SI PUO’ TORNARE INDIETRO IN AMORE ?

SI PUO’ TORNARE INDIETRO IN AMORE ?

La domanda è ampia come casistica, oltre a dover tenere conto di molteplici variabili soggettive ed oggettive, per cui una risposta assoluta non esiste, come d’altronde tutte le domande sull’amore e sulle relazioni.

Innanzitutto bisogna comprendere su cosa s’intende il ritornare indietro in amore. S’intende: ritornare all’interno di una relazione già finita ? ritornare alla passione di una fase iniziale della relazione ? ritornare dopo aver sperimentato un’altra relazione ? e tante altri punti interrogativi.

Dopo aver chiarito il punto precedente bisogna tener conto di una serie di variabili soggettive quali : caratteristiche di personalità individuali personali e del partner, natura della relazione, durata della relazione, quanto tempo è trascorso dalla fine della relazione,  condizionamenti esterni  e non ultime, ma le più importanti, le cause del perchè la relazione è finita.

Inoltre ci sono variabili ambientali oggettive quale l’essere già in un altra relazione, l’aver costruito una famiglia con un’altra persona nel frattempo, età anagrafica, distanze geografiche

Ultimo fattore, il più importante, una volontà determinata e costante nel voler ritornare indietro, ripartire dalle macerie e cercari di ricostruire il tutto, sempre che le variabili ambientali oggettive lo permottono. Volontà che deve essere di entrambi i membri della coppia. Una terapia di coppia mirata può essere di supporto in tal senso.

10 PRINCIPI PER UNA TERAPIA DI COPPIA EFFICACE

«In momenti come questi soltanto la coppia stessa può decidere se cercare di salvare il rapporto, dandogli nuova vita, o lasciare che tutto finisca…». È una delle storie raccontate nel libro «Dieci principi per una terapia di coppia efficace» (Raffaello Cortina) scritto dai ricercatori Julie Schwartz Gottman e John Mordecai Gottman che da decenni lavorano con le coppie.

«Come trattare qualcosa di così inafferrabile come un rapporto?». Partendo da questa domanda marito e moglie hanno messo a punto i principi (il libro è rivolto agli psicoterapeuti, ma e’ utile anche alle coppie) che è bene conoscere se si vuole tenere in vita una relazione. Dopo una ricerca condotta su più di tremila coppie, gli esperti hanno individuato i quattro fattori predittivi, i «Cavalieri dell’Apocalisse», sull’inevitabilità della separazione.
Il primo è rappresentato dalle critiche. «Se tenderete a ricondurre un problema ai difetti dell’altro, la relazione colerà a picco». Affermazioni come «sei egoista» suscitano risentimento. Il secondo è il disprezzo, quel ghigno di superiorità unito al sarcasmo conduce al precipizio. «Il disprezzo non soltanto distrugge la felicità, ma riduce in brandelli il sistema immunitario del partner».
Il terzo e’ ritirarsi sulla difensiva e vittimismo («mi tratti male») che sono controproducenti.
Il quarto Cavaliere è l’ostruzionismo: dopo un litigio la coppia smette di parlare e comunicare: «Sbattere contro un muro è terribile».

