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COME PROVARE A RICOSTRUIRE IL RAPPORTO DI COPPIA

A. e D. formavano una coppia dove ciascuno dei due, per stanchezza o per disperazione, aveva rinunciato all’amore dell’altro. Non si erano separati ricomponendo il loro amore a un livello meno elevato, nell’amore comune per i viaggi e i pezzi di antiquariato, legami certamente meno fragili e dolorosi che non l’infinita speranza dell’amore. Da allora, la vita li evitava come l’acqua di un torrente circonda senza ricoprirla una grossa pietra posta al suo centro.
(Christian Bobin)

Quando la relazione entra in crisi è necessario ripartire dalle fondamenta dell’unione per riuscire a ritrovarsi

Ricostruire una relazione dopo una crisi profonda e violenta che l’ha attraversata, come potrebbe essere un tradimento richiede la conoscenza dell’ ‘arte della riparazione’ come affermerebbe Bauman (vedi brano alla fine dell’articolo). Ma ancor prima di provare a ricostruire bisogna volerlo veramente e bisogna volerlo in due.

Potrebbe sembrare scontato quando si tenta di ripartire all’interno di una coppia, ma non è così. La buona intenzione talvolta è solo di facciata, nasconde dolori rabbie e rancori profondi e vecchi che potrebbero minare in partenza il tentativo di ricostruzione. Diventa quindi necessario prima di cercare di stabilire se si è veramente liberati quasi del tutto (del tutto è impossibile) delle emozioni negative che si ha dentro verso l’altro.

Stabilito ciò, si deve iniziare a discutere dei rispettivi bisogni, delle rispettiveaspettative che abbiamo nei confronti della relazione. Comunicare, dialogare in maniera attiva ed empatica ascoltando veramente l’altro e non come monologo da parte di entrambi. Gettare le basi di una comunicazione e di un ascolto attivi, empatici e profondi permette di gettare fondamenta solide per la ricostruzione della relazione, dove tutti gli altri passaggi avvengono spontaneamente e inizia il vero e proprio processo di rinascita per la coppia.

Se non avviene quanto descritto le varie ‘ricette di coppia’ servono a ben poco.

“Una volta insinuato il tarlo dell’insicurezza, la navigazione non è mai sicura, ragionata e tranquilla. Senza timone, la fragile zattera della relazione ondeggia tra due nefasti scogli su cui tanti rapporti si infrangono: sottomissione totale e potere totale, accettazione supina e prevaricazione arrogante, rinuncia alla propria autonomia e distruzione dell’autonomia del partner. L’infrangersi contro uno qualsiasi di questi due scogli farebbe affondare finanche una nave in perfette condizioni e con un equipaggio esperto – figuriamoci una zattera con a bordo un marinaio inesperto che, cresciuto nell’epoca dei pezzi di ricambio, non ha mai imparato l’arte della riparazione. Nessuno dei marinai di oggi perderebbe tempo a riparare la parte danneggiata, ma la sostituirebbe con un’altra identica. Sulla zattera delle relazioni, tuttavia, non si sono ricambi disponibili.
Da L’amore liquido di Bauman, edito da Laterza

 

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

Studio in Milano, Roma, Napoli e Vietri sul Mare (Sa)

per contatti e consulenze private tel.320-8573502 email: cavalierer@iltuopsicologo.it

IL SACRIFICIO IN AMORE

IL SEGUENTE ARTICOLO E’ TRATTO DA UN’INTERVISTA AL DOTTOR CAVALIERE SUL SETTIMANALE “VIVERSANI & BELLI”

«L’amore oblativo, quello che ha raggiunto il più alto livello di maturazione psichica e affettiva, non ha nemmeno un’età. Però, ha una condizione: non si aspetta dall’altro nulla in cambio. Il gesto ha l’unico obiettivo di dare benessere a chi lo riceve. Questo, è un dono sacro che non tutti sanno offrire. Alcuni, infatti, si sacrificano per far sapere all’altro ‘guarda quanto sono capace di amarti’, nella speranza che il loro oggetto d’amore appaghi il suo ego e li apprezzi più di prima», afferma Roberto Cavaliere, psicologo e psicoterapeuta esperto di “mal d’amore”. «In generale, però, potremmo dire che con l’avanzare dell’età, il giudice supremo, la ragione, acquista più forza nella scelta. La passione viene ancora ascoltata, ma per periodi più brevi rispetto a quanto si fa quando si è più giovani, quando si è più impulsivi».

