AMORI OMOSESSUALI

Brano tratto la una lettera che Freud scrisse nel 1935 alla madre di un omosessuale e pubblicata in Lettere 1873-1939, a cura di E.L.Freud edito da Bollati Boringhieri, Torino 1960

“L’omosessualità, certamente, non è un pregio, ma non è qualcosa di cui ci si debba vergognare, non è un vizio, una degradazione e neppure può essere definita una malattia; noi la consideriamo come una deviazione delle funzioni sessuali , provocata da un certo blocco dello sviluppo sessuale. Molte persone stimabilissime, in epoca antica e moderna, sono state omosessuali, tra queste molti tra gli uomini più grandi (Platone, Michelangelo, Leonardo da Vinci, ecc…): è una grande ingiustizia perseguitare l’omosessualità come un reat, ed è anche una crudeltà…

Chiedendomi se posso aiutarLa, evidentemente vuol sapere se posso eliminare l’omosessualità, e mettere al suo posto la normale eterosessualità. La risposta è, come tesi generale, che non non possiamo promettere niente del genere, in un certo numero di casi ci riesce a sviluppare i germi latenti delle tendenze eterosessuali, presenti in tutti gli omosessuali; nella maggioranza dei casi, questo non è più possibile…

Altra questione è quella di ciò che può raggiungere un analisi nel caso di suo figlio. Se è infelice, nevrotico, dilaniato da dubbi, inibito nei suoi rapporti personali, in tal caso un analisi può arrecargli l’armonia, la pace psichica e una piena capacità di lavoro, indipendentemente dal fatto se rimanga omosessuale oppure cambi. ”

 

TESTIMONIANZE

Sono un ragazzo di 34 anni,e vorrei tanto che lei dottore mi aiutasse a dare un senso alla mia storia prima che finisca di logorarmi più di quanto non abbia già fatto. Da circa quattro anni sono legato sentimentalmente ad un ragazzo mio coetaneo del quale mi sono innammorato nella convinzione,comune un pò a tutti gli inguaribili romantici,che fosse l’uomo giusto,l’uomo con il quale poter costruire qualcosa di importante,ignorando ed,al contempo,sconfiggendo quei biechi pegiudizi e quei falsi moralismi che spesso ci impediscono di vivere appieno la nostra vita.Ci tengo a precisare che vivo la mia condizione di omosessuale nella più assoluta tranquillità perchè mi sento ma soprattutto sono un ragazzo come tutti gli altri,con gusti sessuali diversi che nessuno ha il diritto di giudicare in quanto appartengono a quella sfera intima propria di ciascun individuo,etero o gay che sia. Di cosa quindi dovrei vergognarmi? Di amare una persona del mio stesso sesso? Di andare contro la comune morale? Il vero problema,invece,è che molti non comprendono,o fingono di non comprendere, che le sofferenze,le emozioni,gli stati d’animo sono gli stessi, così come le paure,le attese,le speranze e i sogni che qualsiasi storia d’amore comporta. Pertanto non mi sento di mancare di rispetto ne di offendere nessuno se ho deciso di dare libero sfogo ai miei sentimenti,e di non nascondermi dietro un castello di menzogne perchè sarebbe un’inutile quanto ingiusta violenza nei confronti di me stesso.Mi sono dichiarato alla mia famiglia ed ai miei amici all’età di 23 anni e sono orgoglioso di aver avuto il coraggio di uscire allo scoperto con fierezza e senza alcuna vergogna. Purtroppo,però,oggi tutta quella autostima che mi ha sempre contraddistinto comincia seriamente a vacillare in quanto mi sento prigioniero di una storia che mi sta lentamente annientando senza che io riesca a far nulla per oppormi.Eppure,memore delle esperienze passate,non mi sono lasciato andare subito,ma ho cercato di vivere i miei sentimenti con quel briciolo di razionalità che a volte non guasta.Ma come spesso accade,una volta abbassate le mie difese,sono stato risucchiato in quel vortice ciclonico chiamato amore che mi ha travolto in tutta la sua furia distruttiva.Ho dato tutto me stesso a quest’uomo,senza mai risparmiarmi e rinunciando a tanti aspetti che,fino ad allora,avevano fatto da contorno alla mia vita.L’ho collocato al centro del mio universo,ed il mio desiderio era solo quello di vederlo felice:come mi riempe il cuore anche un suo semplice sorriso.Inoltre ho sempre rispettato la sua scelta,pur non condividendola,di vivere nell’ombra per paura che la gente sapesse o solo sospettasse di lui.Ho rinunciato a molti dei miei amici perchè lui riesce a frequentare solo una ristretta cerchia di persone con cui si sente al riparo ma paradossalmente tutti i suoi amici sono gay,e nonostante conosca la mia famiglia, raramente accetta di venire a casa mia e solo se accompagnato da qualcuno.In quattro anni non mi ha mai detto un ti amo,un ti voglio bene,mai un gesto spontaneo e gentile,mai una parola dolce ma ha sempre innalzato un muro che mai sono riuscito a scalfire. Lui dice di avere difficoltà a manifestare i suoi sentimenti,di sentirsi bloccato ma in realtà questo suo blocco vale solo nei miei confronti dal momento che con gli altri ha slanci d’affetto davvero notevoli.Tuttavia la cosa che più mi ferisce è il tono astioso con cui mi si rivolge,i suoi assordanti silenzi quado siamo insieme,il veleno che mi riversa addosso senza motivo,il suo essere contiunamente in competizione con me,il suo non valorizzarmi mai e la sua incapacità assoluta di dialogo e confronto…..Mi vergogno a dirlo perchè lo reputo gravissimo ed umiliante ma spesso quando mi avvicino per baciarlo si scosta con una freddezza ed un’indifferenza che fanno molto male ma molto.Ho tentato di tutto per salvare questa storia ma ogni tentativo è risultato vano. Ciò nonostante stiamo ancora insieme ed allora mi chiedo: che senso ha continuare? perchè non mi lascia se non mi ama?ma soprattutto perchè non riesco a lasciarlo io?Tutti mi dicono che l’unico rimedio è voltare pagina ed andare avanti,ma pur provandoci,non riesco a porre fine a questa indicibile agonia.Eppure sono un bel ragazzo,realizzato lavorativamente,con una famiglia fantastica alle spalle,un ragazzo che non ha alcun problema a relazionarsi ed a mettersi in gioco,a cui piacciono le nuove sfide…Cosa mi manca per dire basta?Ho provato anche a parlargli apertamente, mettendo a nudo tutta la mia debolezza, ma la sua unica risposta è stata:”io sono fatto così,prendere o lasciare”…. Mi sento prigioniero di me stesso e non so proprio cosa fare……L’unica cosa di cui sono consapevole è che merito ben altro……

