CRESCITA DOLOROSA E MALINCONIA
Da “Crescita dolorosa e malinconica” (forum “dipendenze affettive”)
Autore: Sommer
Argomento: elaborazione del dolore, cambiamento, prendere contatto con se stessi.
Tra me e quello che mi circonda è come se si fosse insinuato uno spazio vuoto, a volte ostile. Molte delle cose che mi circondano hanno perso colore.
Avverto una sgradevole sensazione di estraneità. A volte mi perdo nei miei pensieri e rimango così per ore….oggi è stato il cambio di luce dall’esterno della finestra prima della pioggia a riportarmi alla “realtà”…..detto così sembra un po’ da idioti. Forse lo è.
Giornate silenziose, tranquille, tristi, malinconiche, frenetiche o inconcludenti…..comunque siano hanno tutte un unico denominatore: provo una tristezza così profonda che dopo è inevitabile piangere.
Sono accaduti tanti di quei fatti che alla fine la situazione sembra come “paralizzata”. Nelle tragedie di Euripide salta fuori il “deus ex machina” che rimette tutto al suo posto e questo divide la critica nella mia vita sembra non accadere nulla che sblocchi la situazione e questo tormenta me.
Il mio ex non ha più alcun ruolo in questo, o almeno è quello che sento perchè lui non mi manca più.
Avevo smesso di desiderare un suo ritorno dopo quasi un anno dalla chiusura e 5 mesi fà ho avuto la conferma di quello che provavo.
Desidero un amore nuovo, una persona che in alcune cose sia diversa.
Oggi mio ex non sarebbe più la mia scelta. O meglio, in parte…..ma non sarebbe sufficiente.
Ho pensato all’altra ragazza. Prima provavo come un senso di odio ma poi ho concluso che al di là della cattiveria per alcuni particolari io non provo più nulla contro di lei.
Ho pensato “se fossi stata io al suo posto? Se mi fossi innamorata di un ragazzo impegnato che ricambiava il mio interesse e che fosse disposto a lasciare la sua fidanzata per me perchè non la amava più (perchè è questo che al di là di tutti i particolari lo ha portato via da me) sarei riuscita a rinunciarci?”
La risposta è che non lo so, avrei molto rispetto del dolore dell’altra, mi dispiacerebbe trovarmi in quella situazione ma forse accetterei quell’amore se fosse un reale impegno. Questa la mia considerazione generale.
Lui ha mostrato più rispetto per l’altra che per me…..questo mi ha ferita…..questo mi ha distrutta. Rispettare l’altra è equivalso a calpestare me, come se lui non avesse altra alternativa…..questo mi ha delusa. Non è riuscito a fare diversamente.
Prima, nella confusione di emozioni ereditate da un cuore ferito e arrabbiato speravo che all’altra accadesse quello che era accaduto a me con il mio ex: il dolore della conoscenza dei suoi vuoti interiori. Adesso sento non solo a parole, che la loro vita e se sono ancora insieme, non mi riguarda.
Ho convissuto con un dolore emotivo che ho percepito come un intruso, in parte con motivazioni diverse è ancora così.
Per sopravvivere a quel dolore ho trascurato un aspetto della mia vita professionale. Adesso convivo con le conseguenze che l’immobilità di quel dolore ha provocato sia da un punto di vista pratico ( il trovarmi a portare a termine degli impegni in tempi stringati) che emotivo (provo come un senso di fallimento).
Se stare male significa non riuscire a portare a termine i miei impegni allora stare male è diventato un lusso che non posso permettermi. Spero che la forza a mia disposizione sia sufficiente. Spero di non fallire…..non potrei perdonarmelo.
Se devo trovare delle conseguenze positive credo di aver capito fino a che punto posso essere fragile ma non credo che questo mi salverà da future delusioni. Sento di aver percepito di più…in modo più profondo, intenso. Ho pianto e piango di più.
Ho lentamente appreso il valore che ha l’amore per me, quello della lealtà, quello dell’affetto e adesso sperimento quello dell’andare fino in fondo alle cose.
Questo periodo è davvero difficile…..sola con me stessa non è facile. Non ho ancora capito quando posso fidarmi di quello che provo: sono ancora in uno stato emotivo “alterato” oppure “consapevole”? Non riesco ad orientarmi.
