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TEST DELLA COPPIA ADULTERA

E ti direi che ti aspetto, anche se non si aspetta chi non può tornare. Tu non sapevi come cominciare. A volte ci si sente a disagio, specie se sappiamo già come andrà a finire… E noi sapevamo entrambi come sarebbe andata a finire.

Non importa, fa lo stesso: in fondo anche tu amavi le fessure fra le cose, ma poi hai scelto il pieno, e forse hai fatto bene, perchè è una forma di salvezza, o comunque di accettazione di ciò che tutti siamo.

Io ci sono senza che tu abbia bisogno di essere con me.

Le persone sono lontane quando ci stanno accanto, figurarsi quando sono lontane davvero. Antonio Tabucchi

 

Il seguente test è un personale riadattamento del test del Dilemma del Prigioniero

Il dilemma della coppia adultera è il seguente. Marito e moglie si accusano a vicenda di aver commesso adulterio e si rivolgono al giudice per la separazione giudiziaria. Il giudice, al fine di stabilire le condizioni di tale separazione, li ascolta separatamente, nello stesso giorno, senza dare loro la possibilità di comunicare fra un colloquio e l’altro. A ognuno di loro vengono date due scelte: confessare l’adulterio, oppure non confessare l’adulterio. Viene inoltre spiegato loro che:

  1. a)se solo uno dei due non confessa, chi non ha confessato evita una pena pecuniaria; l’altro viene però condannato ad una pena pecuniaria di euro 21.000,00;
  2. b)se entrambi non confessano, vengono entrambi condannati ad una pena pecuniaria di 18.000,00 euro;
  3. c)se entrambi confessano, entrambi vengono condannati ad una pena

pecuniaria di 3.000 euro.

 

Voi quale alternativa scegliereste fra il confessare ed il non confessare ?

 

SOLUZIONE

Valutando pro e contro delle varie scelte si scopre che il punto di equilibrio è, controintuitivamente, la scelta b (non confessa, non confessa). Il motivo è che per ognuno dei due lo scopo è minimizzare la propria condanna pecuniaria; e ogni membro della coppia non confessando rischia o di non pagare niente o di pagare 18.000,00 euro, confessando rischia di pagare o 3.000,00 euro o 21.000,00 euro.

Il paradosso che consegue da questa conclusione sta nel fatto che anche l’altro membro della coppia, trovandosi nella stessa situazione, farà lo stesso ragionamento; con un risultato complessivo che non è ottimale per nessuno dei due (18.000,00 euro di pena pecuniaria a testa).

Tutto ciò dimostra, indirettamente, che in una coppia o si vince entrambi o si perde entrambi. Anche se uno dei due ha l’impressione di aver vinto la sconfitta dell’altro gli si ritorcerà contro prima o poi. Bisogna cercare di comunicare senza entrare nella logica di chi ha torto o ragione prima di finire davanti ad un giudice e, conseguentemente, comunicare non diventa più possibile.

 

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

Studio in Milano, Roma, Napoli e Vietri sul Mare (Sa)

per contatti e consulenze private tel.320-8573502 email:cavalierer@iltuopsicologo.it

 

ADULTERIO

I mariti traditi, pur essendo all’oscuro di tutto, sanno nondimeno ogni cosa. Proust

 

L’adulterio (dal latino adultare: corrompere), da sempre in diverse culture e religioni, è stato considerato come l’infrazione al patto coniugale, quello della fedeltà reciproca. Da sempre, le stesse culture e religioni che condannavano l’adulterio, non usavano o usano lo stesso metro di misura per uomo e donna: quello maschile è sempre stato maggiormente tollerato.

Nel diritto romano l’adulterio della moglie era previsto come reato ed era punibile, con la pena di morte per mano del marito o dei familiari maschi. Nella Bibbia l’adulterio, considerato un peccato, indica un qualsiasi rapporto sessuale volontario di una persona sposata con altri che non sia il proprio legittimo coniuge. Talvolta la Bibbia equipara l’adulterio alla fornicazione, ma questo è più specifico, indicante l’infrazione della fedeltà coniugale. L’adulterio è proibito nella Bibbia perché viola il concetto della santità della famiglia e del matrimonio (ESodo 20:14; Deuteronomio 5:18) e tale infrazione è considerata tanto grave da meritare la morte (Levitico 20:10; Giovanni 8:5). Sebbene la legge di Mosè non specifichi come vada eseguita questa pena, essa è spiegata nel Nuovo Testamento come lapidazione.

Lo stesso termine adulterio è associato al tradimento coniugale femminile e non a quello maschile. La causa principale di tale diversità di considerazione è da ricercare nella possibile mancanza di certezza di paternità nel caso della nascita di un figlio. I movimenti femministi hanno rigettato quest’interpretazione antropologica del tradimento femminile, considerandola figlia del maschilismo culturale che ha pervaso culture e religioni. Questi trascorsi storici del termine adulterio l’hanno connotato come peccato e colpa, e a causa di ciò, il termine oggi è in disuso.