Ciò che distingue le coppie felici da quelle infelici è che le prime sono capaci di riparare, le seconde invece no. Come? «Non nascondendo sotto il tappeto liti o eventi spiacevoli. Al contrario, ritornando sull’accaduto, prestando ascolto ai sentimenti del partner per riconoscere gli errori e chiedersi scusa». Non è mai troppo tardi per imparare a rispettare il mondo interno dell’altro attraverso compassione e gentilezza. Gli psicologi hanno disegnato «La casa delle relazioni solide» con 7 piani.
I primi tre determinano la capacità dei partner di conservare amicizia, intimità e passione: «Con l’andare del tempo le esigenze di lei/lui cambiano, il segreto è non perdere l’abitudine di farsi domande. Inoltre, amore e ammirazione non bastano, vanno anche dichiarate. E mai lasciar cadere il tentativo di avvicinamento».
I piani alti sono dedicati alla gestione dei conflitti: «Il segreto è mantenere una prospettiva positiva: se si sveglia scontroso/a pensate che magari ha dormito male». «Ma la casa si mantiene solida solo se i muri portanti sono cementati da fiducia e impegno».
La fiducia si riferisce alla consapevolezza che l’altro rimarrà al nostro fianco in ogni evenienza.
L’impegno fa riferimento alla lealtà. «Se vengono da noi coniugi che hanno l’amante e non sono disposti a confessare la relazione non li prendiamo in terapia — chiariscono i Gottman —. Solo una volta raggiunta la terraferma della verità sarà possibile ricostruire la fiducia, e con essa una relazione più duratura».

FONTE http://27esimaora.corriere.it/17_agosto_25/ecco-perche-amore-fallisce-scientificamente-provato-fe71a80a-8997-11e7-aad2-bad72feebda7.shtml

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

Studio in Milano, Roma, Napoli e Vietri sul Mare (Sa)

per contatti e consulenze private tel.320-8573502 email:cavalierer@iltuopsicologo.it

COME PARLARE DELLA SEPARAZIONE EVITANDO LE LITI PER PROTEGGERE I FIGLI

Come si fa ad introdurre il discorso separazione al marito cercando di non scatenare lotte che possono danneggiare i figli

Salve, ho 43 anni e avrei bisogno di un consiglio su come affrontare un momento molto difficile. Mi sono sposata a 24 anni dopo 3 di convivenza, praticamente conosco mio marito da una vita e ho passato insieme a lui metà della mia esistenza. Per anni non sono arrivati figli e dopo 10 anni di matrimonio sono iniziati i primi problemi, forse allora solo da parte mia; stanchezza, noia, l’ho tradito ma non glie l’ho mai confessato e credevo che col tempo si sarebbe risolto tutto.

Per dare nuovo vigore alla nostra relazione ho deciso di avere un figlio, strada in salita perché ci siamo sottoposti a cure per la fertilità: sono arrivati 2 gemelli che ora hanno 6 anni, ma questo non ha risolto il mio malessere e i nostri problemi. Anzi, ad aggravare tutto c’è stata la notizia che i nostri bambini erano affetti da autismo; lo stress da quando abbiamo avuto la diagnosi è salito alle stelle, abbiamo iniziato a litigare per ogni cosa ma soprattutto per le scelte riguardo ai nostri figli: adesso tra liti violente, recriminazioni, e il fatto che comunque continuo a non stare bene con lui come coppia siamo agli sgoccioli.

Il vaso da parte mia è già traboccato, ma ho la netta sensazione che lui non voglia ammettere che siamo ad un bivio ed io non ho la forza o il coraggio di parlargli apertamente e dirgli che mi voglio separare, seppure questo comporterà enormi problemi e non sono psicologici vista la nostra situazione. Vorrei sapere come posso fare a parlare con lui senza scatenare la guerra e il risentimento da parte sua, so che sarebbe deleterio per noi e per i bambini e vorrei fare tutto senza dispetti e altre liti inutili. Lui si dice ancora innamorato di me, ma sono convinta (forse perché da parte mia l’amore non c’è più) che in realtà lui non voglia affrontare un cambiamento così grande è solo legato ad una situazione ma non più a me. Mi può aiutare?

Elisabetta (nome di fantasia scelto dalla redazione)

Spesso quando ci separa se una delle parti non accetta la separazione per un qualsiasi motivo è difficile condurre la separazione stessa in maniera serena e senza conflittualità. La ricerca di una separazione serena da parte sua potrebbe anche essere dovuta ad eventuali sensi di colpa che lei potrebbe provare essendo lei a volere la risoluzione del rapporto. Se fossero presenti tali sensi di colpa ed ancora dubbi residui li affronti al più presto e vada per la sua strada senza ulteriori esitazioni.