Il valore del sottrarsi

“Nulla si ottiene senza sacrificio e senza coraggio”, ha detto il Mahatma Gandhi. Vale anche per la conquista dell’amore del partner? «L’amore sacrificale potrebbe nascondere egoismo, pretesa, o essere un test per mettere alla prova se stessi e l’altro», fa riflettere il dottor Cavaliere. Certo è che «bisogna sdoganare il concetto di amore romantico, dove il sentimento è senza limiti. Un coppia non è una favola dove tutto fila liscio: i due individui, nel momento in cui pensano alla costruzione del noi, devono anche essere disposti a fare un sacrificio per l’altro». Potrebbe trattarsi del cambiare stile di vita, cioè rinunciare a qualche uscita con gli amici o a qualche hobby per passare più tempo con il compagno, per esempio. E non c’è una sottrazione di una parte di sé che ha più valore di un’altra, l’importante è che ciò che si fa, sia autentico.

Ci si potrebbe pentire se…

Supponiamo che dopo avere accettato la richiesta dell’altro di fare un sacrificio, o che dopo essere faticosamente scesi a patti con noi stessi abbiamo messo nel cassetto il sogno di una vita, ci pentiamo: che cosa potrebbe succedere? «L’amore oblativo non si pente mai, perché ha compiuto il gesto in modo gratuito», sostiene Cavaliere, «si pente l’amore che è stato spinto da un moto passionale, senza lasciare alla ragione il tempo di meditare un sì definitivo. Dovremmo sempre chiederci se vogliamo davvero quello che stiamo per compiere».

L’altra metà del sacrificio

Daniela Spada, compagna dell’attore Cesare Bocci, durante una presentazione del loro ultimo lavoro narrativo a quattro mani “Pesce d’aprile”, che racconta di come insieme sono diventati più forti dopo che lei, a una settimana dal parto, ha dovuto affrontare le conseguenze di un ictus che l’ha costretta a cure e a un lungo lavoro di riabilitazione fisica, ha detto: “Nonostante lui volesse rimanermi accanto, io gli ho chiesto di non rifiutare le proposte di lavoro. Una volta uscito di casa avrei pianto, ma volevo che lui non si privasse di ciò che ama fare”. Si tratta di una rinuncia alla cura da parte del partner: un (doppio) sacrificio, potremmo dire, con una faccia diversa…«L’amore di semplice ha ben poco: richiede una continua messa in discussione, richiede il “sacrificio” di crescere, non più da soli, ma in due. Mettere da parte il proprio ego è un gesto ricco di comprensione, accoglienza e potenzialità di andare oltre», continua Cavaliere.

Box/Quando la rinuncia è per l’amore dei figli o dei genitori

L’amore è amore. Punto. E dovrebbe essere anche incondizionato e lasciato libero di scorrere, sia che fluisca in un rapporto di coppia, in quello con i figli o con i genitori. «Quando si sacrificano il proprio tempo o le proprie ambizioni, per esempio per passare più ore con i figli o gliele si sottrae con la convinzione di dare loro una vita più agiata, oppure quando si rinuncia a qualcosa per accudire un genitore malato, se il gesto è oblativo, allora sarà pieno di riflessione, ma privo di ripensamenti». Altrimenti? «Potrebbe essere il pretesto per non fare i conti con le proprie paure di fallire in questi aspetti della vita, o di non sentirsi abbastanza, o all’altezza di permettersi altro. Il discorso, però, potrebbe prendere una piega diversa. Molto dipende dalla storia personale di ognuno. Nel sacrificio potrebbe nascondersi la mancata domanda: ‘io cosa desidero davvero?’. Dovremmo porcela, sempre, per non pentirci poi», sostiene il dottore Cavaliere.

