COSA FARE SE LA MOGLIE NON HA PIU’ VOGLIA DI FARE L’AMORE

Dopo 20 anni di matrimonio il desiderio può calare, ma è ingiusto chiedere alla propria compagna di provare ancora attrazione?

COSA FARE SE LA MOGLIE NON HA PIU’ VOGLIA DI FARE L’AMORE

Buongiorno dottore le scrivo per parlare del mio problema, cioè che mia moglie è sempre fredda anche con i figli, sebbene sia comunque una brava mamma, interessata a tutte le loro attività. Siamo sposati da 20 e abbiamo 3 ragazzi di 18-13-10 anni. Io sono molto attratto da lei anche se lei si ritiene non bella perché leggermente in sovrappeso è alta 1,70 per 70kg con una quarta di seno e la cellulite nei soliti punti.

A me piace molto comunque e ai miei occhi è molto sensuale e sexy. Dopo il terzo figlio abbiamo deciso che la nostra famiglia era al completo quindi il ginecologo le ha prescritto la pillola e per 10 anni non è piu andata dal ginecologo e non l’ha smessa. Ha avuto un calo pazzesco del desiderio logicamente e alla fine dopo mille litigi si è decisa ad andarci per un controllo e per fare due chiacchiere sul problema sessuale sorto.

Adesso l’ha sospesa da 5 mesi e la situazione è un po’ migliorata migliorata però resta sempre distaccata. Molto raramente mi viene vicino per un abbraccio o un bacio ed è sempre stata un po’ così. Io l’abbraccio tutte le notti perché ho il desiderio di sentirla, poi delle volte la mano la metto o su un seno o sul monte di venere o su di una natica in base alla sua posizione e lei si irrita.

Sia ben chiaro che non lo faccio perché voglio fare l amore ma perché è la notte l’unico momento in cui ce l’ho vicina tutta per me. Anche quando facciamo l’amore raramente mi bacia, lei parte subito con la solita formula, senza un po’ di fantasia o di creatività e quando le faccio notare la cosa o si mette a ridere o si inalbera dicendo di non rompere.

Io ho anche parlato con lei serenamente per andare da uno psicologo di coppia ma niente e ho parlato con la sua amica che mi ha detto che ogni volta che lei prova a chiederle qualcosa mia moglie cambia discorso. Io posso anche capire che dopo 20 anni ci sia un calo però per me non è cosi e anzi ci dovrebbe essere più affiatamento. Non sono un marito che non fa regali e anche i figli si lamentano un po’ di come è musona. Insomma sono veramente preoccupato e l’amica di mia moglie mi dice che sono un marito da invidiare. Mi può dire se il mio atteggiamento è sbagliato?
L’intimità fisica è importante e necessaria in una coppia e lei fa bene ad insistere non perché debba forzare sua moglie ad averla se non la desidera ma a cercare di capire perché non la desidera o perché ha avuto questo calo del desiderio che dura da così tanto tempo. Ritengo che sia necessario che ancor prima di una terapia di coppia, sua moglie a livello individuale consulti un terapeuta, sempreché sia disponibile a farlo.

 

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

Studio in Milano, Roma, Napoli e Vietri sul Mare (Sa)

per contatti e consulenze private tel.320-8573502 email:cavalierer@iltuopsicologo.it

 

COME EVITARE LA SEPARAZIONE DOPO ANNI DI CONFLITTUALITA’

Sebbene ci siano dei conflitti, può anche darsi che uno dei coniugi abbia voglia di riprovarci ma come può convincere l’altro?

Superare la conflittualità di coppia

Mi sto separando da mia moglie dopo anni di conflitto. La separazione è stata chiesta da mia moglie, io non vorrei separarmi poiche sento di volerle ancora bene e anche per salvare una famiglia composta da 2 bambini vorrei una consulenza per salvare il matrimonio in quanto ritengo che i nostri conflitti siano derivati da problemi di incomunicabilità e oppositività di entrambi. Problemi questi ultimi derivanti da situazioni banali e che nel corso degli anni si sono ingigantiti a causa del nostro reciproco atteggiamento. Inoltre il nostro rapporto è stato notevolmente danneggiato da divergenze in merito all’educazione dei bambini ( ne abbiamo 2 dei quali uno è affetto da Asperger, l’altro è ipercinetico).

il peso che abbiamo sostenuto nel portar avanti i due bambini, secondo me ha influito negativamente sul nostro rapporto a tal punto da negarci degli spazi di svago. Volevo un aiuto sul modo per poter riprendere il rapporto che è durato da 24 anni e che oltre tutto ha anche interessato in modo negativo tutta la famiglia, la quale ha passivamente accettato la decisione di mia moglie. Inoltre il problema è stato reso più difficile dalla presenza di un altro uomo.

