DIPENDENZA AFFETTIVA VERSO I FIGLI

“L’amore materno per il bambino che cresce, amore fine a se stesso, è la forma d’amore più difficile a raggiungersi, ed è anche la più ingannevole, a causa della faciltà con cui una madre ama la propria creatura. Ma proprio a causa di questa difficoltà, una donna può essere una madre veramente amorosa solo se può amare, se è capace di amare il proprio marito, altri bambini, il prossimo, tutti gli esseri umani. La donna che è capace di amare in questo modo, può essere una madre affettuosa finchè il bambino è piccolo, ma non può essere una madre amorosa. La condizione per esserlo è la volontà di affrontare la separazione, e anche dopo la separazione, la capacità di continuare ad amare.” Erich Fromm

 

I brani citati rapppresentano uno spunto di riflessione sul ruolo di essere genitori senza sviluppare una dipendenza affettiva verso i figli.
Oggi mariti e mogli si aspettano di essere l’uno per l’altro la maggior fonte di calore, affetto e sostegno; essi considerano il loro matrimonio come una sorta di rifugio; vivono in funzione reciproca per ricaricarsi quando le energie vengono meno, trovare insieme una soluzione ai problemi, consolarsi, dividere gli alti e i bassi della vita familiare ed extrafamiliare.
Questo grande carico di aspettative che ognuno dei due coniugi riversa sull’altro diventa inevitabilmente causa di tensioni e conflitti.
Una delle principali fonti di conflitto è la divisione dei compiti relativi ai lavori domestici e alla cura dei bambini. Anche nelle coppie che si ripropongono una divisione equa di tali compiti in realtà, dopo la nascita del bambino, le donne svolgono più lavori domestici di prima e i padri si occupano dei bambini meno di quanto loro stessi avessero previsto.
Il grado di coinvolgimento degli uomini incide sulla percezione che le loro mogli hanno della qualità del matrimonio e della vita familiare.
Meno un padre si sente coinvolto nella cura dei figli, più è probabile che lui e la moglie perdano fiducia nel rapporto di coppia.
I principali fattori di ostacolo ad una equa suddivisione dei ruoli familiari è la difficoltà nel sradicare l’idea che l’allevamento dei figli sia compito delle donne. Gli uomini non hanno modelli maschili di riferimento, e le donne difficilmente riescono a rinunciare al ruolo di figure primarie di accudimento.
Gli uomini si aspettano che le loro mogli siano esperte di bambini fin dall’inizio; si sentono a disagio davanti alla propria inadeguatezza e basta un minimo di critica, anche implicita, perché rimettano il bambino nelle mani dell’esperta.
Le donne che sono madri a tempo pieno possono sentirsi minacciate se i loro mariti diventano troppo abili. Molti padri si sentono tagliati fuori da un ruolo centrale (cambiare un pannolino dopo che la mamma ha allattato non gli sembra un contributo importante) così rinunciano e si buttano nel lavoro dove sanno di poter offrire un contributo visibile.
Più gli uomini assumono ruolo attivo nella cura dei figli , più confusa o negativa è la reazione dei propri genitori. Molti nonni considerano i ruoli familiari paritari come una minaccia o una critica alla famiglia tradizionale. Questa tensione intergenerazionale, sottile ma efficace, mette un freno allo slancio dei padri.
L’economia dell’occupazione e l’assenza di adeguati servizi di assistenza extrafamiliare spingono i padri a lavorare e le madri a restare a casa.
Per essere sicuri che i nostri figli crescano nella atmosfera familiare giusta dobbiamo:

– Sentirci soddisfatti di noi stessi e della nostra vita.

– Risolvere il problema del “chi fa cosa”, invece di evitarlo.

– Provare a fare i conti con ciò che ci tormenta nelle relazioni con i nostri genitori.

– Pensare al modo di conciliare lavoro e famiglia dedicando il giusto tempo ad entrambi.

– Metterci d’accordo su quelle che pensiamo siano le esigenze di nostro figlio e sul modo di soddisfarle.

Se sapremo far funzionare meglio il nostro rapporto di coppia saremo anche dei buoni genitori.

Le seguenti, indicazioni di massima utili a meglio svolgere la funzione genitoriale, pur ribadendo che quest’ultima rimane unica ed irripetibile per ogni situazione, serviranno per commettere qualche “errore” di meno ed essere più consapevoli della proprio funzione genitoriale.

  1. Cercate di vedere il mondo dal punto di vista di vostro figlio. Mettete da parte tutte le idee che vi siete fatti su di lui e riflettete su chi è vostro figlio, quali sono le piccole grandi prove che affronta quotidianamente, e in che maniera le affronta
  2. Immaginate come apparite agli occhi di vostro figlio. Se per lui siete genitori severi, affettuosi, invadenti, autorevoli o altro…Questa nuova prospettiva potrebbe modificare il modo in cui vi ponete nei suoi confronti, il modo di parlargli e ciò che dite.
  3. Considerate i vostri figli perfetti così come sono. Accettateli per quello che sono, senza pretendere che siano più simili a voi o a come pensate che dovrebbero essere.
  4. Siate coscienti delle aspettative che avete sui figli e considerate se sono veramente rivolte al loro interesse. Siate consapevoli anche del modo in cui comunicate queste aspettative e di che peso possano avere nella loro vita.
  5. Anteponete i bisogni di vostro figlio ai vostri ogni volta che sia possibile, poi vedete se c’è un terreno comune in cui anche i vostri bisogni possano essere soddisfatti.
  6. Quando vi sentite perduti, o in scacco, restate immobili. Meditate sulla situazione, su vostro figlio e su di voi. Se questo non è sufficiente a suggerirvi una soluzione, allora la cosa migliore è non fare nulla finchè le cose non si chiariscono. A volte rimanere in silenzio fa bene.
  7. Ascoltate attentamente ciò che vostro figlio vi dice. Ascoltate con le orecchie, con la testa e con il cuore.
  8. Imparate a vivere nelle tensioni senza perdere il vostro equilibrio. Vostro figlio, specialmente quando è piccolo, ha bisogno di vedere in voi il suo centro di equilibrio e di fiducia, un punto di riferimento affidabile attraverso cui può trovare l’orientamento all’interno del suo paesaggio personale.
  9. Chiedete scusa a vostro figlio quando vi accorgete di aver tradito la sua fiducia, anche in modi apparentemente insignificanti. Una scusa dimostra che avete ripensato ad una situazione considerandola dal punto di vista di vostro figlio. Attenti però a non essere spiacenti troppo spesso; le scuse perdono il loro significato se ne abusiamo, oppure diventano un modo per non assumersi le proprie responsabilità.
  10. Ogni figlio è speciale ed ogni figlio ha bisogni speciali. Non trattate i vostri figli tutti nello stesso modo perché non ne esiste uno che sia uguale ad un altro.
  11. Ci sono momenti in cui bisogna essere chiari, forti e non equivoci. Ponete delle regole facilmente identificabili e costanti, ma ammettete, solo occasionalme nte, una certa flessibilità.
  12. Il più grande dono che potete fare ai vostri figli è il vostro Sé. Fare il genitore equivale a continuare a crescere nella conoscenza e nella consapevolezza di sé. Questo è un lavoro continuo che ciascuno può portare avanti in qualunque modo gli sembri più adatto (con la psicoanalisi, con la meditazione, con l’introspezione, ecc…). Facciamolo dunque per il bene dei nostri figli e per il nostro.

Dott.ssa Rosalia Cipollina

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