Dottor Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

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AMARE E SCEGLIERE TRA DUE UOMINI

IL SEGUENTE ARTICOLO E’ TRATTO DA UN’INTERVISTA AL DOTTOR CAVALIERE SUL SETTIMANALE “VIVERSANI & BELLI”

Indecisa come Bridget Jones

Uno è passionale, emozionante, divertente. L’altro è serio, affidabile, rassicurante. Incapaci di scegliere, ci ritroviamo imbrigliate in un eterno triangolo, tra ripensamenti e tira-e-molla. Bridget Jones insegna: chi non supera l’impasse rischia di restare single per sempre.

PASSIONE O AMORE?

«In una società edonistica, fondata sulla ricerca del piacere, si fa spesso confusione tra passione e amore», spiega il dottor Roberto Cavaliere, psicologo e psicoterapeuta a Milano, Roma, Napoli e Salerno. «La prima è alimentata dalle differenze, dai contrasti, che fanno apparire l’altro come misterioso, irresistibile, affascinante. Il secondo si basa sulla condivisione e sull’affinità, essenziali per una progettualità comune. La passione è la prima fase dell’amore: siamo attratti da ciò che è dissonante, nuovo, diverso da noi, ma per passare alla seconda fase, quella dell’amore vero, è necessario ritrovare nell’altro le nostre stesse aspirazioni di vita, i medesimi valori. A volte non riusciamo a passare da una fase all’altra, ma questi due bisogni continuano a convivere e a scontrarsi: il desiderio di stabilità sprona a cercare partner responsabili, con cui costruire qualcosa di solido, ma il ricordo delle “farfalle nello stomaco” e del batticuore dei primi tempi spinge controcorrente, verso amanti narcisisti, sfuggenti. Come diceva Proust, desideriamo ciò che non possediamo del tutto».

Anche lui può restare imbrigliato in un triangolo amoroso, indeciso, come Ulisse, tra il richiamo sensuale della sirena e il bisogno di sicurezza e stabilità della sua Penelope. Una situazione che provoca dolore e frustrazione in entrambe le “pretendenti”. «Cerchiamo di capire le motivazioni dei suoi dubbi ma, se questi si trascinano da tempo, mettiamolo alle strette», consiglia lo psicologo. «Spesso queste donne si tormentano chiedendosi cosa c’è che non va in loro e perché non vengono “scelte”, mentre il problema è in lui, che non si decide per irresponsabilità o paura di sbagliare».

Dottor Roberto Cavaliere

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FRIENDZONE: LA ZONA AMICALE DELLE RELAZIONI

IL SEGUENTE ARTICOLO E’ TRATTO DA UN’INTERVISTA AL DOTTOR CAVALIERE SUL SETTIMANALE “VIVERSANI & BELLI”

L’amicizia può diventare amore? Se vi sentite come Rachel e Ross in “Friends”, legati da un affetto fraterno che vi rassicura e vi scalda il cuore, probabilmente vi trovate nella cosiddetta “friendzone”, un’area protetta di comfort in cui fiducia, comprensione e sostengo sono garantiti e non c’è spazio per le delusioni. Ma i sentimenti sono imprevedibili e, se l’altro comincia a far battere il cuore, non si può far finta di nulla: è ora di uscire dall’area amicale.

BUTTARSI O NO?

Avventurarsi fuori dalla friendzone vuol dire mettere in discussione un rapporto che ha basi solide, fondato su empatia, fiducia, lealtà, condivisione. Si dice che un amore è sostituibile, un amico no: vale la pena rischiare? Sì, perché, fingendo che nulla sia cambiato, il rapporto con l’altro risulterebbe falsato, non più autentico come prima. Bisogna mettere in conto i rischi: non solo di ricevere un no, ma anche di dover ricostruire l’amicizia.

 

SI PARTE IN VANTAGGIO  

«L’amore che scoppia tra due amici salta la fase iniziale dell’idealizzazione, in cui si tende ad avere un’attenzione selettiva verso gli aspetti dell’altro che risultano più affascinanti, rifiutando quelli che invece non combaciano con la propria immagine mentale di perfezione», spiega il dottor Roberto Cavaliere, esperto di problematiche di coppia. «Generalmente, quando la passione comincia a stemperare, l’immagine ideale entra in conflitto con quella reale e ciò genera delusione per il mancato rispetto delle aspettative iniziali. L’amicizia invece si fonda sulla conoscenza profonda dell’altro e l’accettazione di pregi e difetti. Non ci sono forzature per apparire sempre al meglio, come accade specialmente nelle prime fasi di una relazione amorosa. Ci si mostra per quello che si è, con spontaneità e naturalezza, e questo è senza dubbio un vantaggio».