Sottolineerei  “il problema è stato reso più difficile dalla presenza di un altro uomo.” Tenderei di approfondire il ruolo di questo terzo per capirne il reale impatto sulla vostra crisi di coppia. Inoltre, in quasi ogni coppia ci sono problemi d’incomunicabilità e di conflittualità ma lo spartiacque vero e proprio è rappresentato dalla volontà comune di superare tali problematiche. Provi a chiedere a sua moglie un confronto sia sul ruolo del ‘terzo’ che sulla volontà di superare le problematiche che man mano si sono presentate . Tali domande però non vanno poste con tono ‘inquisitorio’ ma come richiesta di chiarimento e con un ascolto il più possibile empatico.

 

Dott. Roberto Cavaliere

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COSA FARE SE LA FAMIGLIA DELLA MOGLIE E’ TROPPO INVADENTE

Dopo il matrimonio è possibile che i rapporti diventino più tesi se la famiglia di uno dei due coniugi non sa restare entro i limiti del rapporto

La famiglia della moglie è invadente

Sono molto innamorato di mia moglie, ma sta nascendo un problema a causa della sua famiglia. Penso sia eccessivamente legata alla sua famiglia, ha molti fratelli e sorelle, e di conseguenza sembra che tutto riguardi sempre tutti. Lo sapevo che era così anche prima di sposarla, ma adesso comincio a sentirmi soffocare, che posso fare?

Probabilmente sua moglie non si è svincolata da una famiglia così numerosa a scapito del rapporto di coppia. Con garbo ma allo stesso tempo con fermezza faccia notare il tutto a sua moglie invitandola ad un confronto non giudicante sulle relazioni con la famiglia d’origine .

 

Dott. Roberto Cavaliere

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QUANTO TEMPO UN GENITORE SEPARATO DOVREBBE PASSARE CON I FIGLI

E’ possibile indicare una quantità di tempo ideale che ogni genitore dovrebbe passare con i figli anche dopo la separazione?

Quanto tempo passare con i figli dopo la separazione

Un genitore separato si pone maggiormente il dilemma su quanto tempo dovrebbe dedicare ai figli rispetto a un genitore che non si trovi in una condizione di separazione. Tale dilemma si poggia sia su considerazioni soggettive sia oggettive.

Le considerazioni soggettive partono dai sensi di colpa che i rispettivi genitori provano nei confronti dei figli per la separazione della coppia genitoriale che questi ultimi hanno dovuto subire. In questo caso non bisogna cadere nella trappola dei sensi di colpa che non fanno valutare quanto sia effettivamente il tempo da dedicare effettivamente ai figli.

Passando a una valutazione oggettiva di tale tempo possiamo tener conto di una serie di criteri. Innanzitutto serve sia qualità sia quantità del tempo. Infatti, spesso ci si nasconde dietro il paravento che essenziale è la qualità del tempo piuttosto che la quantità. Ciò e vero solo in parte. Sicuramente la qualità ha un’importanza primaria ma il figlio deve percepire anche che il genitore gli dedichi un tempo costante anche di sola semplice presenza e non solo legato a momenti significativi della vita.

Inoltre costanza e regolarità nel tempo dedicato. I figli vogliono che i genitori separati continuino con loro a instaurare una serie di abitudini e il tempo loro dedicato conseguentemente debbono seguire le loro abitudini. I figli non debbono percepire che il tempo loro dedicato è una sorta di obbligo del genitorema un piacere. Inoltre non debbono percepire che il tempo loro dedicato post-separazione è aumentato a causa della separazione stessa. Quest’ultimo aspetto è forse quello più importante di tutti.

 

Dott. Roberto Cavaliere

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RELAZIONE CONFLITTUALE FRA I CONIUGI: COSA FARE?