In questi mesi ho viaggiato, riempito la libreria di libri nuovi, attaccato alle pareti quadri che mai avrei pensato potessi acquistare e nuove locandine di mostre, iniziato ad ascoltare musica diversa, ho riaperto da poco il mio amato pianoforte, ho capito che il mio lavoro mi piace davvero ed è da quello che sto ricominciando. Ma questo non è sufficiente a non farmi provare dei vuoti terribili, mi siedo sul pavimento e circondata da tutte le mie cose piango come se non avessi nulla. Sommer
Cara Sommer, qualcosa del genere mi è capitata qualche anno fa, dopo un periodo di presa di coscienza di alcune cose che mi riguardavano.
Avevo passato precedentemente un lungo periodo di introspezione, in cui erano entrate in gioco diverse risorse, tra cui la psicoterapia. Mi sentivo di avere fatto molta strada eppure cominciavo ad entrare in un periodo che ricordo come un momento molto buio ed intenso. Ma che oggi ringrazio di aver passato.
Non so se sia la stessa cosa per te, ma quel periodo è stato per me una fase in cui stavo prendendo contatto diretto con la mia solitudine interiore, con i miei vuoti, ed era qualcosa che riguardava solo me. Come dici tu, non c’era più realmente qualcuno da dimenticare, avevo digerito anche l’abbandono di allora sperimentato (anzi, più abbandoni, perchè avevo perso non solo il mio ex convivente, ma anche alcuni amici).
La verità è che stavo toccando con mano quello che era emerso di me dopo aver accettato di confrontarmi con la realtà, accettandola, e deciso di lasciare andare ciò che di esterno mi faceva stare male (la relazione e soprattutto il mio modo di viverla), permettendomi di ritrovarmi faccia faccia con me stessa e con la mia solitudine, concedendomi di vederla realmente per quella che era, senza distrarmi attraverso problemi esterni alla mia interiorità.
E credo, oggi, che non avrei potuto evitare questo, non se pretendevo di andarne oltre.
Eppure, come dici tu Sommer, si tratta proprio di una fase di crescita molto dolorosa. Lo è, ma non è eterna, a me è servito molto attraversare quegli stati d’animo atroci. Perchè sì, sono davvero stati atroci.
Quando non stiamo bene, nel momento in cui ci spogliamo delle “distrazioni” esterne (scusa il termine..) ed accettiamo di non ancorarci ad altre situazioni (relazioni, od altro) per fuggire ancora la nostra solitudine interiore, ma scegliamo invece di fermarci un attimo per “sentire” ed affrontare davvero quello che abbiamo dentro e che riguarda solo noi, il dolore diventa molto acuto.
Perchè è nudo, in tutta la sua essenza, e noi non lo stiamo coprendo con altri problemi, altre situazioni, altre illusioni, ma lo stiamo ascoltando e ci stiamo facendo attraversare.
Questo è quello che è successo a me, perlomeno, e che sto affrontando oggi in maniera differente e meno feroce per quanto riguarda l’intimità di cui ho parlato altrove.
Lasciarsi passare attraverso la solitudine sorda che portiamo dentro è molto doloroso, Sommer, ma rivela un grande coraggio e tu, tra le tue lacrime, puoi essere fiera di te per questo.
Non ricordo se oggi stai frequentando qualche psicoterapeuta o meno, ma se così fosse parlane con lui/lei, tira fuori tutto, lasciati sfogare in qualsiasi modo tu possa fare.
Attraversare una fase di dolore forte è molto spesso l’anticamera di una fase più vigorosa e serena, specialmente quando precedentemente c’è stato un percorso di consapevolezza.
Con questo però non vorrei sminuire questo tuo momento.
Io, se durasse ancora molto, consulterei qualcuno, così, anche solo per rasserenarmi e per sentirmi un pò sorretta e cullata nella fase più acuta.
Ti comprendo molto bene e ti sono vicina.
Un abbraccio forte Yana
Yana, sto seguendo una psicoterapia, a volte me ne allontano per una settimana perchè è fonte di un dolore che non tollero, altre perchè mi sembra di non aver spostato il mio pensiero di un millimetro rispetto alla seduta precedente, altre perchè ho bisogno di riprendere fiato ma cerco di essere il più possibile costante.
A volte non voglio uscire da quello studio, vorrei restare lì dentro fino a quando non ho trovato una soluzione perchè quello che mi aspetta fuori mi spaventa. Altre non vedo l’ora di andare via perchè non mi sembra di ricevere l’ascolto e l’aiuto che vorrei.
Il punto è se l’aiuto di cui ho bisogno e che vorrei disperatamente in questo momento posso ottenerlo dall’esterno.
La risposta che sono riuscita a darmi è che dall’esterno arriva un aiuto ma “l’aiuto” deve venire da me.
