dobbiamo fare di tutto per non esserlo. La forza dobbiamo trovarla dentro di noi e dobbiamo mettere noi stessi al centro di tutto. Ma non è la solitudine la risposta. E non è soltanto continuando a guardare dentro sé stessi, a leggere libri e a rifletterci sopra che si può acquistare forza, lucidità, determinazione. Abbiamo sempre bisogno di interagire, di confrontarci, di aprirci al mondo.
Io non sono stato solo. Ci sono stati amici (pochi ma buoni, anzi ottimi) che mi sono stati vicini, i miei genitori che mi hanno aiutato, i parenti che a loro modo mi hanno sostenuto e c’è stato il forum a cui devo tanto. E c’è stata in particolare, e c’è ancora, una persona…
Auguro a chi ancora sta lottando che la fine della sofferenza arrivi presto.
Vi abbraccio… Dent
Solo poche righe per scrivere qui quello che mi è già capitato di dirti, o forse quello che ho sempre pensato di dirti e che non ti ho detto se non in modo sbrigativo…
mi fa felice leggere del tuo cammino verso la serenità, dei passi avanti che hai fatto, di quelli che mi hai raccontato, di quelli che ho visto, di quelli che testimoni qui…
mi fa felice per te, per il dolore che provavi e che ora sta sananddo, con difficoltà a volte, con maggiore semplicità altre volte…e mi fa felice per me, perchè in un modo che non so neanche spiegarti bene, questo mi fortifica. Un abbraccio stretto, Giorgia
Ho chiuso la mia storia dopo 6 anni passati a distanza…ad aspettare tutte le sere la sua telefonata.. negandomi tanti piccoli piaceri della vita,perchè lui preferiva così, perchè il giorno dopo avevo da studiare e nn potevo perdere tempo a litigare…e cosi ho nascosto la testa nella sabbia, mi sono data delle giustificazioni assurde,mi sono fatta un male pazzesco;alla fine finisci per guardare la vita attraverso il buco di una serratura.. tutto il mondo è dietro quella porta e dall’altro lato ci sei tu con la sua voce appesa ad un filo.. é stata una pseudovita la mia; ed ora che è finita e nn tornerò mai più indietro mi rendo conto di quanto maledetto tempo tempo ho perso,di quanti anni ho lasciato che mi venissero risucchiati. E per quanto ci ho creduto fino in fondo in questa storia, al punto da decidere di andare a vivere da lui, io adesso nn posso altro che domandarmi dove ho messo il mio cervello per tutto questo tempo..come ho potuto soffocare me stessa, la mia libertà, il mio diritto alla felicità, e alla fine nn posso far altro che pensare che il vero nemico di me stessa sono stata IO; nn dobbiamo combattere per dimenticare qualcuno, ma per ricordarci di noi stessi, di come eravamo fatti prima che qualche bastardo/a ci plasmasse, di quello che desideravamo fare da grandi,di quello che ci faceva battere il cuore.
quanti di voi si guardano allo specchio e nn si piacciono? io l’ ho fatto tante volte e per tante volte mi sono delusa, mi sono tradita; ora che ho avuto la forza di mettere un punto a questa storia sono orgogliosa di me, sento di avere quelle che chiamano palle.. che immaginavo solo gli altri avessero.e anche se la strada è lunga e stasera sono qui a scrivere invece di uscire come vorrei,io voglio ricominciare e nesun rammarico o senso di colpa o nostalgia subdola me lo deve impedire; é sale su una ferita, brucia.. ma alla fine cicatrizza.
Cari amici…pensate che sia giunto il momento del congedo, eh?! E invece no!
Un grazie davvero con tutto il cuore a questa storia maledetta.
Grazie al dolore sono cresciuta, grazie alla sofferenza ho aperto il cuore all’amore, grazie alla delusione riesco ad apprezzare maggiormente le cose che ho e che consideravo di poco conto.
Ho sbagliato in tutta sta storia, ho sbagliato l’approccio, l’inizio, l’iter amoroso e ho sbagliato pure la fine. La rabbia con me stessa mi dilaniava, mi causava sensi di colpa allucinanti; sono arrivata ad incolparmi anche per le sue colpe, per la lavatrice che si rompeva, per l’essere nata.
Credevo di essere invincibile, ero viziata e perennemente insoddisfatta.
Il mio farmi desiderare ed allontanarlo non era altro che una “tattica del contrario”. Un ruffianare le attenzioni altrui. Avrei dovuto parlare, spiegare. Ma purtroppo l’abitudine a volte vince, ed io ero abituata a fare così. Era tutto così difficile da cancellare.
Io dovevo provare, capire, rendermi conto dei miei errori, toccarli con mano, arrivare al limite. Bruciarmi e starci male….poi starci male ancora e non fare nulla, perchè dovevo scoprire come ci si sta. E capire cosa volevo, cosa cercavo. Perché cercavo sempre il contrario di ciò che avevo. Perché invece di essere sua complice diventavo sua nemica.
Io penso davvero di non aver capito come trasmettere i miei bisogni, come vivere la coppia: in passato sono stata abituata ad un rapporto di dipendenza affettiva e una volta superata (almeno così mi sembrava, ma evidentemente mi sbagliavo), sono caduta nell’errore grave tanto quanto il primo, di vivere una relazione nel modo esattamente opposto.
Io, come già ho scritto, penso di aver influito molto alla rovina del rapporto. Non perché solo io abbia difetti e lui no… perché per la mia guarigione e il mio processo di miglioramento interiore non m’importa sapere se e in che modo lui abbia sbagliato, ma UNICAMENTE dove IO ho sbagliato e dove IO posso porre rimedio per la prossima storia.
Ho imparato ad essere più spontanea, aperta, semplice, fresca e meno egoista; ho imparato ad amare…nel senso più bello e puro del termine e ho imparato ad amarmi, ad essere contenta di quello che con tanta fatica mi sono costruita.
Non importa se ho sbagliato, non importa se lui ha sbagliato… Dio perdona tutti… perché non dovrei farlo io con la persona che mi sta più a cuore di tutti e cioè me stessa? Tutti possono sbagliare… perché uccidermi nel dolore di non essere perfetta come pensavo? Ho capito, cazzo se ho capito… non è la più grande delle soddisfazioni?
La vita è davvero bella e imprevedibile e a volte ci si lascia andare per paura, per difesa, per egoismo e col tempo quasi involontariamente questi sentimenti prendono il sopravvento su tutto. Conoscere persone è straordinario, per questo ho capito che devo cercare il più possibile di farmi conoscere per quello che sono. Ho imparato mio malgrado che la comunicazione, un sorriso, la sincerità e l’affetto sono le cose più importanti che meritano di essere coltivate e affinate. Non è più possibile vivere nel proprio guscio alzando tutti gli scudi del mondo per difesa e perché nessuno mai meriterà di avermi davvero. Amare se stessi prima di tutto, amare gli altri nello stesso modo.
Come ho letto proprio oggi, il “bello” della rottura di una storia d’amore, sta proprio nell’equilibiro che si instaura a distanza di tempo tra chi lascia e chi subisce l’abbandono: se all’inizio c’è squilibrio dalla parte di chi lascia perché più forte e non cade nella desolazione (anzi, si sente sollevato e libero di un peso), col passare del tempo il meccanismo s’inverte; posso assicurarvi che si diventa talmente forti, in pace e sicuri dei proprio bisogni e del percorso di conoscenza di se stessi, che da vinti si passa a vincitori.
Grazie… mai come ora sono cresciuta così tanto!
Psicologo, Psicoterapeuta
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