COME FRATELLI

C’è anche il rovescio della medaglia. «La complicità, il cameratismo, l’affiatamento profondo si scontrano con il bisogno di scoprire l’altro un po’ alla volta, perché è quel pizzico di mistero che rende l’altro desiderabile e affascinante», prosegue l’esperto. «Vale anche dal punto di vista fisico: l’eccessiva confidenza diventa trascuratezza, mancanza di attenzione ai dettagli. Con un amico si può uscire anche in tuta e senza trucco, ma così lui non vedrà mai l’altro come un oggetto del desiderio».

Dottor Roberto Cavaliere

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COME GESTIRE LA CRITICA NELLE RELAZIONI

In un vero amore non si critica nulla. Se mi ami, amami con i miei difetti! Amami per quel che sono! Non chiedermi niente, non giudicarmi. Non ho nulla da darti: faremo qualcosa insieme. Io ti amo come sei, non ti chiedo nulla, non voglio che cambi, non esercito pressioni in questo senso.
(Alejandro Jodorowsky)

1) Tener conto dello stato d’animo del partner prima di criticare
2) Muovere al critica al momento giusto
3) Effettuare una critica alla volta
4) Circostanziare in maniera chiara e precisa la critica
5) La critica deve sempre essere rivolta al comportamento e non alla persona
6) Criticare solo comportamenti del partner che dipendono dalla sua volontà
7) Parlare sempre in prima persona usando il pronome IO
8) Trasformare la critica in un momento di confronto nella coppia
9) Trasformare la critica in una richiesta
10) Non rispondere ad una critica con una critica

Acquistiamo il diritto di criticare severamente una persona solo quando siamo riusciti a convincerla del nostro affetto e della lealtà del nostro giudizio, e quando siamo sicuri di non rimanere assolutamente irritati se il nostro giudizio non viene accettato o rispettato. In altre parole, per poter criticare, si dovrebbe avere un’amorevole capacità, una chiara intuizione e un’assoluta tolleranza.
(Mahatma Gandhi)

Dottor Roberto Cavaliere

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LE RELAZIONI DEI BIPOLARI

I bipolari hanno una serie di relazioni tormentate, e spesso non riescono a chiuderne nessuna ma a continuare a tenerle in essere nel tempo. Sono persone che hanno difficoltà con la perdita, che tendono a non terminare mai le relazioni, a non chiuderle ma a scomparire. Non riescono ad avere un confronto costruttivo sulla relazione, non riescono a affrontare il dolore della separazione.
Quindi come già detto scompaiono.
Le relazioni con un bipolare sono complicate, complesse, dolorose. Il bipolare non ha vie di mezzo, transizioni. Una delle caratteristiche di questo tipo di persone è la noia: si annoiano spesso e facilmente della routine e delle cose. Bisogna essere poliedrici per intrattenere una persona bipolare per lungo tempo. Il bipolare si sente sempre incompreso perché l’incomprensione comincia da se stesso, lui non si capisce. Il bipolare è triste o allegro ma non sa perché; ti ama o non ti ama e non sa perché; è annoiato o meno ma non sa il perché. Il bipolare non si conosce.
Dal punto di vista relazionale per aiutare un bipolare bisogna, stimolare il contatto perché essi tendono ad isolarsi, mentre bisogna stabilire dei legami che li aiutino come andare a ballare, avere abbracci, baci, rapporti sessuali soddisfacenti, comprare un cane. Si parla di contatto perché hanno difficoltà a stabilire il contatto con altri esseri umani, un ottimo consiglio è che si comprino un cane. E’ anche importante favorire relazioni e contatti con le persone, anche come aiuto prestato alle persone perchè il bipolare si deve occupare di altro che non sia se stesso e comincia automaticamente a migliorare. Tutto questo implica un lavoro personale che la persona deve essere disposta ad affrontare. Deve voler dedicarsi a questo lavoro terapeutico. Molti però preferiscono non ritenersi responsabili in prima persona della loro situazione, preferiscono sapere che la loro malattia è organica e che non c’è nulla da fare. La bipolarità non necessariamente è una infelicità. Paradossalmente i bipolari possono essere bravi terapeuti perché sono molto empatici molto comprensivi rispetto a ciò che succede agli altri. Grandi terapeuti del secolo passato come Freud e Jung erano bipolari .