In me è come se convivessero due Sommer: una è paurosa, fragile con un gran bisogno di trovare sicurezza in un “mondo” in cui potersi sentirsi al sicuro e rifugiarsi dagli scossoni della vita e soprattutto di essere accettata nelle sue fragilità. L’altra è un personaggio ambizioso, spesso impavido attratta dalle sfide, che vuole cambiare, che vuole capire, che vuole agire diversamente. Non è facile trovare un giusto compromesso tra la spinta ad agire e quella a resistere quindi precipito in uno stato di blocco e di stallo che mi fa provare un gran senso di rabbia, impotenza: questi i momenti in cui il dolore esplode dentro me.
Come se la componente logica e quella emotiva, in parte sconosciuta, non riuscissero a comunicare tra loro. Non riesco a trovare parole diverse per esprimere quello che provo.
Un dolore subdolo, tagliente, intenso e io spesso davanti a lui divento piccola e indifesa.
Devo imparare a conoscere le mie emozioni per non lasciarle esplodere incontrollate, se imparo a sentirle riuscirò a gestirle e a quel punto saranno aiuto e sostegno contrariamente rischiano di farmi molto male.
Per questo ho deciso di non agire su alcuni aspetti della mia vita, ma ascoltarmi e osservarmi attribuendo delle priorità.
In questo momento la priorità sono IO e la felicità di cui posso essere solo io la fonte il resto verrà di conseguenza…..o meglio spero che sia così.
Per quanto desideri vivere altro in questo momento ho ancora necessità di restare sola. Fino a quando alcune cose non troveranno la giusta collocazione nella mia vita non posso prendere decisioni che vanno in direzione diverse da me stessa. Non so di quanto tempo ho ancora (spero non sia lungo) potrebbe trattarsi di giorni, settimane o mesi……cerco di avere pazienza con non pochi insuccessi.
Questo dolore è un intruso in me, sono consapevole che devo accettarlo ed amarlo perchè non posso non riconoscere che ha fatto luce sui nodi che in parte bloccano la mia crescita e che risolti mi faranno andare verso la vita che davvero desidero per me. Di questo ne sono convinta e spero di cuore di non sbagliarmi.
Il punto è: come utilizzare questo dolore “feroce” in maniera costruttiva che non sia solo fonte di pianto e disperazione che prosciuga le mie forze ma che le alimenti? Vorrei che da “nemico” diventi “amico” e non solo perchè mi ha permesso di vedere il problema.
E’ possibile fare questo? Probabile che la risposta sia SI e che quella risposta io debba trovarla da sola….sono sfinita.
In parte credo di essere già cambiata…….sto ricostruendo la mia identità.
Ci sono stati altri momenti di crescita dolorosi ma nessuno lo ricordo così forte, così lacerante. Possibile che abbia dimenticato? O forse sono solo diversi? Forse non è importante neanche che me lo chieda non serve.
Ho chiare le dinamiche di alcune cose ma aspetto di essere più serena voglio guardarle con occhi nuovi e viverle solo se avranno un significato per la sommer che sarò dopo alla luce di questa crescita.
Spero davvero che non sia eterno. Il momento in cui questo dolore mi lascerà e tornerò alla vita sarà bellissimo.
Immagino il momento in cui le nostre strade si divideranno e inizieremo a camminare in direzioni opposte. Lui è avvolto da un mantello nero, sono sicura che piangerò anche in quell’occasione perchè mi sarà così abituata al dolore che forse avrò paura anche della felicità. Lui non sarà troppo arrabbiato se in questo momento lo sto odiando…..se la nostra convivenza è difficile, sono sicura che capirà perchè sto avendo tanta difficoltà ad accettarlo. Lo guarderò per un po’ mentre si allontana poi inizierò a camminare per la mia strada e sento che in quel momento non mi sentirò più sola.
Se devo trovare un aspetto romantico lo immagino così…..