 

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

Studio in Milano, Roma, Napoli e Vietri sul Mare (Sa)

per contatti e consulenze private tel.320-8573502 email:cavalierer@iltuopsicologo.it

AMORI MERCENARI

Nella vita ci sono cose che ti cerchi e altre che ti vengono a cercare. Non le hai scelte e nemmeno le vorresti, ma arrivano e dopo non sei uguale. A quel punto le soluzioni sono due: o scappi cercando di lasciartele alle spalle o ti fermi e le affronti. Qualsiasi solzione tu scelga ti cambia, e tu hai solo la possibilità di scegliere se in bene o in male. […] Se scappi sarai in frantumi nello stesso modo ma il rimorso farà di te un uomo a pezzi per tutto il tempo che ti resta. E saranno pezzi ogni giorno più piccoli…” (Io uccido di Giorgio Faletti)

 

TESTIMONIANZE

TURISMO SESSUALE è la prima volta che entro in un forum… vivo un’esperienza strana e ho bisogno di parlarne al di fuori del mio giro di amiche, che non capirebbero… un matrimonio finito, due figli grandi, e mi ritrovo ancora piacente ma sola… vacanza in Giamaica con un’amica… ed è successo. Non ero andata là per sesso, non ci pensavo, ma è successo… l’atmosfera, il mare, la musica… sapevo che lui lo faceva per soldi, che lo aveva fatto con altre mille donne prima di me, ma era così dolce ed entusiasta della vita, così affascinante, che ho pensato solo a godermi il momento, convinta che non facesse parte della mia vita “normale”. Invece sono tornata, altre 2 volte, sempre da lui… una droga? Forse. Il problema è il senso di colpa, la vergogna: non è squallido per una donna della mia età, una signora rispettata e ammirata per la sua “classe”? e poi un altro problema: le richieste di soldi si fanno insistenti. Dice che la sua famiglia è povera, che lui guadagna troppo poco con il suo lavoro “normale”… ho ceduto, ma sto male. Non riesco a staccarmi da lui, ma mi sento… una donnaccia. Anzi, una donna triste e squallida, che non riesce a trovare gioia nel mondo in cui vive e la cerca altrove, in un paradiso artificiale… scusate lo sfogo… non so se fra voi c’è qualcuna della mia età che può capirmi… Lilli

Con molta umiltà ti scrivo per darti la mia opinione. Ci sono persone molto abili a manipolare e ad usare gli altri esclusivamente per i loro fini. possono avere una splendida immagine e possono anche affascinare, ma la sostanza è che vogliono prendere il più possibile, sia come soldi che come energie. Dalla mia esperienza ti posso dire che queste persone non cambiano e che ti possono portare in fondo agli abissi, perchè sono come una droga. Io credo che la cosa più sana sia allontanarsi, per non soccombere. e trovare la ricchezza al proprio interno, con grande solidarietà,

 