Dottor Roberto Cavaliere

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ASCOLTARE IL BAMBINO INTERIORE NELLE RELAZIONI

La scultura “Amore” dell’artista ucraino Alexandr Milov ben rappresenta il conflitto tra uomo e donna ed, allo stesso tempo, una possibile via d’uscita

Quante volte uomo e donna si danno le spalle nella relazione (come nella scultura) a sottolineare una difficoltà o incapacità reciproca a comunicare, a sintonizzarsi sull’altro.

Quale possibile via d’uscita da questa contrapposizione relazionale se non ascoltando la parte profonda di se stessi, quel bambino interiore (come nella scultura) che va al di là dei torti e delle ragioni ed ascolta il proprio cuore e quello dell’altro.

I bambini litigano spesso ma si riconciliano subito ed il litigio non crea mai distanza tra loro nel tempo

Dottor Roberto Cavaliere

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SAPER DISINNESCARE NEL CONFLITTO DI COPPIA

Ho imparato a disinnescare, a non trasformare ogni discussione in una lotta di supremazia. Non credo che sia debole chi è disposto a cedere, anzi lo trovo saggio. Le uniche coppie che vedo durare, sono quelle dove uno dei due riesce a fare un passo indietro…E invece sta un passo avanti…

(Perfetti sconosciuti – Film – 2016)

LA COPPIA ED IL GIOCO DELL’OCA

Un uomo e una donna sedevano presso una finestra che si apriva sulla primavera. Sedevano vicini l’uno all’altra. E la donna disse: “Ti amo. Sei bello, e ricco, e indossi sempre begli abiti”.

E l’uomo disse: “Ti amo. Sei un pensiero meraviglioso, sei una cosa troppo preziosa per tenerla nella mano, sei una canzone nei miei sogni”.

Ma la donna distolse il volto, incollerita, e disse: “Lasciami, te ne prego. Non sono un pensiero, e non sono una cosa che passa nei tuoi sogni. Sono una donna. Voglio che mi desideri come moglie, come madre dei bimbi che un giorno avremo”.

E si separarono.

E l’uomo disse: “Ecco che un altro sogno si dissolve in nebbia”.

E la donna disse: “Che farsene di un uomo che mi trasforma in nebbia e sogno?” (Gibran)

 

Scopo di questo ‘Gioco dell’Oca’ applicato al singolo o alla coppia è quello di fornire una lettura diversa, attraverso il gioco, di determinari eventi.

A livello individuale o di coppia, si scrivono o si raccontano verbalmente 10 eventi significativi della propria vita individuale o di coppia.

Attraverso l’uso delle carte del gioco dell’oca viene attribuito un simbolo ad ognuno dei 10 Eventi.

Il gioco può essere effettuato anche a ritroso, vale a dire si gioca effettivamente al gioco dell’oca ed ogni qualvolta col lancio del dado si capita su un simbolo lo si collega ad un determinato evento personale e di coppia vissuto.

I Simboli sono: oche,prigione,pozzo,hotel, Ponte, labirinto e morte.

OCHE Elementi vissuti dinamici e positivi

PRIGIONE Stagnazione, impossibilità di andare avanti. Luogo o evento difficile da superare. Oppure luogo dove si è protetti dai pericoli esterni. Può rappresentare periodo di solitudine e conoscenza interiore.

POZZO Discesa senza fondo, abisso della disperazione, Ma può diventare occasione di crescita per attingere nuova acqua.

HOTEL Oasi di riposo. Una vacanza magnifica. riflessione recupero delle forze.