Grazie a tutti…..di cuore. Sommer
Cara Sommer, da giovane vivevo in gruppo. e il gruppo rinforzava la mia personalità e i miei propositi. quando mi sentivo debole mi appoggiavo al gruppo che fungeva da “coscienza collettiva” e spazzava via i miei dubbi e le mie incertezze. inutile dire che con gli anni e col cambiare delle condizioni sociali e individuali, il “mitico” gruppo si è trasformato e le proporzioni fra coscienza collettiva e coscienza individuale sono cambiate. diciamo che non ho più la scorciatoia della coscienza colletiva e mi misuro sul mio metro prima di tutto. mi limito a osservare questo fatto senza prendere in considerazione se questo sia un bene o un male. ci sono dei lati positivi sia in una situazione in cui il nostro io viene rinforzato dall’esterno, all’interno di una “comunità” più o meno larga ma liberamente scelta, sia in una situazione in cui a prevalere è la nostra coscienza che funge da elemento “ordinatore” del mondo esterno. ma la nostra coscienza non è un entità asettica, siamo noi, con il nostro inestricabile carico di emotività e razionalità, di affettività e necessità di individuazione etc…. in questi anni di crisi ho capito di avere dentro un dolore che era solo mio, finchè ho cercato di spiegarmelo a partire da quello che facevano o non facevano gli altri, in particolare il mio compagno del momento, ho ottenuto solo di incasinare la vita a me e agli altri. da quando sono riuscita a vederlo, a sentirlo e a sopportarlo ho fatto un decisivo passo in avanti per la mia vita e per le mie relazioni affettive. ma ti assicuro con non è stato affatto un processo in vitro, non c’è stato un “prima si fa così e poi si fa cosà”. Hai ragione, secondo me, a dire “Devo imparare a conoscere le mie emozioni per non lasciarle esplodere incontrollate, se imparo a sentirle riuscirò a gestirle e a quel punto saranno aiuto e sostegno contrariamente rischiano di farmi molto male.” però questo accade quando si vive e si sperimentano situazioni e esperienze, sbagliando. sbagliando. se si sbaglia non c’è niente di male, se ci scappa un emozione incontrollata non c’è niente di male, se si esprime un sentimento per come ci viene non c’è niente di male. si può correre il rischio di sbagliare e che qualcuno ce lo faccia notare, nel qual caso, se ha ragione, dovremo chiedere scusa o ringraziare, e anche in questo non c’è niente di male. non c’è strada in cui non metteremo un piede in fallo, gli amici più simpatici li troviamo quando cadiamo e loro cadono insieme a noi. fai bene a ascoltarti, se ora vuoi stare sola affettivamente fallo, ma non credere che questo ti dia un vantaggio o che ci sia un prima e un dopo nella costruzione di se.
“Per sopravvivere a quel dolore ho trascurato un aspetto della mia vita professionale. Adesso convivo con le conseguenze che l’immobilità di quel dolore ha provocato sia da un punto di vista pratico ( il trovarmi a portare a termine degli impegni in tempi stringati) che emotivo (provo come un senso di fallimento).
Se stare male significa non riuscire a portare a termine i miei impegni allora stare male è diventato un lusso che non posso permettermi. Spero che la forza a mia disposizione sia sufficiente. Spero di non fallire…..non potrei perdonarmelo.”
Carissima mi sa che la tua vita professionale ti aveva sottratto veramente molto della tua vita affettiva, non vedere questo rallentamento in termini di fallimento, sicuramente non lo è affatto, la tua umanità in questo momento si è approfondita e accresciuta e questo può essere solo un bene in tutti ma proprio tutti i campi della vita. vedila come un valore aggiunto perchè lo è e se tu dovessi andare più piano nel lavoro o abbassare i tuoi obiettivi vuol dire che, per ora, sono quelli gli obiettivi che ti puoi permettere senza “buttare via” tutto quello che hai conquistato con questa crisi preziosa. non ti costruire una corazza di doveri, non ti fare l’idea sbagliata che devi”prima” capire e poi “vivere”. ci si conosce a partire dalle esperienze di se stessi e del mondo, in un fluire continuo. penso che questo momento doloroso ha posto una pietra miliare nella costruzione di te, datti fiducia ora, non aver paura, un bacio Zoe29
Ciao Zoe,
sento il bisogno di allargare la mia visione per percepire quello che arriva dall’inconscio e per questo devo imparare a fidarmi delle mie intuizioni.
Una mente ordinata è importante ma serve a poco se limita il mio sguardo e mi imprigiona dentro piccole e ordinate realtà e non mi permette di cogliere il senso delle cose e delle esperienze della vita.
Concordo che l’esperienza è importante ed è solo di chi la vive e che si impara a conoscere se stessi anche attraverso gli sbagli….anzi sono quelli che più frequentemente ci spingono a riflettere. Penso che ci sia un merito anche negli sbagli se viviamo responsabilmente le conseguenze ma al momento non so se sono in grado di vivere alcune responsabilità nei miei confronti perchè forse sono troppo fragile e disorientata, percepisco l’esterno diversamente e avverto un senso di estraneità.
Prima devo riprendere contatto con me stessa dopo sarò in grado di andare verso l’esterno…questo voglio dire. Sbaglio? Questo mio pensiero pensate limiti la mia vita?