COLPA DEL MIO LAVORO ? Età: 36 caro dottore, mi scusi la mia scrittura, ma sono straniera. li raconto il mio problema .ho conosciuto un uomo di 37 anni che in passaato era stato ammalatto de delirio interpretativo,io la verita mi sono spaventata un po ,ma dopo molti tentativi non sono riuscita a lasciarlo,mi sono innamorata di questo uomo, lui non aveva mai avuto una relazione sentimentale con una donna che non fose apagamento.anche a me a conosciuto in quel momdo e la verita! ma lui mi a dettoche mi acettava comunque.lui voleva che io andase a convivere con lui …maquesto il suo passato mi dava paura.io ho lasciato quell lavoro ma lui ,altempo dopo diceva che io lo facevo ancora ,e non era vero,dopo ha inventato cheio ce lo un amante,ancora non vero.cosi mi ha trascinatta in una angoscia,tristeza ,irritabilidad ecc.non sto piu bene!!!!. poi lui mi ha tradita e ritornato a andare a sesso a pagamento e mi continua a molestare,che la colpa e mia ecc.come facevo andare a convivere con una persona cosi? tutto lo interpreta e in modo negativo,un mio sorriso,un pianto.lui e malatto! e aquestpunto pure io.dottore e possibile una guarigione per questa persona?io ci ho provato di tutto,pure ho parlato col spchiatra che ogni tanto lo sigue..ma non serve a nulla e il medico a le mie domande se lui e pazzo risponde con evasive tipo….NO PAZZO NO bordelain!per che questo uomo a pure la laurea.dottore credi che il mio ex lavoro a portato a questo uomo ha essere cosi? se io magari avrei fatto un altro lavoro questa gelosia non abrebbe mai iniziata? si avrei andatto a convivere questo no avrebbe mai suceso?.mi risponda per favore!!!adesso sto male e mi sento colpevole anche de la sofferenza di questa persona,per che io volevo solo dargli felicita,amore …ma e andatta diversamente.grazie de la sua gentileza,e aspetto la sua risposta.

 

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

Studio in Milano, Roma, Napoli e Vietri sul Mare (Sa)

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AMORE CRIMINALE

“Perchè tu possa correre dal tuo nuovo amante. No, davvero, mi costasse pure la vita, no, non partirò, e la catena che ci lega ci legherà fino alla morte… Tu non mi ami più, che importa, dal momento che ti amo ancora, io. Questa mano è abbastanza forte per rispondere di te. Io ti tengo, donna dannata, e ti costringerò a subire il destino che inchioda la ta alla mia sorte. Mi costasse pure la vita, no, io non partirò, e la catena che ci lega, ci legherà fino alla morte”. Opera Carmen di Georges Bizet

 

In Italia, ogni tre giorni una donna viene uccisa da un uomo che diceva di amarla: nel 2005 sono state 134 e nel 2006 sono state 112 le donne assassinate da mariti, compagni, fidanzati e amanti che, una volta lasciati, non hanno fatto altro che pensare “O mia, o di nessun altro”.

Le notizie riportate sono più eloquenti di qualsiasi altra considerazione e coprono tutta la possibile statistica dei crimini per amore.

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03.08.2008 Vessy (GE): anziano uccide moglie affetta da Alzheimer. Una donna di 77 anni è stata ritrovata morta venerdì sera in una casa per anziani medicalizzata a Vessy (GE). In base ai primi elementi dell’inchiesta il marito di 79 anni l’avrebbe uccisa perché non sopportava più di veder soffrire la moglie affetta dal morbo di Alzheimer. In seguito l’uomo avrebbe tentato di togliersi la vita.

Uccide la moglie davanti ai carabinieri Repubblica — 12 gennaio 2008   pagina 1   sezione: MILANO Uccide con una coltellata la moglie, che stanca dei maltrattamenti subiti sta andando via di casa. L’ uxoricida, Amerigo Maira, 34 anni, tossicodipendente, a San Vittore fino a marzo per droga, tira fuori un coltello e con un solo fendente alla pancia compie la tragedia. Barbara Belotti, 32 anni, muore nella sua casa di via Kennedy 60, a Garbagnate, proprio mentre i carabinieri entrano nell’ appartamento per tentare di salvarla. «Un tipico caso di maltrattamenti in famiglia reiterati» dicono gli investigatori. L’ uomo era in cura per la sua dipendenza dalle droghe ed era stato dimesso mercoledì dall’ ospedale psichiatrico. «Abbiamo inviato una relazione in procura – dice Maria Teresa Ferla, primario del reparto di psichiatria dell’ ospedale di Garbagnate – segnalando la pericolosità sociale dell’ uomo».

 

Strangolata in casa, si cerca il fidanzato Tra le ipotesi, una lite poi degenerata –Giovani, belli e appassionati di bici amatoriale, così erano descritti i due giovani conviventi da chi li conosceva. Eppure qualcosa di ancora troppo misterioso si è abbattuto su quella giovane coppia: lei trovata morta con i vestiti addosso, sul letto del suo appartamento a Sansepolcro (Arezzo) completamente in ordine. Lui scomparso e irraggiungibile telefonicamente

Sansepolcro (Arezzo), 23 agosto – Per tutti quelli che li conoscevano erano come i fidanzatini di Peynet: giovani, belli, innamorati, persino accomunati dalla stessa passione, la bici amatoriale. Lei l’ha trovata la madre alle undici di mattina, sdraiata sul letto, morta, ancora col collo segnato dalle mani che l’hanno strangolata. Di lui invece non c’è traccia. Sparito, come un fantasma, come uno inseguito da un rimorso che non gli dà tregua. E’ stato lui ad uccidere? E’ stato lui a stringere la presa attorno alla gola del suo amore? I carabinieri lo hanno cercato per tutto il giorno e continuano a cercarlo. Il sottinteso è fin troppo ovvio, anche se è impossibile avere certezze in questa primissima fase dell’indagine.

