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I MIEI FIGLI VOGLIONO UNA MAMMA NORMALE (discussione tratta dal forum)

Ho 50anni ,sono mamma e ora anche nonna; sono sarda e vivo il legame affettivo con i figli con un po di conflitto: non per il giudizio che gli altri possomo esprimere verso le mie azioni,quanto per le risposte che quelle azioni producono sui figli.E’ come se non sapessi mai che cosa è meglio fare,non solo per loro ,ma per me stessa: il messaggio è chiaro? che messaggio sto dando? quanto sono egoista?io vi dico che quando ho iniziato a dire ai miei figli: “d’ora in poi vi occuperete del vostro letto”, poi ” d’ora in poi vi occuperete della vostra stanza”, “d’ora in poi vi occuperete della vostra biancheria”, e per finire “d’ora in poi vi occuperete della vostra cena”,ho vissuto momenti di timore come se provassi un non amore verso i miei figli quasi fossi cattiva nei loro confronti,ma contemporaneamente mi dicevo :”devono imparare a gestire poco per volta la loro vita,anche perche’ prima di tutto devono imparare ad essere autonomi e poi anche indipendenti, e : se io non ci fossi ?.e pero allo stesso momento mi chiedevo se non stessi esagerando.Comunque la cosa è andata avanti, i miei figli vorrebereo UNA MAMMA NORMALE . sembra una non dipendenza affettiva ma secondo me lo è ma senza sfiorare la malattia, altrimenti non mi porrei la domanda sul mio egoismo.Far fare loro le cose loro mi ha donato quello spazio che prima non avevo perche’ impegnata quasi 24 ore su 24.Preciso che quando ho messo in campo cio che ho descritto ,una figlia aveva 16 anni e gli altri 12. grazie a chi ha creato questo forum
difficile risponderti, specialmente per chi, come me, è figlio ma non genitore……… secondo me nei rapporti tra genitori e figli c’è un aspetto materiale e uno affettivo…. tu hai deciso che dal punto di vista materiale i tuoi figli devono essere più indipendenti possibile.. e questo mi sembra anche una cosa positiva…. ma dal punto di vista affettivo ? … con la scusa che devono essere indipendenti sei anche assente dal punto di vista emotivo ? li allontani materialmente per non averli vicini sentimentalemente ?
secondo me è questo che dovresti chiederti, come sono emotivamente verso i miei figli ? loro vogliono una mamma normale nel senso che vogliono qualcuno che cucina e lava il bucato o vogliono una mamma che li ami ? nel primo caso forse hai più ragione tu, nel secondo loro…….. spero di esserti stato utile almeno un pochino ciao Enrico

Ciao, io sono ancora solo figlia ma se avessi dei figli vorrei abituarli fin da piccoli come hai fatto tu!
Renderli autonomi non significa togliere loro qualcosa, ma renderli migliori!
Nella mia famiglia io e mio fratello siamo stati cresciuti ed educati in maniera differente perchè lui maschio ed io no che scemenza!
Io però nonostante tutto non ho mai provato gelosia ho un rapporto molto tranquillo con entrambi ma ho giurato a me stessa che un giorno quando avrò dei figli saranno uguali e dovranno fare le stesse cose dovranno diventare responsabili, l’unica cosa che cercherò di dare loro sempre sarà il mio appoggio, e il mio amore! Per il resto vorrei essere esattamente come te! saluti lella