PONTE È un elemento di collegamento, permette di superare un ostacolo. Può avere un prezzo da pagare

LABIRINTO Luogo sconosciuto: si deve esplorare a proprio rischio. Non si trova la “strada giusta”. Tuttavia se non si cade nel panico, si trova il coraggio di fare nuove scelte e scoprire l’inatteso.

MORTE E’ la fine definitiva di qualcosa ; brutta o bella. La morte è strettamente legata alla vita : si presenta per lasciare spazio alla nascita di cose nuove.

 

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

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RIFLESSIONI SUL MATRIMONIO

Di seguito riporto due ‘letture particolari’ dell’istituto matrimoniale scritte da tre diversi autori. Si può essere o meno d’accordo con le loro affermazioni: ha poca importanza. I tre brani che riporto mi augurano che abbiano lo scopo di accendere una riflessione a 360 gradi su questa istituzione che molti danno in corso d’estinzione.

Dott. Roberto Cavaliere

 

….Il matrimonio moderno è soprattutto un’istituzione di salvezza e non di benessere. Ma gli psicologi, i consulenti matrimoniali, gli psichiatri ecc. continuano a ripetere che soltanto i matrimoni felici sono buoni matrimoni, ovvero che i matrimoni dovrebbero essere felici. In verità ogni percorso di salvezza passa anche per l’inferno. La felicità, nel modo in cui viene proposta ai coniugi d’oggi, rientra nella sfera del benessere e non in quella della salvezza. Il matrimonio è un’istituzione volta prima di tutto alla salvezza, per questo è così pieno di alti e di bassi; è fatto di sacrifici, di gioie e di dolori. Ciascun partner, ad esempio, prima o poi è destinato a scontrarsi con il lato psicopatico dell’altro, vale a dire con quel lato del suo carattere che non è modificabile e che tuttavia ha conseguenze dolorose per entrambi. Affinché il matrimonio non vada in pezzi, uno dei due partner deve arrendersi, e generalmente è proprio quello che nella relazione si dimostra meno psicopatico. Se uno dei due è emotivamente freddo, all’altro non resta che dimostrare in continuazione sentimenti d’amore, anche quando la reazione del partner è debole e spesso inadeguata. Tutti i buoni consigli che si danno alle mogli o ai mariti, del genere: “Questo non và bene, è intollerabile, una moglie/un marito non può lasciarsi trattare così”, sono perciò sbagliati e dannosi.

Un matrimonio funziona soltanto quando si riesce a tollerare proprio ciò che altrimenti sarebbe per noi intollerabile. E’ logorandosi e smarrendosi che si impara a conoscere se stessi, Dio e il mondo. Come ogni percorso di salvezza, anche quello del matrimonio è duro e faticoso. Uno scrittore che crea opere di valore non vuole essere felice, vuole essere creativo. In questo senso raramente i coniugi riescono a portare avanti un matrimonio felice e armonioso come il tipo di matrimonio al quale, mistificando, gli psicologi vorrebbero far loro credere.

Il terrorismo legato all’immagine del ‘matrimonio felice’ procura notevoli danni.

A.Guggenbuhl-Craig – Il matrimonio. Vivi o morti, Moretti e Vitale, Bergamo.

 

“L’amore è una pazzia temporanea, erutta come un vulcano e poi si placa. E quando accade, bisogna prendere una decisione.

Devi capire se le vostre radici si sono intrecciate al punto da rendere inconcepibile una separazione. Perché questo è l’amore.

Non è l’ardore, l’eccitazione, le imperiture promesse d’eterna passione, il desiderio di accoppiarsi in ogni minuto del giorno. Non è restare sveglia la notte a immaginare che lui baci ogni angoletto del tuo corpo.

No, non arrossire, ti sto dicendo qualche verità. Questo è semplicemente essere innamorati, una cosa che sa fare qualunque sciocco.

L’amore è ciò che resta quando l’innamoramento si è bruciato; ed è sia un’arte, sia un caso fortunato.

Tua madre ed io avevamo questa fortuna, avevamo radici che si protendevano sottoterra una verso l’altra, e quando tutti i bei fiori caddero dai rami, scoprimmo che eravamo un albero solo, non due.

Ma, a volte, i petali cadono senza che le radici si siano intrecciate.