L’auto con la quale Luca Ferri, 26 anni, si è allontanato dall’appartamento in cui è rimasto solo il corpo di Silvia Zanchi, appena 23 anni, la fidanzata di una vita. Cosa possa essere successo dopo è un mistero. Può essere che Luca sia scappato, può essere che divorato dal dolore di un attimo di follia abbia scelto anche lui di farla finita (ipotesi che i carabinieri non scartano affatto), può essere persino (ma è uno scenario residuale allo stato attuale delle indagini) che con questa storiaccia non c’entri niente, che fosse fuori di casa, che non abbia ancora saputo niente. In questo puzzle tutto da comporre si inserisce pure una tessera che non torna. Nella tarda serata di ieri, ad Anghiari, paese di origine di lui, è stato trovato il cadavere di un trentenne che si è impiccato. E’ un’altra storia, garantiscono gli inquirenti. Quella di Silvia e Luca comincia ufficialmente intorno alle undici del mattino, quando la madre di lei, Fabrizia, si precipita nella casa di via delle Città Gemellate, a Sansepolcro, in cui i due fidanzati vivono insieme da dicembre, in attesa del matrimonio che stanno già progettando. La figlia non ha mai risposto al telefono, ma certo neppure la madre si aspetta quel che si trova davanti in camera da letto: Silvia ormai fredda, seppure vestita, i segni bluastri sul collo. Il medico del 118 si rifiuta di firmare il certificato di morte: questo non è un decesso naturale. Il resto è il classico scenario di un omicidio. I periti della medicina legale di Siena, giunti a metà pomeriggio, datano la fine di Silvia alle undici e mezzo-mezzanotte. Quel che sia successo si può soloprovare ad immaginarlo in attesa che si sappia che fine ha fatto Luca. E’ possibile che ci sia stata una lite, magari il classico scontro fra innamorati, che in un attimo di smarrimento e di rabbia una mano si sia stretta troppo attorno al collo, che quando la coscienza è tornata fosse ormai troppo tardi. Poi, forse, il rimorso, un dolore sordo per l’eutanasia di un amore, la fuga lontano dalla memoria e a caccia dell’oblio.

Di certo, dicono all’unisono vicini, amici e parenti, Silvia e Luca non litigavano mai. Non c’erano mai stati segni di gelosia, non c’erano mai stati screzi, almeno in pubblico. La classica coppia invidiata da tutti, anche se la vita non era mai stata facile: operai entrambi, lui in un nastrificio, lei in un maglificio, si guadagnavano il futuro passo passo, a costo di sacrifici. Per pagare la casa che avevano comprato e nella quale Silvia è stata strangolata, la ragazza lavorava come cameriera in un hotel durante il week-end. I fidanzati frequentavano un circolo cicloturistico di Anghiari, la ‘Dynamis’: lui è un bell’atleta, lei dava una mano nell’organizzazione. Sempre insieme anche nell’ultima vacanza, pochi giorni fa, sulla riviera adriatica, pare. Chi l’avrebbe pensato allora che Silvia sarebbe finita strangolata e Luca l’unico sospettato?

Salvatore Mannino e Federico D’Ascoli

Fontehttp://lanazione.ilsole24ore.com/2008/08/23/113169 strangolata_casa_cerca_fidanzato.shtml

 

Usa/ Assolda killer per uccidere la moglie con spada da samurai Rockefeller Auguste era convinto che la donna lo tradisse

New York, 23 ago. (Ap) – Rockefeller Auguste pensava che sua moglie lo tradisse e ne ha fatto una questione di onore. Per questo ha pensato di lavare l’onta con una spada da samurai, ma, non volendo commettere in prima persona l’omicidio, ha cercato di assoldare un uomo che la uccidesse e le tagliasse una mano, in modo da recuperare, se non l’amore della donna, almeno il diamante da 27.000 dollari che le aveva regalato al matrimonio. Per sua sfortuna, il killer era in realtà un poliziotto sotto copertura e la donna, 26 anni, ha scampato il pericolo, viva e con entrambe le mani attaccate al corpo.

Auguste è stato tratto in arresto mentre si trovava nel suo ufficio di Manhattan e deve ora rispondere dell’accusa di essere il mandante di un omicidio e per il possesso illegale di arma. Secondo quanto reso noto dalla polizia, l’uomo, 35 anni, sarebbe un designer di uno studio di architettura e avrebbe dato al killer l’arma e un anticipo di 500 dollari.

