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AMARE SE STESSI FA BENE

Secondo uno studio condotto dai ricercatori dell’università di Exeter e Oxford, le persone che sono gentili con se stesse stanno meglio. Hanno una frequenza cardiaca più bassa e un sistema immunitario più forte, che fornisce migliori possibilità di guarigione.

Lo studio è stato guidato dal dott. Anke Karl, docente di psicologia presso l’Università di Exeter. Prevedeva l’ascolto di clip audio che incoraggiavano ad essere compassionevoli verso se stessi. Dopo soli 11 minuti, le frequenze cardiache dei partecipanti erano significativamente inferiori.

I ricercatori hanno diviso 135 studenti universitari in cinque gruppi, ciascuno dei quali ha ascoltato una serie diversa di istruzioni.
Uno dei gruppi è stato guidato attraverso una “scansione compassionevole del corpo“. E’ stato detto loro di prestare attenzione alle diverse sensazioni nei loro corpi con un atteggiamento di interesse e calma. Al secondo gruppo è stato dato un “esercizio di gentilezza amorevole auto-focalizzato.” Questo esercizio li ha coinvolti pensando pensieri positivi su se stessi e sui loro cari. Il terzo e il quarto gruppo hanno ascoltato le registrazioni che hanno innescato la loro voce interiore critica. Le hanno inserite in un “modello positivo ma competitivo e auto-valorizzante“. Come controllo, al gruppo finale è stato chiesto di immaginare che stavano facendo acquisti in un ambiente “emotivamente neutrale“.

I risultati sono stati pubblicati sulla rivista Clinical Psychological Science. Hanno rivelato che il cuore di coloro che hanno ascoltato i messaggi d’amore aveva un battito cardiaco più basso degli altri.

 

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

Studio in Milano, Roma, Napoli e Vietri sul Mare (Sa)

per contatti e consulenze private tel.320-8573502 email:cavalierer@iltuopsicologo.it

AMARE SE STESSI PER ESSERE AMATI ANCHE DALL ’ALTRO

PERCHE’ AMARE SE STESSI PER ESSERE AMATI ANCHE DALL ’ALTRO ?

Una possibile risposta a tale domanda la fornisce lo scrittore Oscar Wilde nel libro “Il ritratto di Doran Gray”.

Il protagonista del libro, Dorian Gray, s’innamora, di una ragazza giovane e molto bella che si chiama Cybil e fa l’attrice ed a parere di orian è un’artista molto brava ed è incantato dal suo modo di recitare.

Ma ad un certo punto Dorian si disamora di Cybil.

Succede quando Dorian decide di portare i suoi amici, ricchi, nobili e snob, come lui, al teatro dove recita lei.

“Venite a vedere com’è meravigliosa, la mia amata!”.

Ma lei recita veramente in modo orribile. Lui ci rimane malissimo, va in camerino arrabbiato . “Ma che fai? Ma che figura mi hai fatto fare? Io porto tutti gli amici miei a vederti e tu reciti malissimo?”.

Cybil gli risponde: “Ma io ti amo, da quando amo te, non mi interessa più niente dell’arte, della recitazione. Io amo solo te, l’amore per te è talmente forte che non conta più niente, nemmeno il teatro. Che senso ha recitare bene quando ho conosciuto che cosa significa amare te?”.

E lui… la lascia. La scena è tremenda, perché lui è spietato in camerino, però si sente che pure lui soffre.

Soffre perché non la ama più.

Già lì, nel camerino, da quel momento, non la ama più. Perché non la ama più? Apparentemente perché lei ha recitato male.

In realtà avendola lui idealizzata anche come una brava attrice, non essendo lei più tale, cade l’ideale che lui si era costruito di lei.

Perché lei si è messa troppo nella posizione di oggetto d’amore e non di soggetto che significa non rinunciare alla propria individualità.

In poche parole cosa ha fatto questa donna, Cybil?

Ha amato il prossimo suo più di se stessa.

Il comandamento dice: “Ama il prossimo tuo come te stesso”, no di più. Lei che ha fatto? Ah esisti solo tu, al diavolo la recitazione, al diavolo se stessa.

Amare se stessi significa mantenere la propria individualità, quell’individualità, quel modo di essere che ha contribuito anche a far innamorare l’altro. Rinunciarvi per un amore totale, assoluto, paradossalmente, delude l’altro.

Roberto Cavaliere