Le differenze di carattere possono portare moglie e marito a farsi la guerra, ma questa non è una situazione sostenibile, ecco quindi come va affrontata

Gentile dottore dopo numerosi litigi mio marito ha lasciato la casa coniugale. Insulti e aggressioni si sono sempre alternati con regali e dichiarazioni d’amore. Abbiamo 2 figli e in 16 anni di matrimonio abbiamo resistito per il loro bene, ma siamo arrivati ad odiarci per differenze caratteriali. La situazione si è aggravata da quando ho iniziato a fare terapie riabilitative al piccolo di 4 anni che soffre di disturbi caratteriali di tipo oppositivo e ritardi nel linguaggio.

Durante questo periodo mio marito si  è estraniato da tutto e questo mi ha molto addolorata. Ho concentrato tutte le mie energie fra casa, lavoro e le terapie…e mio marito, invece di sostenermi lamenta il mio poco impegno a letto.  Per dispetto ha portato via soldi, bancomat e le chiavi delle macchine di entrambi, atteggiamento infantile mio avviso, anche se lui tenta in tutti i modi di dire che sono stata io la responsabile del suo gesto.
E’ possibile che fra voi si sia instaurata una conflittualità tipo “Guerra dei Roses” al di là dei torti e ragioni dell’uno e dell’altro. Bisognerebbe vedere se ci sono ancora spazi di manovra per recuperare la relazione o si è arrivati ad un punto di non ritorno per cui è preferibile andare avanti con una separazione. In quest’ultimo caso vedere se almeno la separazione può essere meno conflittuale della relazione vissuta, per il bene di tutti. La invito a riflettere anche sul seguente brano di Gandhi:
Un giorno, un pensatore indiano fece la seguente domanda ai suoi discepoli:
“Perché le persone gridano quando sono arrabbiate?”
“Gridano perché perdono la calma” rispose uno di loro.
“Ma perché gridare se la persona sta al suo lato?” disse nuovamente il pensatore.
“Bene, gridiamo perché desideriamo che l’altra persona ci ascolti” replicò un altro discepolo. E il maestro tornò a domandare: “Allora non è possibile parlargli a voce bassa?” Varie altre risposte furono date ma nessuna convinse il pensatore.
Allora egli esclamò: “Voi sapete perché si grida contro un’altra persona quando si è arrabbiati? Il fatto è che quando due persone sono arrabbiate i loro cuori si allontanano molto. Per coprire questa distanza bisogna gridare per potersi ascoltare. Quanto più arrabbiati sono tanto più forte dovranno gridare per sentirsi l’uno con l’altro. D’altra parte, che succede quando due persone sono innamorate? Loro non gridano, parlano soavemente. E perché?
Perché i loro cuori sono molto vicini. La distanza tra loro è piccola. A volte sono talmente vicini i loro cuori che neanche parlano, solamente sussurrano. E quando l’amore è più intenso non è necessario nemmeno sussurrare, basta guardarsi. I loro cuori si intendono. E’ questo che accade quando due persone che si amano si avvicinano.”
Infine il pensatore concluse dicendo: “Quando voi discuterete non lasciate che i vostri cuori si allontanino, non dite parole che li possano distanziare di più, perché arriverà un giorno in cui la distanza sarà tanta che non incontreranno mai più la strada per tornare.”

 

Dott. Roberto Cavaliere

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COME GESTIRE LA FAMIGLIA DEL CONIUGE QUANDO E’ TROPPO INVADENTE

In una coppia a volte il problema non sono direttamente i coniugi, ma le famiglie di provenienza che non si rendono conto dei limiti che non dovrebbero varcare nei confronti della nuova famiglia che si è formata

Come gestire famiglia coniuge invadente

Spesso la famiglia di uno dei due coniugi invade a tal punto la coppia da rappresentare un vero e proprio ‘terzo’ nella relazione.
Come tutti i ‘terzi’ l’intromissione di una delle famiglie d’origine può essere un terzo incomodo che tende a minare la stabilità della coppia stessa.

Che cosa fare di fronte ad una tale invadenza?