 

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

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LA SEPARAZIONE CON GLI OCCHI DI LUI: COSA PROVANO GLI UOMINI QUANDO SI SEPARANO

La separazione viene vissuta in maniera diversa da uomini e donne, scopriamo come la vivono i nostri partner anche per riuscire a gestire meglio questo momento

La separazione è donna: vale a dire che nella stragrande maggioranza dei casi sono le donne a prendere la decisione di separarsi, a prendere atto delle criticità della relazione, ad avere consapevolezza che non si può più andare avanti. L’uomo prova sentimenti ed emozioni soprattutto se subisce la separazione.

Quindi spesso l’uomo è spettatore passivo in questo processo di separazione e questo non significa che non prova sofferenza. La sua sofferenza può essere di due tipi: attiva e passiva .

– La sofferenza attiva è quella che prevale nella maggioranza degli uomini quando si separano.  Molti uomini diventano come dei bambini che sono abbandonati dalla madre. Non accettano tale separazione che è vissuta al pari di un vero e proprio abbandono. Si agitano, si disperano, negano la separazione stessa. Si può arrivare a mettere in atto veri e propri comportamenti ossessivinei confronti della partner fino ad arrivare anche allo stalking o a brutti episodi di cronaca giudiziaria.

– Taluni soffrono passivamente, non reagiscono, si rinchiudono in una fase depressiva. Non riescono a elaborare il processo del lutto della separazione.

– Ma c’è anche una terza categoria, spesso trasversale alle altre due descritte. Quelli che per non sentire il dolore della disperazione o della depressione attuano la pratica del chiodo scaccia chiodo. Con quali esiti è facile immaginare soprattutto per la partner che subentra immediatamente alla fine di una separazione.

In ogni caso nell’uomo che ci separa c’è una difficoltà a entrare in risonanza con le sue emozioni più profonde. Non vogliono provare, non vogliono sentire per non soffrire.

“La storia di una certa ragazza mi fa ancora male, non trovo quello che cerco e quello che cerco ormai non può più essere lei, lei mi ha mandato a vedere se il gallo aveva fatto l’uovo e quando sono tornato e le ho detto di si mi ha mandato a quel paese e mi ha detto di non farmi più vedere. Per un po’ ci ho provato, ma sai bene che quando l’amore si spegne è più freddo della morte. Il problema è che le due parti in causa non si spengono contemporaneamente e quando sei la parte ancora accesa preferiresti essere morto. È incredibile come le parole possano imitare la saggezza. Se ti ostini a cercare qualcosa corri il rischio di trovarla. Vorrei amare ancora, dare il meglio di me a una ragazza. Il problema è che non so cosa sia il meglio di me, non sono sicuro che ci sia un meglio in me. Quando un aereo perde la rotta basta una manovra per ritrovare le coordinate ma quando un treno deraglia non c’è più molto che si possa fare.

C’era un’idea che mi ronzava in testa, cioè che magari non saremo mai in grado di capire del tutto qualcuno, tanto meno chi più amiamo, ma possiamo comunque amarlo senza riserve. Secondo me amare una persona è forse più facile che capirla ma molto più pericoloso perché l’amore fa sempre male. Si può cercare di capire qualcuno ma non si può cercare di amarlo. L’amore nasce involontario. L’amore può aumentare o diminuire fino a sfumare del tutto ma non si può imporre. A volte ci piacerebbe amare una certa persona, possiamo addirittura dire che quella persona ha tutte le qualità perché ci innamoriamo di lei ma questo non accade. Con uno sforzo più o meno grande ci si abitua a chiunque ma abituarsi non è amare. Non so se le mie idee sono giuste oppure assurde ma tendo a credere che l’amore esiste, che è un’invenzione dell’uomo e che ora è fuori controllo.”

Efraim Medina Reyes

 

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