Ho avuto una vita emotiva complicata quando avevo 8 anni mia madre è entrata in crisi come moglie e madre ho pagato a caro prezzo quel suo momento di crisi e di crescita. E’ stato difficile per me. Ha cercato un aiuto professionale, di questo la ringrazio, nella speranza che non mi perdessi troppo in tutta quella confusione come mi aveva spiegato ma è stato difficile lo stesso. I rapporti importanti sono complessi….vivo delle conseguenze ancora oggi.
Hai ragione quando dici che una crescita coinvolge tutta me ma io ho il limite di percepirmi come “frammentata” a “compatimenti”…..questo mi fa male. Ho avuto dei riscontri dall’esterno ma io non ne ho ancora preso davvero consapevolezza.
Sto cercando di recuperarmi attraverso le cose che ho scoperto essere davvero importanti per me. Spero di ritrovarmi così…..potrebbe non essere il percorso giusto. A questo penserò nel momento in cui dovessi capire che sto sbagliando…..anche se a volte percepisco come di vivere “a metà”…..in parte questo sentire alimenta le mie lacrime. Non sono in grado di fare diversamente o forse è l’unico modo? Non lo so…..
Vorrei tanto essere recuperata dall’Amore…… Sommer
“Prima devo riprendere contatto con me stessa dopo sarò in grado di andare verso l’esterno…questo voglio dire. Sbaglio? Questo mio pensiero pensate limiti la mia vita?”
Cara Sommer, ho letto e riletto il tuo ultimo post, pensato e ripensato ma forse è meglio che ti dico sinceramente quello che sento. sono due le sensazioni che prevalgono: la prima è che tu abbia paura di perdere l’equilibrio mentale, la seconda è che tu abbia paura di fare esperienza per paura di sbagliare più ancora che essere nuovamente ferita. mi sembra che tu giudichi te stessa molto male. siccome dopo questa esperienza devastante di abbandono hai vacillato ora pensi che vacillerai sempre quale che sia l’esperienza che ti giunge “dall’esterno”. ma è così? è vero il tuo equilibrio è cambiato profondamente, ti eri messa in gioco, forse per la prima volta dopo “il tradimento” (passami la semplificazione) subito da tua madre, e hai subito un altro abbandono. i sentimenti sono pericolosi, con i sentimenti ci si sbaglia, non sono provette, non sono formule matematiche, non c’è un prima, non c’è un dopo, non sono ordinati. bisogna imparare a governare il caos, a capirlo, ad accettarlo dentro di noi e fuori di noi. e tutto questo significa essere umani, cadere e rialzarsi. il tuo equilibrio è cambiato. sicuramente hai più paura di cadere ma sicuramente ti sei affacciata sul mondo misterioso delle tue emozioni e dei tuoi sentimenti, hai cominciato a “guidare” questa macchina (paragone molto poco calzante), per ora devi pensare a quando cambiare, a qual’è il pedale dell’acceleratore… domani ti verrà automatico. l’unica cosa che puoi fare è vivere. perchè non puoi fare altro:
“Vorrei tanto essere recuperata dall’Amore……” finalmente un vorrei in mezzo a tanti devo! Per l’equilibrio mentale, proteggiti. vola basso, stai in situazioni riposanti, affidati alla tua rete di amici, prenditi il tuo tempo per recuperare le forze, datti il tempo di divertirti, questo dice la vecchia zia zoe, e se questo dovesse dire fare un passo indietro nel lavoro per non stressarti, fallo, prendi lo slancio per passi più importanti domani. Cara Sommer pensa che ce l’hai fatta da bambina e con molte meno risorse di quelle che hai ora! almeno questo “merito” te lo vuoi attribuire?
secondo me, quindi, tornando alla tua domanda io penso che il problema che poni non esiste semplicemente, cerca di prendere contatto con te stessa in ogni cosa che fai, io penso che tu lo stia già facendo e l’esperienza del forum ne è una testimonianza. una bella ginnastica che io ho fatto negli ultimi tempi è cercare di capire ogni volta l’emozione e il sentimento con cui facevo ogni più piccola cosa e esprimerlo nel momento in cui lo provavo alla persona per cui lo provavo, marito, figli, amici, perfetti sconosciuti quando possibile, capi di lavoro, colleghi etc… non sai quanto questo abbia arricchito la mia vita e le mie relazioni… ti cullo in un grande abbraccio, coraggio Zoe29
Cara Sommer,
sono d’accordo con quello che ti dice Zoe, sono le stesse sensazioni che mi vengono leggendoti, anche perchè le ho sperimentate e mi ci ritrovo.