Innanzitutto tale problematica va affrontata con l’altro coniuge. Va segnalata che la sua famiglia d’origine tende a essere invadente a parer proprio e verificare se l’altro coniuge ne ha consapevolezza o meno. Una volta che si è consapevoli entrambi di tale intromissione cercare di far gestire in prima battuta dal coniuge l’invadenza della sua famiglia d’origine e solo se lui lo richiede farlo insieme. Purtroppo non sempre c’è consapevolezza nell’altro dell’invadenza o se anche ci fosse, l’altro potrebbe aver difficoltà a gestirla da solo o insieme. In questi casi bisogna agire da soli coltro il ‘terzo incomodo’

Come?

Delimitando e rafforzando i confini della coppia di fronte all’invadenza del ‘nemico’. E’ un compito che richiede grande e costante impegno ed equilibrio per non creare conflittualità ulteriore. Gli attacchi frontali servono a poco se non d inasprire ulteriormente gli animi. Invece un lavoro paziente, quasi strategico’ di contenimento dell’invadenza sortisce gli effetti desiderati. Solo laddove questo lavoro non dovesse dare gli esiti sperati, è il caso d’intervenire in maniera diretta chiarendo il tutto.

 

Dott. Roberto Cavaliere

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PERCHE’ I SENTIMENTI NEGATIVI VERSO L’EX SONO DIFFICILI DA SUPERARE

Si può provare rancore nei confronti dell’ex coniuge anche per molti anni dopo la separazione, cosa ci impedisce di andare oltre?

Superare sentimenti negativi ex

Rabbia, odio, risentimento e altri sentimenti negativi post-separazione sono abbastanza comuni soprattutto se la separazione è stata subita o è maturata sull’onda di una forte conflittualità di coppia o di un evento come il tradimento.

Come reagire se lui si risposa

In questi ultimi casi la separazione nasce sulla base di sentimenti negativi che tendono a perdurare nonostante la separazione stessa perché non sono state affrontate le vere cause che le hanno generate. E’ come se di fronte ad una febbre alta si prendesse solo l’antipiretico per abbassare la febbre senza ricercarne le vere cause e cercare di curarle.

In più la separazione con l’ulteriore strascico di conflittualità che comporta non solo non attenua tali sentimenti negativi ma addirittura li amplifica. Conclusione:il rimedio (la separazione) peggiora il male (i sentimenti negativi.) In questi casi si rende necessario un percorso introspettivo che aiuti quella separazione psicologica dall’ex partner ed elabori i sentimenti negativi che ancora permangono.

Finirei con una massima che è anche un consiglio da attuare:
Perdona gli altri, non perché essi meritano il perdono,ma perché tu meriti la pace.

Buddha

 

Dott. Roberto Cavaliere

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COSA FARE SE IL PARTNER NON HA VOGLIA DI LAVORARE

Pianificare un futuro insieme diventa difficile se chi potrebbe cercare lavoro non si applica minimamente

Cosa fare partner non ha voglia lavorare

Ciao, sono una ragazza di 22 anni, fidanzata da due anni con un ragazzo che ne ha 26. Stiamo molto bene insieme tanto che già sogniamo di andare a convivere e costruire una famiglia insieme. Il problema è che sembra non ci siano speranze per realizzare questo sogno dal momento che non c’è una minima base economica da cui partire per poter fare progetti di questo genere.

Disoccupazione e crisi di coppia: come reagire?

Io sono una studentessa universitaria e quindi per il momento non godo di entrate finanziarie; lui invece è disoccupato e non fa un minimo sforzo per cercare lavoro. Non solo non trova occupazione ma neanche la cerca! Paradossalmente sono io ad interessarmi alle varie offerte lavorative al posto suo. Gli fornisco i contatti, lo incoraggio a chiamare e a mandare curriculum, ma da lui ricevo solo risposte alquanto indifferenti. Per lui svegliarsi ad ora di pranzo e non fare nulla durante il corso delle giornate non risulta un problema. Lo so che, nonostante il fidanzamento, ognuno ha la propria vita ed è quindi libero di fare le proprie scelte; è vero anche che l’amore va oltre queste cose materiali, ma come faccio io a sperare in un futuro con una persona che non ha voglia di lavorare? Come posso sperare di mantenere una casa o dei figli insieme a lui? Io mi impegno ogni giorno nello studio e tra un anno dovrei laurearmi. So che poi non sarà facile trovare lavoro, soprattutto in questo momento storico così critico per noi giovani, ma ho intenzione di non fermarmi un attimo a cercarlo. Sono troppo determinata a realizzare i miei sogni (primo fra tutti quello di avere dei figli), ma non so se sarà possibile accanto a lui. Cosa mi consiglia di fare?
I fatti parlano più delle parole, e lui coi fatti le sta dimostrando qual è il suo impegno nel realizzare una progettualità di coppia. O si assume l’onere di fargli da traino in questo momento, col rischio di farlo anche per tutta la vita, o rifletta seriamente insieme a lui se c’è ancora spazio per una condivisione comune, sugli stessi valori, del vostro futuro di coppia.