(“Il mandolino del capitano Corelli” – Louis De Bernieres)

 

“Molti hanno creduto che un buon matrimonio fosse la mutua promessa che nulla più sarebbe successo né per l’uno né per l’altra.
Una mini-dépendance del museo Grévin, per la quale non è escluso che si possano ricevere sovvenzioni dallo stato – con tre o quattro spuntini di compleanno, infatti, e qualche giorno di festa di fine d’anno, l’affluenza dei visitatori è troppo ridotta perché la cosa possa autofinanziarsi.
Soprattutto non muoversi, non respirare, non guardare né a destra né a sinistra, e l’effetto sarà perfetto. Esistono degli sposi-fossili, come esistono dei credenti-fossili. Sono coloro che aspettano dall’istituto del matrimonio come dall’istituzione della chiesa, che li proteggano dai disordini dell’amore e della fede. Questo tentativo disperato di tenere in vita la luce originaria del lampo, disinnescandone il pericolo mortale, avrebbe un che di quasi commovente se non avesse la pretesa di riuscirvi davvero!
L’istituzione che mantiene il lampo sotto una campana, lo custodisce fissato dentro un reliquario, lo difende come un bottino di rapina, si rende colpevole verso la vita. La speranza che lo stesso bagliore possa conservarsi è la radice del dramma. Come se il fuoco del cielo si potesse tenere sotto un coperchio di tabernacolo! E sotto un globo di vetro, come una corona di sposa, la fiaccola dell’amore. Come se potessero perdurare in altro luogo che non sia il cuore acceso degli uomini e delle donne viventi!
Quando il matrimonio non lascia che i venti folli della vita e del rinnovamento lo scuotano, quando la chiesa non si lascia spettinare dai sismi salutari dell’esperienza mistica, essi diventano regni dei morti. Consegnato corpo e anima all’istituzione, il matrimonio perde il filtro mortale e il nettare. Spogliato, disinfettato, vaccinato, messo sotto vuoto, non fermenterà, non conoscerà l’alto processo di distillazione che attraverso i mosti e le melasse raggiunge, all’altra estremità dell’alambicco, l’oro di distillati preziosi.
Se l’istituzione è anche ferocemente mortifera, è perché teme il cambiamento, lotta contro di esso, e con ciò agisce contro la natura della vita che è incessante metamorfosi. Ogni istituzione finisce, presto o tardi, per affogare il figlio dell’amore nell’acqua sporca del bagno. La sola maniera che abbiamo di onorare la vita è di osare affrontarla di nuovo ogni giorno, senza gravarla delle nostre attese – osare l’unicità del giorno nuovo!
Infatti il disastro non deriva forse dal nostro attaccamento a questa o a quella forma che l’amore ha assunto in un dato momento della nostra vita – il più delle volte al suo inizio – e dal nostro desiderio di conservarlo tale a ogni costo? Ma lo spirito è pura fluidità. Non smette di passare da una forma all’altra, sparisce di là, risorge qui, imprevisto, argento vivo, dove noi non l’aspettiamo – e le vecchie forme alle quali ci attacchiamo sono proprio quelle che lui ha abbandonato da tempo!
E magari aspettiamo tutta una vita in piedi davanti alla casa abbandonata dall'(dalla) amato(a), quando, qualche via più in là, lei (lui) ci attende invano, ogni giorno, a un nuovo balcone.
Pietà per coloro che si sposano per essere felici.
Pietà per coloro che, per disgrazia, saranno troppo a lungo contenti di quella felicità anodina che si è loro augurata nel giorno delle nozze – troppo a lungo amanti dell’amore inoffensivo delle lune di miele!
Pietà per coloro che saranno troppo a lungo fotogenici e presentabili come il giorno delle nozze!
Sono fredde le gabbie di vetro, quando la luce delle vetrine si spegne!
Il matrimonio ha per noi altre ambizioni.
Il matrimonio non ci vuole presentabili, ci vuole vivi! – e ci farà perdere la faccia fino a che, sotto le nostre maschere, appariranno i nostri veri volti”.

Christiane Singer, Elogio del matrimonio, del vincolo e altre follie

 

Dott. Roberto Cavaliere

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