L’uomo avrebbe cercato di assoldare l’assassino perché era molto arrabbiato per avere speso migliaia di dollari per un matrimonio che non è mai stato celebrato, i due erano infatti sposati solo con rito civile. La donna aveva lasciato la casa dove vivevano alcuni mesi fa, dopo avere sporto denuncia per violenze domestiche. Secondo quanto reso noto da Kevin Morgan, avvocato di Auguste, l’uomo non avrebbe precedenti penali.

http://notizie.alice.it

 

TRAGEDIA FIGLIA DI UN’OSSESSIONE Temeva che la donna volesse tornare dal marito. Una lettera d’addio alla madre per ricordare i suoi fallimenti in amore <Non mi lascerai anche tu>: uccide la convivente Fano: la colpisce con 4 coltellate, poi sale in auto e si da’ fuoco

FANO <TI amo>, ha scritto in un biglietto che ha posato vicino al cadavere della donna che aveva appena ucciso a coltellate. <Ti raggiungo>, ha poi segnato in un altro foglio, poco prima di darsi fuoco nella loro auto, dopo essersi cosparso di benzina. Era un grande AMORE, quello che legava Gabriele Daniele Cordara a Donatella Barbanti, conviventi da circa un mese in un paesino dell’entroterra di Fano, Calcinelli di Saltara. Un AMORE che l’uomo temeva di perdere. La sua compagna infatti, una donna appena separata dal marito, forse cominciava ad avere qualche dubbio sulla tenuta del nuovo rapporto, e forse non escludeva la possibilita’ di tornare assieme al marito. Ma Daniele e Donatella erano una coppia che si voleva bene, <molto affiatata>, raccontano ora i vicini di casa. Originario di Milano ma residente a Calcinelli da diverso tempo Cordara, che aveva 35 anni, faceva il parrucchiere in un negozio di Pesaro. La sua compagna, invece, 36 anni, disoccupata, era originaria della vicina Fossombrone. Poco piu’ di un mese fa aveva accettato di andare a vivere con lui. La donna aveva un figlio. In questo periodo lo aveva mandato in vacanza da alcuni parenti, per completare in tutta calma le pratiche della separazione dal marito. La possibilita’ di costruire un rapporto piu’ profondo era stata una spinta in piu’ per poter uscire dalla monotonia di un AMORE ritenuto esaurito con l’uomo che e’ il padre del suo bambino. Poi, pero’, aveva avuto qualche ripensamento, normale in un momento difficile come quello della separazione. E di questi tentennamenti di Donatella, Cordara soffriva moltissimo. Avrebbe ingigantito le difficolta’ della decisione della compagna, che gli aveva confessato i propri dubbi, le proprie inquietudini e di considerare anche la possibilita’ di poter un giorno tornare con il padre di suo figlio. Temeva di perderla per sempre. Cosi’ potrebbe essere nato il diverbio di domenica sera, da cui e’ scaturita la tragedia. La lite tra i due e’ avvenuta attorno alle 22 di domenica. I vicini di casa hanno udito urla, voci alterate, ed hanno pensato ad una lite. Poi, improvvisamente, il silenzio. Cordara aveva ucciso la compagna. Secondo la prima ricostruzione dell’OMICIDIO, l’uomo l’ha colpita con un lungo coltello da cucina. L’ha colpita tre, forse quattro volte, all’addome e alle braccia mentre la donna si accasciava sul pavimento. Poi ha sollevato il cadavere e l’ha adagiato sul letto. Ha scritto alcuni bigliettini con le frasi <ti amo> e <ti raggiungo>. Quindi, in cucina, ha scritto una breve lettera alla madre dove ha ricordato i suoi precedenti fallimenti sentimentali, il timore che anche Donatella lo abbandonasse e la crisi che stava attraversando. Subito dopo Cordara e’ salito sulla Fiat Tipo della coppia ed e’ partito alla volta di San Venanzio, un paese vicino Calcinelli. Qui, nei pressi di una cava di pietra, in un luogo appartato, e’ sceso dall’auto, si e’ cosparso il corpo di liquido infiammabile, forse benzina, e’ risalito sulla vettura e si e’ dato fuoco. Il bagliore ha richiamato l’attenzione di una persona che ha avvisato i carabinieri. Poco dopo i militari si sono recati a casa della coppia per avvertire Donatella della morte dell’uomo, ma l’hanno trovata uccisa e adagiata sul letto. La casa era in perfetto ordine, i bigliettini scritti da Cordara erano li’, vicino al cadavere. La donna non era riuscita neanche a difendersi. (j. p.)

http://archivio.lastampa.it/LaStampaArchivio/main/History/tmpl_viewObj.jsp?objid=1613181

 

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

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AVERE CURA DELL’ALTRO: SINDROME DELLA CROCEROSSINA

Ti proteggerò dalle paure delle ipocondrie, 
dai turbamenti che da oggi incontrerai per la tua via.
Dalle ingiustizie e dagli inganni del tuo tempo,
dai fallimenti che per tua natura normalmente attirerai.
Ti solleverò dai dolori e dai tuoi sbalzi d’umore,
dalle ossessioni delle tue manie.
Supererò le correnti gravitazionali,
lo spazio e la luce
per non farti invecchiare.
E guarirai da tutte le malattie,
perché sei un essere speciale,
ed io, avrò cura di te. 