Forse la tua paura è proprio quella di perdere il controllo, tipica di chi ha già sperimentato smarrimento profondo in un età fragile.
Eppure lasciare andare il controllo è paradossalmente la soluzione a molti dei nostri blocchi, perchè tenere il controllo delle emozioni e della nostra vita, dei fallimenti e delle vittorie, in modo assoluto, non paga cara Sommer. Svilisce, toglie vita, spontaneità.
E preclude molte cose fantastiche.
E’ molto difficile affidarsi all’amore ed alla vita, lasciarsi trasportare un pò di più dal desiderio e meno dal dovere interiorizzato e aprirsi a nuovi orizzonti (anche interiori), specialmente per chi molto presto ha dovuto imparare a fare l’esatto opposto per non perdersi, ma credo che sia il passo che tu stia inconsapevolmente compiendo e che ti provoca tormento e terrore.
Se è così, comprendo il tuo percepirti in mille pezzi e talvolta in due metà. Non riesci a trovare un centro saldo, in cui riconoscerti, perchè stai cambiando, ti stai evolvendo.
Cambiare comporta anche delle rinuncie, oltre che dei grossi guadagni; il cambiamento porta con sè la perdita di vecchi schemi e quindi punti di riferimento solidificati (ma non per questo utili per il raggiungimento del nostro benessere) ed anche di aspetti di sè.
La nostra umana tendenza all’attaccamento ci fa sentire sbriciolati di fronte alla perdita di punti a cui aggrapparci, che possono essere anche interiori, ma secondo me se si supera la prima fase di smarrimento si procede oltre e si cresce davvero.
Si accetta di crescere.
Questo dolore e questa confusione che percepisci dall’interno (e che ti da la falsa sensazione di distanza dall’esterno) è secondo me una sospensione tra l’accettazione e la non accettazione emotiva di compiere questo passo in più, di evolvere la tua vita e il tuo mondo emozionale in qualcosa di diverso.
Credo sia una fase comprensibile, forse devi solo accettare di viverla pur provando paura, per poi varcare la soglia.
Tanto tempo fa qualcuno mi fece un esempio che porto sempre con me nei momenti di paura e di cambiamento.
Immagina una bambina che impara ad andare in bicicletta senza rotelle.
Cade, sbaglia, si fa male magari, si sente timorosa perchè non ha più gli stessi appigli sicuri di prima, ma nonostante tutto va.
L’unica soluzione che ha per imparare a pedalare libera senza rotelle è quella di procedere nonostante la paura e nonostante il ricordo delle cadute ed il timore di ripeterle.
E così, un giorno, la bambina riesce a pedalare, abbandonando nel tempo la paura.
I bambini, compresi quelli che eravamo noi, ci danno tanti esempi di quel coraggio che spesso da adulti non sappiamo dove recuperare.
Eppure è nascosto dentro di noi.
Un caro abbraccio, Sommer
Yana
Cara zia Zoe,
sicuramente l’abbandono della Sommer adulta ha riportato alla mente l’abbandono della Sommer piccola. Io parlo sempre di mia madre perchè sento essere la figura che mi è mancata di più ma non dimentico che la figura paterna per me è assente sotto l’aspetto affettivo, nel ruolo di padre è un uomo freddo.
Ero piccola ed ho vissuto quel caos con l’ingenuità e le risorse dei bambini anche se da solare sono diventata seriosa, silenziosa e spenta perchè i problemi degli adulti mi avevano coinvolta. La fantasia, l’ingenuità dei bambini, i libri e quello psichiatra infantile chiamato in aiuto perchè non mi perdessi troppo dentro quel caos mi hanno aiutato. Ma i miracoli non sono possibili……
La paura di essere ferita……non la provavo così forte da molto molto tempo, come se avessi rimosso.
E’ stato un déjà vu terribile per me. Ecco perchè ho sofferto così profondamente per la fine di questo amore.
Il mio ex sotto molti aspetti rimane perfetto, nonostante tutto se non fosse stato portato via da un’altra ragazza tra noi due sarebbe finita se qualcosa non fosse stato risolto. Se non si doveva andare nella direzione della risoluzione allora lasciarmi è stato il regalo più bello che potesse farmi perchè quella relazione avrebbe ucciso la mia anima a piccole dosi…..sotto alcuni aspetti lo stava già facendo.
“E’ molto difficile affidarsi all’amore ed alla vita, lasciarsi trasportare un pò di più dal desiderio e meno dal dovere interiorizzato e aprirsi a nuovi orizzonti (anche interiori), specialmente per chi molto presto ha dovuto imparare a fare l’esatto opposto per non perdersi, ma credo che sia il passo che tu stia inconsapevolmente compiendo e che ti provoca tormento e terrore.”