 

Dott. Roberto Cavaliere

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IL SACRIFICIO IN AMORE

IL SEGUENTE ARTICOLO E’ TRATTO DA UN’INTERVISTA AL DOTTOR CAVALIERE SUL SETTIMANALE “VIVERSANI & BELLI”

«L’amore oblativo, quello che ha raggiunto il più alto livello di maturazione psichica e affettiva, non ha nemmeno un’età. Però, ha una condizione: non si aspetta dall’altro nulla in cambio. Il gesto ha l’unico obiettivo di dare benessere a chi lo riceve. Questo, è un dono sacro che non tutti sanno offrire. Alcuni, infatti, si sacrificano per far sapere all’altro ‘guarda quanto sono capace di amarti’, nella speranza che il loro oggetto d’amore appaghi il suo ego e li apprezzi più di prima», afferma Roberto Cavaliere, psicologo e psicoterapeuta esperto di “mal d’amore”. «In generale, però, potremmo dire che con l’avanzare dell’età, il giudice supremo, la ragione, acquista più forza nella scelta. La passione viene ancora ascoltata, ma per periodi più brevi rispetto a quanto si fa quando si è più giovani, quando si è più impulsivi».

Il valore del sottrarsi

“Nulla si ottiene senza sacrificio e senza coraggio”, ha detto il Mahatma Gandhi. Vale anche per la conquista dell’amore del partner? «L’amore sacrificale potrebbe nascondere egoismo, pretesa, o essere un test per mettere alla prova se stessi e l’altro», fa riflettere il dottor Cavaliere. Certo è che «bisogna sdoganare il concetto di amore romantico, dove il sentimento è senza limiti. Un coppia non è una favola dove tutto fila liscio: i due individui, nel momento in cui pensano alla costruzione del noi, devono anche essere disposti a fare un sacrificio per l’altro». Potrebbe trattarsi del cambiare stile di vita, cioè rinunciare a qualche uscita con gli amici o a qualche hobby per passare più tempo con il compagno, per esempio. E non c’è una sottrazione di una parte di sé che ha più valore di un’altra, l’importante è che ciò che si fa, sia autentico.

Ci si potrebbe pentire se…

Supponiamo che dopo avere accettato la richiesta dell’altro di fare un sacrificio, o che dopo essere faticosamente scesi a patti con noi stessi abbiamo messo nel cassetto il sogno di una vita, ci pentiamo: che cosa potrebbe succedere? «L’amore oblativo non si pente mai, perché ha compiuto il gesto in modo gratuito», sostiene Cavaliere, «si pente l’amore che è stato spinto da un moto passionale, senza lasciare alla ragione il tempo di meditare un sì definitivo. Dovremmo sempre chiederci se vogliamo davvero quello che stiamo per compiere».

L’altra metà del sacrificio

Daniela Spada, compagna dell’attore Cesare Bocci, durante una presentazione del loro ultimo lavoro narrativo a quattro mani “Pesce d’aprile”, che racconta di come insieme sono diventati più forti dopo che lei, a una settimana dal parto, ha dovuto affrontare le conseguenze di un ictus che l’ha costretta a cure e a un lungo lavoro di riabilitazione fisica, ha detto: “Nonostante lui volesse rimanermi accanto, io gli ho chiesto di non rifiutare le proposte di lavoro. Una volta uscito di casa avrei pianto, ma volevo che lui non si privasse di ciò che ama fare”. Si tratta di una rinuncia alla cura da parte del partner: un (doppio) sacrificio, potremmo dire, con una faccia diversa…«L’amore di semplice ha ben poco: richiede una continua messa in discussione, richiede il “sacrificio” di crescere, non più da soli, ma in due. Mettere da parte il proprio ego è un gesto ricco di comprensione, accoglienza e potenzialità di andare oltre», continua Cavaliere.