Vagavo per i campi del Tennessee 
(come vi ero arrivato, chissà).
Non hai fiori bianchi per me?
Più veloci di aquile i miei sogni
attraversano il mare.

Ti porterò soprattutto il silenzio e la pazienza. 
Percorreremo assieme le vie che portano all’essenza.
I profumi d’amore inebrieranno i nostri corpi,
la bonaccia d’agosto non calmerà i nostri sensi.
Tesserò i tuoi capelli come trame di un canto.
Conosco le leggi del mondo, e te ne farò dono.
Supererò le correnti gravitazionali,
lo spazio e la luce per non farti invecchiare.
TI salverò da ogni malinconia,
perché sei un essere speciale ed io avrò cura di te…
io sì, che avrò cura di te.

TESTO CANZONE “LA CURA” DI BATTIATO

 

Nelle problematiche e dipendenze affettive e relazionali ed in particolare nella Codipendenza, prendersi “cura” dell’altro, nel senso della canzone di Battiato, è un ritornello di fondo del proprio amore.

Ma siamo sicuri che prendersi cura, anche nella canzone di Battiato, abbia una valenza affettivo-assistenziale? O non è piuttosto un anelito, una speranza che si scontra con ben altra realtà? O addirittura tale atteggiamento sortisce l’effetto contrario? Come afferma la Norwood:

“Donne che amano troppo sviluppano relazioni in cui il loro ruolo è quello di comprendere, incoraggiare e migliorare il partner; questo produce risultati contrari a quelli sperati: invece di diventare grato e leale, devoto e dipendente, il partner diventa sempre più ribelle, risentito e critico nei confronti della compagna. Lui, per poter conservare autonomia e rispetto di se stesso, deve smettere di vedere in lei la soluzione di tutti i suoi problemi, e considerarla invece la fonte di molti se non della maggior parte di questi. Allora la relazione si sgretola e la donna piomba nella disperazione più profonda. Il suo insuccesso è totale: se non si riesce a farsi amare neppure da un uomo così misero e inadeguato, come può sperare di conquistare l’amore di un uomo migliore e più adatto a lei? Si spiega così come mai queste donne fanno seguire a una cattiva relazione una peggiore: perchè con ciascuno di questi fallimenti sentono diminuire il loro valore. E sarà per loro difficile rompere questa catena finchè non saranno giunte a una comprensione profonda del bisogno che le riduce a comportarsi così.”

Non dimentichiamo che prima di prendersi cura dell’altro, capire i suoi bisogni, è necessario prendersi cura di sè stessi, comprendere i propri di bisogni.

 

Testimonianza dal Forum

Mia madre non ha mai creduto fosse un danno negarmi le sensazioni che vivevo, così le risposte senza senso alle mie domande scomode, invece di chiarire, mi confondevano al punto che ero giunta a credermi incapace di sentire. C’è da dire pure che nella mia famiglia non servivano le parole perché tutto era chiaro per tutti, ma io ero molto piccola e non sapevo come fare, portavo diligentemente e silenziosamente la mia parte di fardello ma non ne capivo il senso. Mi sentivo una pazza. Con il tempo e il confronto con il mondo esterno, mi sono resa conto che non solo sentivo ma lo facevo prima degli altri, fino quasi alla chiaroveggenza. Figuriamoci! Sembravo matta peggio di prima. Un giorno di molti anni fa diedi una risposta a quello che oggi è il mio ex marito rispondendo alla fine di un discorso che però lui non aveva ancora fatto! Ne scaturì una lite furibonda e impiegai due ore per fargli capire quello che intendevo. Mi avevano insegnato che le situazioni scomode vanno risolte in fretta e senza spiegazioni come quando c’è una situazione di pericolo imminente: se vedo un bambino arrampicato su un cornicione al terzo piano, non mi metto a spiegare che si potrebbe far male, prima lo afferro e lo tiro via, poi gli spiego perché.

Ho sempre vissuto così: io giudico che una cosa che ti potrebbe far male, la risolvo prima che accada perché è così che si fa, tu non sai cosa sia accaduto, io mi offendo perché sei un ingrato che non apprezza! Ma è roba da matti! …e pure da presuntuosi. Che diritto ho io di togliere a qualcuno un pezzo di vita fosse pure doloroso? Ringrazio Dio per avermi dato la possibilità di capire quel momento e oggi quando mi succede di percepire in anticipo certe cose, ho la pazienza di aspettare che il mio interlocutore mi faccia tutte le domande del caso oppure faccio la domanda “dove vuoi andare a parare?” e di questo ringrazio la mia analista. Non anticipo più gli altri nei loro percorsi e non fornisco più risposte a domande prima che mi vengano poste.