Yana hai ragione è come se qualcuno avesse forzato qualcosa anticipando i tempi ero ancora una bambina e mia madre mi chiamava piccola donna chiedendo una comprensione che non potevo darle o forse non era giusto chiedere…..io dicevo di si e a volte neanche capivo a cosa avevo detto di si.
Hai ragione anche quando dici che lasciarsi andare è paradossalmente la soluzione per superare dei blocchi, sotto alcuni aspetti della mia vita è accaduto questo quando stavo cercando di uscire dalla prigione di schemi che mi erano stati imposti e che sentivo non appartenermi. E’ stata una dura lotta tra emotività e ragione. Il mio malessere era diventato così insopportabile che “cedere” al mio sentire è stato inevitabile. E questo è accaduto in cose importanti ma anche in cose semplici come decidere di fare un viaggio non programmato. E’ accaduto di ritrovarmi a partire il venerdì sera e ritornare la domenica notte decidendo il tutto il giorno prima con un’organizzazione improvvisata e devo dire che è stato bello, che mi ha arricchito e mi ha fatto sentire come libera.
La questione affettiva è un po’ ostica perchè tocca corde profonde. La risposta naturale nonostante il desiderio forte di avere una fonte di affetto tutto mio di cui sentivo la mancanza è stato quello di restare sola e aspettare qualcosa di bello per me. Ho risposto come selezionando affetti e l’amore. Ovviamente mi sono persa un sacco di cose, le delusioni non sono mancate nè mancheranno.
Con le amicizie molte cose sono riuscita a cambiarle. Ho amici diversi tra loro e anche da me e da questa diversità mi sento arricchita e non necessariamente con tutti ho lo stesso grado di conoscenza emotiva ma è bello lo stesso……non con tutti condivido le stesse cose ed è bello lo stesso.
Ma con l’Amore?……con l’Amore come faccio a mettere alla prova le mie emozioni e paure se in poco più di 30 anni il mio cuore l’ho sentito battere poche volte?…….Qualche ingranaggio non funziona bene. Alle mie amiche succede di continuo…..
A me solo tre volte: due volte mi hanno portato nella direzione di due storie durate anni e finite per motivi diversi. La terza volta, non so neanche perchè ed è probabile che non lo saprò mai.
A volte mi sento così ridicola…..sembra che vivo in un altro mondo.
Questo il mio sentire…..comportarmi in modo diverso significherebbe forzare la mia natura.
Il punto è che non devo forzare la mia natura……basta solo cambiare prospettiva.
Quello che sto vivendo è un momento doloroso che a volte mi toglie il fiato. Vorrei solo capire quello che sta accadendo dentro di me e lasciarmi andare per essere semplicemente me stessa.
Grazie davvero i vostri interventi mi hanno dato spunti di riflessione che cercherò di approfondire.
Come dice un proverbio zen: Salta!!!!!…..e la rete apparirà. Sommer
A volte senza una ragione apparente sento il cuore farsi più pesante. Si tratta dei miei vuoti, dei miei dolori, delle mie ferite. Chiudo forte gli occhi, stringo i denti, piango e aspetto che passi. Quando passa mi sento un po’ indolenzita dentro. Come se fossi la radice sfibrata di una pianta cresciuta al buio.
A volte ho lasciato che il dolore si trasformasse in sofferenza. Una responsabilità che fa molto male.
Volevo essere felice ma incapace di reagire. Volevo fare qualcosa ma non sapevo cosa. Ho girato a lungo dentro e fuori da me spesso a vuoto per capire cosa fare, per capire cosa volessi davvero.
Ho impiegato tempo.
Devo trovare la forza di ricomporre le mie sensazioni, di perdonarmi di quella che in parte è stata immobilità. Devo tirare un respiro profondo e riprendere a vivere iniziando da dove avevo lasciato.
Dare spazio a tutti gli aspetti della vita senza concentrarmi solo su alcuni come se si escludessero……devo imparare a conciliarli.
E’ come se avessi dato attenzione solo ad una parte di me lasciando nell’ombra l’altra. Ho sbagliato perchè adesso una parte di me continua a soffrire.
Ad un certo punto della mia vita ho dovuto capire se stavo vivendo davvero la mia vita o stavo concretizzando le ambizioni di mia madre. Ho dovuto capire quali erano i pensieri e desideri di Sommer e quale il rumore di fondo delle aspettative altrui. Ho dovuto alzare la voce per affermare la mia personalità e comunicare le variazioni di colore al mio percorso.