ciao lella e grazie per cio che mi dici,nonostante tutto fa sempre piacere(è come ricevere un coccola)sapere che c’è chi condivide e comprende cio che faccio.pergiunta da una figlia ,mi fa ancor piu tenerezza e mi sono commossa.a volte è difficile capire i figli anche perche si sta vivendo oggi una realta molto ma molto diversa da queela che posso aver vissuto io.non cambiano solo le cose che i figli possiedono, cambia sopratutto il modo di relazionarsi con le persone in genere.anch’io ho vissuto il gruppo, la forza del gruppo,l’appartenenza ad una ideologia,ma ci si chiedeva fra noi cosa volevamo fare come ,partire ,scoprire il mondo. oggi ,spero di sbagliarmi,io non riesco a sentire l’entusiasmo per la scoperta,la voglia di andare,vedo piuttosto un attaccamento esagerato per pc e tv, e una mancanza di sogni;sognare è ed era per me lo stimolo ad andare avanti,spingersi oltre le regole,con l’incoscienza e l’irresponsabilita che trovo sano si debbano vivere.oggi si confonde tutto, la voglia di non fare niente perche tanto c’è mamma che ti mantiene,passa come depressione da mancanza di lavoro(io non ci credo,ma questa discussione è molto piu ampia per farmi capire in poche righe) e poi i ricatti morali(mi sento diverso dagli altri)e quantaltro ti viene in mente,e io a spiegare a cercare di far capire che non è importante avere 5 paia di scarpe o la giacchina firmata o gli occhiali con la doppia stanghetta, che è importante la persona per quello chè ,per la sua disponibilita,per il suo sostegno,per l’essere presente quando un amico ha bisogno di te ma,girala come vuoi i miei figli vogliono una mamma normale,di quelle forse che sono sempre presenti tutte le volte che loro ne hanno voglia anziche dire : ” voglio leggere questo libro,per favore un po di silenzio”oppure far chiedere loro se una reazione da parte di un amico si è determinata per una loro azione nei suoi confronti, e loro a dirmi che io metto sempre in discussine loro e mai gli altri e……ti giuro,i figli sono una meraviglia, ho giacato con loro,ho sofferto con loro,ho gioto con loro, e non mi pento neppure un attimo della scelta che ho fatto,ma ,ti giuro, a volte sono sfinita,ancora adesso ,quando vado a dormire non posso fare a meno di dare uno sguardo dentro la loro stanza e mi sento gli occhi riempirsi di lacrime, e pensare ,nonostante tutto per ,oro è comunque difficile ,e io devo aiutarli a essere forti in questa società/giungla. ti abbraccio forte e spero e ti auguro tu possa realizzare i tuoi sogni

LA RELAZIONE MADRE-BAMBINO COME MODELLO DELLA RELAZIONE DI COPPIA

“La relazione del bambino con la madre è unica, senza paralleli, tale che una volta stabilita si mantiene inalterabile per tutta la vita come la prima e più forte relazione d’amore, e come il prototipo di tutte le successive relazioni d’amore, e questo è vero per entrambi i sessi (Freud)

 

Freud ha interpretato la relazione del bambino colla madre in termini di motivazione secondaria, vale a dire che essa è deputata a soddisfare i bisogni che gli psicanalisti definiscono primari: bisogni alimentari, di pulizia, sessuali (libido), aggressivi. La madre rappresenta l’oggetto sui cui il bambino può scaricare le tensioni provenienti dall’accumulo d’energia dei bisogni primari non soddisfatti.

Secondo tale teoria, quindi, la ricerca della vicinanza e dell’oggetto materno sarebbero finalizzate al soddisfacimento dei bisogni suddetti e non sarebbe un amore ‘gratuito’.

Le ricerche successive della teoria dell’attaccamento hanno ribaltato tale impostazione teorica.

Ha dato il via a tali ricerche H.Harlow, primatologo, che ha condotto una serie di esperimenti sui macachi che hanno un patrimonio genetico molto simile al nostro.

Un esperimento prevedeva che i piccoli macachi appena nati, venivano portati via dalle rispettive madri e rinchiusi individualmente in gabbie di ferro con allattamento al biberon. I piccoli sopravvivevano fra enormi disagi: diarrea, alterazioni del battito cardiaco, disturbi del sonno. Taluni arrivavano a morire mentre sopravvivevano meglio chi aveva trovato nella gabbia dei pezzi di stoffa che avvolgeva intorno al collo ed alla testa traendone conforto.

Successivamente vengono introdotti, in ogni gabbia, due sagome di scimmia, simili alla madre in due tipologie diverse: una composta di filo di ferro con annesso biberon ricolmo di latte, l’altra rivestita di panno morbido, ma mancante di biberon. I piccoli all’inizio interagivano con il simulacro materno di fil di ferro al fine di succhiare dal biberon, per poi trascorrere la maggior parte del tempo stretti al simulacro materno di panno morbido.

In variabili dell’esperimento in cui venivano introdotti oggetti che incutevano paura i piccoli si rifugiavano dalla madre morbida, abbracciandola al fine di trovare conforto.

Tali esperimenti ed altri hanno dimostrato che la soddisfazione dei bisogni primari come il cibo non è sufficiente alla sopravvivenza ma necessita di contatto e vicinanza con qualcosa di morbido, caldo, rassicurante, caratteristiche tipiche di una figura materna.

Anche indagini successive di Spitz sui bambini istituzionalizzati (in orfanatrofi o ospedali), quindi, privi di contatti materni hanno dimostrato come tali privazioni comportavano difficoltà ed ostacoli nella crescita e nello sviluppo.

Conclusioni: il bisogno d’affetto è forse ancora più importante di quello del cibo, permette di esistere ancor più dell’alimentazione.

 

Dott.ssa Rosalia Cipollina