L’esempio lampante della mia guarigione definitiva l’ho avuto l’anno scorso quando mio figlio ha manifestato un certo calo di entusiasmo per lo studio :“vedi ma’, io lo so come ci si sente a prendere ottimo, lo faccio spesso! …allora hai deciso di vedere come ci si sente a prendere insufficiente? “Non so…” …lo studio è una cosa tua, e anche se io la considero una cosa importante, non lo fai per me. Nella vita ci sono cose che si devono fare, altre che si possono fare. Nella tua testa hai chiara la scala dei valori…vedi tu…sappi che molto probabilmente non ne sarai soddisfatto…
Alla pagella di metà anno i professori mi hanno chiamata e io dentro di me sorridevo già! INSUFFICIENTE! Solo in tre materie ma… pazientemente ho spiegato agli insegnanti quanto stava accadendo, quali erano le mie intenzione e con una certa soddisfazione, ho riscontrato che anche loro erano in accordo con me: questa prova con se stesso, gli sarebbe stata utile.
Tornata a casa ho dato la pagella a mio figlio che era così impaziente di leggerla…che faccia! Sembrava un fantasma! Dopo un po’ mi dice “ma’ avevi ragione…non mi piace mica prendere insufficiente.” 
…bèh meno male…sappi che adesso dovrai riparare.
Ecco ho imparato che non tutte le situazioni sono di grave pericolo! Ho avuto fiducia nella mia capacità di giudizio e in quella di mio figlio. Ho capito che non devo e non posso intervenire se il caso non lo richiede. Ho imparato a valutare e a fidarmi sia di me sia degli altri e anche se l’impulso primario sarebbe quello di intromettermi sempre e comunque, cerco di astenermi dal farlo.
Non è stato facile. Ho dovuto capire cosa scattava dentro di me in certi momenti e come fosse stata una serratura reale, ho dovuto riconoscere il clak. Adesso so che quando sento quel clak devo prendere fiato e ragionare: dico a me stessa che nessuno da un momento all’altro sarà travolto da una valanga, se non intervengo; mi fermo a sentire cosa emana la persona che ho di fronte e tutta la fiducia che mi ispira; mi fermo a ragionare su quali conseguenze può comportare realmente quel suo atteggiamento; non mi assumo responsabilità che non sono mie.
Se e quando intervengo, lo faccio in maniera molto chiara e sempre per me, cercando di non aspettarmi in cambio nulla. Presto favori solo quando le richieste sono esplicite e pretendo che lo siano, non mi faccio ingannare dal gioco “tu sai quello che voglio perché sei così sensibile”.

Rispetto le esigenze degli altri ma prima vengono i miei bisogni.

Averlo fatto prima! Ma forse non e mai troppo tardi per essere felici.

 

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

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LA SINDROME DI PINOCCHIO: IL BUGIARDO PATOLOGICO

Vi sono le bugie che hanno le gambe corte, e le bugie che hanno il naso lungo: la tua per l’appunto è di quelle che hanno il naso lungo.(La fata nel Capitolo 17 di Pinocchio)

 

Chi è bugiardo patologico, affetto dalla cosidetta sindrome di pinocchio, manifesta un vero e proprio disagio psicologico, di cui tende a escluderne la gravità, fino ad arrivare a non riconoscerlo neanche. Ciò causa molta sofferenza a sé stesso ed agli altri.

Le principali caratteristiche del bugiardo patologico sono:

  • Mentono gratuitamente, anche se non è necessario
  • Sono impazienti
  • Sono manipolativi nei confronti degli altri
  • Sono seduttivi e disinibiti
  • Sono intolleranti alle critiche
  • Pretendono perché è tutto dovuto loro
  • Non provano nessun rimorso
  • Sono incapaci di relazioni affettive mature

Il comportamento di chi “subisce” un bugiardo psicologico prevede tre strategie in tre tempi diversi:

  • Non tollerare assolutamente le bugie, anzi bisogna smascherarle sistematicamente, affrontandone l’onere di farlo, senza nessuna indulgenza.
  • Chiedere al bugiardo patologico l’auto-riconoscimento del proprio stato patologico ed invitarlo a chiedere un aiuto esterno per combatterne cause e sintomatologia.
  • Nel caso che le prime due strategie non siano accettate, prendere in considerazione l’opportunità di “abbandonare” il bugiardo patologico. Spesso questa si rivela l’unica strategia efficace nei confronti di chi è affetto da Sindrome di Pinocchio. Infatti il bugiardo patologico non accetta di rimanere solo.

La sindrome di Pinocchio, all’interno delle problematiche e dipendenze affettive e relazionali, si manifesta attraverso il negare, anche di fronte all’evidenza, tradimenti ed inventare attorno a tali situazioni vere e propri castelli di bugie.

Il partner che accetta tale tipo di comportamento o tende ad essere indulgente verso lo stesso, deve seriamente interrogarsi sul perchè non pone in atto un proprio efficace comportamento di contrasto. Come già accennato prima il bugiardo patologico necessita della presenza dell’altro.

Dal punto di vista clinico il bugiardo patologico può essere affetto da disturbo istrionico di personalità che è caratterizzato da un tipico quadro pervasivo di emotività eccessiva, ricerca di attenzione, ed appaiono a prima vista attivi, interattivi e disinibiti.