Sapevo che c’era qualcosa di terribilmente sbagliato nell’educazione che mi era stata imposta circa il cavarsela da soli e fare affidamento solo su se stessi senza imporre i propri problemi agli altri…….ma non ho compreso subito quali fossero le conseguenze dell’assurdità di quella sfida.
Non DOVEVO intralciare il percorso professionale di mia madre, DOVEVO eccellere, non DOVEVO deludere.
Soffocata da questi e molti altri dovevo alla fine ho perso di vista e deluso la persona più importante: me stessa. Altra difficile resposanbilità.
Sono stata terribilmente delusa dalle persone che cercavo di non deludere. A mia volta ho deluso quando ho iniziato a sceglire me. A volte sembra impossibile evitare che qualcuno rimanga ferito….
Una grande fatica arrivare fino a qui per me che sono cresciuta con il freddo nel cuore, sognando un amore tutto mio e nell’attesa cercare di gustare la solitudine. Sempre seconda dopo qualcosa di più importante…….comprendere…..contestualizzare…..relativizzare…..andare oltre.
A volte ho l’impressione che le mie aspettative/domande/desideri siano come sassolini gettati dentro un pozzo senza fondo….spero non duri ancora a lungo.
Scusate oggi è stata una giornata difficile. Sommer
Cara Sommer,
continua a commuovermi il tuo stato d’animo, che mi tocca profondamente.
Ti senti inerme di fronte al dolore.
Forse questa è una fase positiva, perdonami se questa affermazione può sembrare offendere la tua sofferenza.
Positiva col significato di “costruttiva”.
Se noi ci facciamo attraversare davvero dal dolore, senza evitarlo, non possiamo fare altro, per un attimo, di restare inermi.
Io ho la sensazione che tu abbia accettato di contrarre una specie di patto col tuo dolore: se ti accolgo davvero, poi mi lascerai di nuovo respirare?
Sì, secondo me ti lascerà assaporare la serenità che ti meriti, perchè tu adesso stai dialogando con lui, stai familiarizzando, lo stai guardando negli occhi. Arriverà un giorno in cui lo conoscerai talmente bene che saprai come gestirlo e lasciarlo andare, perchè non sarà più in grado di sovrastarti. Tu sarai diventata più forte di lui.
Credo che tutta questa sofferenza ti aiuterà a gestire meglio almeno una fetta della tua paura, che probabilmente giace ancora prepotente dentro di te.
Ma comunque lo sai, è più forte la paura che abbiamo della vita rispetto alla sua reale durezza.
La mia psicoterapeuta un giorno mi ha detto:
“La paura della paura è tra le paure più invalidanti”
Ti abbraccio Yana
Sapevo dell’esistenza di questo dolore e l’ho rifiutato, avevo trovato come una sorta di compromesso…di convivenza possibile anche se solo sapere che lui esisteva dentro di me faceva male.
Adesso è come se si fosse incattivito per essere stato ignorato….è diventato di dimensioni enormi e così intenso che non è possibile non vederlo….non sentirlo.
L’assurdo è che quando molla la presa io ho come l’impressione di tornare ad ignorare per questo a volte, per assurdo, spero che non mi abbandoni perchè da quel dolore io ho la tendenza a scappare.
Non so nello specifico chi dei due sia cambiato. Se lui che indisturbato si è evoluto dentro di me oppure sono io che lo guardo con occhi diversi. Riconosco che la Sommer che aveva accettato quel compromesso non è più la Sommer di adesso.
Nessun compromesso è possibile: è guerra. Nella mia vita non c’è abbastanza spazio per entrambi o fuori lui o fuori io.
Quello che dici Yana in merito al patto con il dolore è più che altro una speranza. Spero che dopo ci sia una fase più serena…..una parte di me ci spera ma allo stesso tempo ha paura che quel dolore sia più forte un’altra ne è certa e pensa che davvero questo sia l’unico modo per uscirne e vede come hai detto tu in tutto questo dolore una fase di costruzione.
Rimane un momento difficile, ho qualche difficoltà sento molto dolore dentro di me e anche rabbia verso me stessa. Passerà…..come sono passate tante altre cose dolorose nella mia vita.
Grazie. Sommer
Selezione a cura di Carlotta Onali
Psicologo, Psicoterapeuta
Studio in Milano, Roma, Napoli e Vietri sul Mare (Sa)
per contatti e consulenze private tel.320-8573502 email:cavalierer@iltuopsicologo.it