Box/Quando la rinuncia è per l’amore dei figli o dei genitori

L’amore è amore. Punto. E dovrebbe essere anche incondizionato e lasciato libero di scorrere, sia che fluisca in un rapporto di coppia, in quello con i figli o con i genitori. «Quando si sacrificano il proprio tempo o le proprie ambizioni, per esempio per passare più ore con i figli o gliele si sottrae con la convinzione di dare loro una vita più agiata, oppure quando si rinuncia a qualcosa per accudire un genitore malato, se il gesto è oblativo, allora sarà pieno di riflessione, ma privo di ripensamenti». Altrimenti? «Potrebbe essere il pretesto per non fare i conti con le proprie paure di fallire in questi aspetti della vita, o di non sentirsi abbastanza, o all’altezza di permettersi altro. Il discorso, però, potrebbe prendere una piega diversa. Molto dipende dalla storia personale di ognuno. Nel sacrificio potrebbe nascondersi la mancata domanda: ‘io cosa desidero davvero?’. Dovremmo porcela, sempre, per non pentirci poi», sostiene il dottore Cavaliere.

Dottor Roberto Cavaliere

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FRIENDZONE: LA ZONA AMICALE DELLE RELAZIONI

IL SEGUENTE ARTICOLO E’ TRATTO DA UN’INTERVISTA AL DOTTOR CAVALIERE SUL SETTIMANALE “VIVERSANI & BELLI”

L’amicizia può diventare amore? Se vi sentite come Rachel e Ross in “Friends”, legati da un affetto fraterno che vi rassicura e vi scalda il cuore, probabilmente vi trovate nella cosiddetta “friendzone”, un’area protetta di comfort in cui fiducia, comprensione e sostengo sono garantiti e non c’è spazio per le delusioni. Ma i sentimenti sono imprevedibili e, se l’altro comincia a far battere il cuore, non si può far finta di nulla: è ora di uscire dall’area amicale.

BUTTARSI O NO?

Avventurarsi fuori dalla friendzone vuol dire mettere in discussione un rapporto che ha basi solide, fondato su empatia, fiducia, lealtà, condivisione. Si dice che un amore è sostituibile, un amico no: vale la pena rischiare? Sì, perché, fingendo che nulla sia cambiato, il rapporto con l’altro risulterebbe falsato, non più autentico come prima. Bisogna mettere in conto i rischi: non solo di ricevere un no, ma anche di dover ricostruire l’amicizia.

 

SI PARTE IN VANTAGGIO  

«L’amore che scoppia tra due amici salta la fase iniziale dell’idealizzazione, in cui si tende ad avere un’attenzione selettiva verso gli aspetti dell’altro che risultano più affascinanti, rifiutando quelli che invece non combaciano con la propria immagine mentale di perfezione», spiega il dottor Roberto Cavaliere, esperto di problematiche di coppia. «Generalmente, quando la passione comincia a stemperare, l’immagine ideale entra in conflitto con quella reale e ciò genera delusione per il mancato rispetto delle aspettative iniziali. L’amicizia invece si fonda sulla conoscenza profonda dell’altro e l’accettazione di pregi e difetti. Non ci sono forzature per apparire sempre al meglio, come accade specialmente nelle prime fasi di una relazione amorosa. Ci si mostra per quello che si è, con spontaneità e naturalezza, e questo è senza dubbio un vantaggio».

COME FRATELLI

C’è anche il rovescio della medaglia. «La complicità, il cameratismo, l’affiatamento profondo si scontrano con il bisogno di scoprire l’altro un po’ alla volta, perché è quel pizzico di mistero che rende l’altro desiderabile e affascinante», prosegue l’esperto. «Vale anche dal punto di vista fisico: l’eccessiva confidenza diventa trascuratezza, mancanza di attenzione ai dettagli. Con un amico si può uscire anche in tuta e senza trucco, ma così lui non vedrà mai l’altro come un oggetto del desiderio».

Dottor Roberto Cavaliere

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