Oggi le cause d’adulterio sono le stesse di quelle di un qualsiasi tradimento, con dei dovuti distingui. Ogni disagio e conflitto di coppia, nel matrimonio sono acuiti, come se il vincolo del patto coniugale e la presenza, spesso, dei figli, desse meno possibilità di fuga, quindi meno libertà. Unica possibilità di fuga rimane l’adulterio, che potrebbe permettere di meglio sopportare la mancanza di scelte e possibilità all’interno della coppia coniugale. E’ una possibilità e libertà apparente. Si finisce il più delle volte in un meccanismo perverso di costrizione. Non solo si è costretti a rimanere nella coppia coniugale per rispetto del vincolo e dei figli, per paura del cambiamento, ma si è costretti anche, paradossalmente, a rimanere all’interno della coppia adultera per continuare a salvare quella coniugale. Infatti, quanti matrimoni avrebbero i giorni contati, se non ci fosse un adulterio a salvarlo? E qui ritorniamo alla concezione del terzo nella coppia che salva l’unione degli atri due. Questo fenomeno nel caso dell’adulterio è molto più frequente che nel caso del tradimento. C’è differenza anche nella durata fra adulterio e tradimento. La relazione adultera tende a durare maggiormente nel tempo. Spesso diventa una vera e propria coppia parallela a quella coniugale, con una determinata anche condivisione e progettualità

 

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

Studio in Milano, Roma, Napoli e Vietri sul Mare (Sa)

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LA SINDROME DI VENERE

Quando Venere fu in età di marito, cioè verso il dodicesimo anno – come allora era usanza – il padre, Zeus, volle che si sposasse con Efesto (Vulcano nella mitologia romana) che aveva sì tutte le doti di onesto e geniale lavoratore, ma era sciancato e brutto. Dopo il matrimonio, Venere intrecciò una relazione amorosa con il bel dio della guerra Ares ( Marte dei romani ) ma i due erano costretti a vedersi di nascosto, e di notte, in un palazzo di proprietà di lui. Poiché gli amanti temevano di poter essere scoperti, misero a sentinella notturna un certo Alettrione, con l’incarico di svegliarli prima del sorgere del Sole.

Ma una notte il fido Alettrione si addormentò, e Febo – il Sole – s’accorse della presenza di Venere nel palazzo di Ares. Arse di voluttà il Sole,e credette che questo fosse il primo amplesso furtivo tra Venere e Marte, e al marito subito indicò il luogo dell’incontro .

Efesto si sentì come smarrire l’anima, e lasciò cadere di mano l’opera di fabbro che stava forgiando. Poi subito cominciò a limare delle sottili catene di bronzo, tanto sottili che stami non furono mai visti così fini, neanche i fili di ragno, e li dispose con abilità intorno al letto, facendo sì che al più lieve tocco e al più piccolo peso sul letto scattassero (Ovidio – Metamorfosi).

Quando Venere rientrò a casa, a giustificazione della sua assenza notturna, disse al marito che si era recata a Corinto per fare delle compere, ma che, essendosi fatto tardi, si era fermata presso alcuni parenti. Efesto finse di credere, e le annunciò che la sera stessa si sarebbe recato a Tirinto, ove contava di trascorrere un paio di giorni. Non appena Efesto fece finta di partire, Venere mandò un messaggio a Ares per comunicargli la lieta notizia.E Ares, come tutti gli uomini, imprudentemente si recò a casa di Venere. E allora.. Lasciamolo dire ancora a Ovidio

– Come i due giacquero assieme, Venere e Marte, con quella rete di nuova invenzione e con l’arte di Efesto, ambo rimasero avvinghiati, sospesi in tenero abbraccio.

Immediatamente, Efesto spalancò le porte d’avorio e vi introdusse tutti gli dei. Stretti insieme giacevano i due in nudità.La vendetta di Efesto fu compiuta elegantemente, senza la lapidazione dell’adultera.

A Efesto bastò svergognare la moglie, Venere, però per volere di Zeus venne allontanata e inviata a Pafo, nell’isola di Cipro, affinchè meditasse sul suo comportamento.

Ma la dea, per nulla pentita e intimorita, intrecciò dopo qualche giorno di permanenza una relazione con Ermes – Mercurio dei romani – dalla quale nacque Ermafrodito, ossia il dio dal doppio sesso.

 

La storia di Venere è quella di molte donne del passato e anche dei nostri tempi: matrimonio-contratto imposto dal padre senza tenere in giusto conto il parere della figlia, conseguente relazione adulterina attuata con tutte le precauzioni che si prendono in questi casi; vendetta bene architettata dal marito, ripetizione dell’adulterio da parte della moglie per nulla pentita.

 

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

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