L’AMORE NEL TRANSFERT TERAPEUTICO
…Ogni volta che trattiamo un nevrotico con il metodo psicoanalitico, si verifica nel paziente il cosiddetto fenomeno del Transfert : egli riversa cioè sulla persona del medico una notevole aliquota di tenerezza e affetto, spesso frammista a ostilità, che non è basata su alcun reale rapporto, ma che si deve far risalire, sotto tutti gli aspetti, alle antiche fantasie di desiderio del paziente divenute inconsce. Di conseguenza ogni frammento della sua vita affettiva, che non può più essere mnesticamente rievocato, è vissuto dal paziente nel suo rapporto col medico, ed è soltanto perché ritorna a riviverle nel “transfert”, che egli si convince dell’esistenza e della forza di tali eccitazioni sessuali inconsce.
… Il transfert insorge spontaneamente in tutte le relazioni umane , e quindi in quelle tra paziente e medico; esso apporta dovunque, in modo peculiare, influssi terapeutici; e tanto più intensa è la sua azione quanto meno se ne riconosce la presenza.
E dunque non è la psicoanalisi a crearlo : essa si limita a svelarlo alla coscienza e se ne avvale per guidare i processi psichici alla meta voluta.
(Quinta conferenza sulla Psicoanalisi, 1909 – S. Freud)
Per amore di transfert s’intende quel sentimento affettivo, paragonabile ad un sentimento amoroso, che subentra all’interno di una relazione terapeutica di qualsiasi tipo, ma più specificatamente psicoteraputica. Il fenomeno è stato studiato dalla psicanalisi ed origina dal caso clinico di Anna O che dettaglierò di seguito perchè utile a capire il fenomeno
Freud, nel 1890, collaborava con Breuer ad un particolare caso d’isteria: Bertha Pappenhein, nota come Anna O.. Essa era una ragazza ventunenne di notevole intelligenza e cultura che nel corso di una malattia durata due anni aveva presentato una serie di disturbi fisici e mentali: grave paralisi ad entrambi gli arti, disturbi oculari, turbe all’udito, difficoltà nella postura del corpo, forte tosse nervosa, ed altro . Anche le sue capacità lessicali si erano ridotte, fino ad arrivare all’impossibilità di parlare e comprendere. Infine la paziente andava soggetta a momenti di afasia, nei quali alternava stati di confusione, di delirio, di alterazione di tutta la personalità.
Inizialmente con un quadro sintomatico di questo genere, si pensò ad una grave lesione, ma all’esame obbiettivo gli organi della ragazza risultarono perfettamente normali. I medici esclusero anche una lesione organica cerebrale, essendo propensi a quella misteriosa condizione nota come isteria , la quale è in grado di simulare tutta una serie di sintomi appartenenti a diverse malattie.
Breuer riuscì ad eliminare i sintomi attraverso la pratica del metodo ipnotico . Ogni sera si recava a casa della ragazza e, dopo averla ipnotizzata, la faceva parlare. Sotto ipnosi, Anna parlava del doloroso periodo della sua vita in cui aveva dovuto assistere il padre gravemente malato, ricordando quei sentimenti, rimasti repressi, di rabbia, disgusto e paura. Breuer notò che raccontando l’episodio doloroso connesso all’insorgere di uno dei sintomi prima citati, Anna riusciva a vivere intensamente le emozioni provocate dal doloroso ricordo, e al termine di tale rievocazione il disturbo scompariva. Questa terapia, definita catartica funzionò anche con gli altri sintomi.
Nonostante il successo terapeutico, Breuer interruppe improvvisamente il trattamento, accortosi del rapporto che andava creandosi con la paziente, spaventato dall’intensa e reciproca dipendenza affettiva che si era instaurata con Anna. Egli non colse dunque gli aspetti innovativi dell’importante metodo terapeutico, non credendo che la teoria da lui scoperta potesse essere generalizzata. Freud, al contrario, colse elementi che andavano ben oltre il singolo caso; si era infatti accorto che il blocco di Anna era determinato da un conflitto psichico tra qualcosa che avrebbe voluto essere espresso e qualcosa che ne contrastava appunto l’espressione; la sua sofferenza è da ricondurre al fatto che inconsciamente Anna si era proibita la presa di coscienza e dunque l’esternazione di sentimenti e desideri erotici ed aggressivi inconciliabili con la sua morale, la sua cultura e la sua educazione. Pur essendo al corrente del ruolo delle pulsioni sessuali nelle nevrosi, Breuer rifiutò di riconoscere il ruolo fondamentale che esse hanno giocato in quella di Anna, fuggendo dalla relazione affettiva con la paziente. A differenza di Freud non è arrivato ad un concetto fondamentale nella psicoanalisi: si tratta del transfert , grazie a cui si può arrivare alla liberazione del ricordo traumatico del paziente; Breuer era giunto alla condizione in cui si può parlare di controtransfert , come dimostrano i sentimenti di dipendenza che provava per Anna.
TESTIMONIANZE
patrizia Età: 50 Circa 23 anni fa,ho iniziato una terapia per attacchi di panico,ed ansia.lo psicologo,mi fu indicato dal mio medico di famiglia. Per alcuni anni andavo 1 volta a settimana,e sinceramente stavo meglio.Poi alla fine delle sedute,mi abbracciava molto forte,ed io bisognosa di affetto,ne ero molto felice. Da questo ad avere dei rapporti sessuali,non passo’ molto tempo, avvenivano tutti nello studio,il tempo era quello della mia terapia circa 45minuti,a volte pagavo,a volte no. Andando avanti,ero in completa confusione,non capivo piu’ se facevo terapia o sesso.Quando lui si accorse del mio disagio, mi scarico’ da una sua cara collega,spiegando che non poteva piu’ curarmi,avevo bisogno di una figura femminile,ma lei capi’ e mi chiese alla ns prima seduta se avevamo avuto rapporti, io risposi di si. per anni sono riuscita a tenere questo segreto,ma nel 2007,dopo un attacco di panico mi sono rivolta ad una psichiatra a cui dopo qualche seduta o raccontato tutto.il mio errore e’ stato di volere un piccolo risarcimento in soldi,per fargliela pagare, ma stasera mi ha chiamato un avvocatessa, dicendo di seppellire tutto qui’,altrimenti saro’ io ad essere denunciata per ricatto.perche’ loro non pagano mai!!!!con a volte il male che fanno?Aiutatemi vi prego.
Psicologo, Psicoterapeuta
per contatti e consulenze private tel.320-8573502 email: cavalierer@iltuopsicologo.it
Lascia un Commento
Vuoi partecipare alla discussione?Fornisci il tuo contributo!