Per essere diagnosticato come disturbo il DSM IV prevede che deve manifestarsi in una varietà di contesti con la presenza di almeno cinque dei seguenti sintomi:

  1. la persona è a disagio in situazioni nelle quali non è al centro dell’attenzione
  2. l’interazione con gli altri è spesso caratterizzata da comportamento sessualmente seducente o provocante
  3. manifesta un’espressione delle emozioni rapidamente mutevole e superficiale
  4. costantemente utilizza l’aspetto fisico per attirare l’attenzione su di sé
  5. lo stile dell’eloquio è eccessivamente impressionistico e privo di dettagli
  6. mostra autodrammatizzazione, teatralità, ed espressione esagerata delle emozioni
  7. è suggestionabile, cioè, facilmente influenzato dagli altri e dalle circostanze
  8. considera le relazioni più intime di quanto non siano realmente.

 

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

Studio in Milano, Roma, Napoli e Vietri sul Mare (Sa)

per contatti e consulenze private tel.320-8573502 email:cavalierer@iltuopsicologo.it

LA SINDROME DI CENERENTOLA: LA RICERCA DELL’UOMO RICCO E FAMOSO

Si potrebbe definire come Sindrome di Cenerentola la ricerca smodata di un uomo bello, ricco e famoso da parte delle ragazze (non solo quelle) d’oggi.

Una ragazza, per quanta istruzione, indipendenza materiale e spirituale possa avere, guardandosi in giro, in cerca di un uomo, un fidanzato, sarebbe guidata, in questa sindrome, da una vera e propria ossessione a tratti anche compulsiva.

Chi non conosce la favola di Cenerentola, il racconto di una bella ragazza povera, che non è non amata dalla sua ricca matrigna unitamente alle due figlie acide. Cenerentola è costretta a fare la serva e sogna l’arrivo del bel Principe Azzurro con il suo destriero bianco, che la riscatta da una vita di sacrifici e umiliazioni e la fa vivere per sempre felice e contenta.

La favola continua con l’intervento di una Fata buona, che presa a compassione, dà a Cenerentola la possibilità di conquistare il Principe Azzurro, trasformando i suoi vecchi stracci in un sontuosissimo vestito, completo di scarpette di vetro, i topi con cui condivideva la soffitta, in bellissimi cavalli bianchi e una banale zucca, in una principesca carrozza dorata.

La favola rappresenta una sindrome ben più grave. Le giovani ragazze mancano fondamentalmente di sicurezza e fiducia di sé, ma non è solo una questione di crescita. L’evoluzione interiore di una giovane donna non avviene solo compiendo gli anni, con questo magari invecchia, ma con la libertà di vivere se stessa, con lo spazio e il tempo che le sono concessi. Una Fata buona è un genitore che insegna a vivere con consapevolezza e secondo la propria coscienza, altrimenti è una Fata “apparentemente” buona.

La sindrome si Cenerentola ha diverse varianti:

  • Il successo delle partecipazioni alle selezioni per “veline” indette da vari programmi televisivi, nascondono la ricerca indiretta dell’uomo famoso.
  • La ricerca dell’uomo occidentale da parte delle ragazze straniere.

 

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

Studio in Milano, Roma, Napoli e Vietri sul Mare (Sa)

per contatti e consulenze private tel.320-8573502 email:cavalierer@iltuopsicologo.it

LA SINDROME DEL GAMBERO

Col termine Sindrome del Gambero indico un processo vissuto da chi viene lasciato e che segue la fine di un amore o di una relazione.

Tale processo dà la sensazione che nonostante gli sforzi fatti per superare la fine di un amore, spesso si ha la sensazione di tornare indietro rispetto ai progressi effettuati, anche a distanza di tempo.

Ciò avviene perchè si ritiene che il processo di superamento è un processo che per quanto lento e doloroso è lineare e continuo. Invece esso è per sua intriseca natura discontinuo ed è in questa discontinuità che, incosapevolmente, si progredisce verso il distacco definitivo. Il gambero sembra ritornare indietro ma alla fine arriva alla meta.

Dott. Roberto Cavaliere

 

SINTESI DI UNA DISCUSSIONE TRATTA DAL FORUM NELLA SEZIONE “FINE DI UN AMORE”

minimo

Mi chiedo come è possibile dopo:

  • • mille promesse che mi son fatto
  • • no contact estremo ed ostinato
  • • iperattività
  • • training autogeno sulle dinamiche della fine
  • • 1000 persone che mi dicono che è stata una fortuna
  • • la certezza che lei ha un altro
  • • la mia SIM data ad un’altro
  • • la mia presenza sul forum
  • • il mio diario su cui mi sfogo
  • • una nuova persona che si affaccia alla mia vita
  • • una seconda nuova persona che si affaccia alla mia vita
  • • gli hobby
  • • la psoriasi che sparisce
  • • il fisico più snello
  • • più tempo per me
  • • meno cazzi suoi di cui preoccuparmi
  • • la certezza di non rivolerla
  • • la certezza del suo vuoto interiore
  • • la certezza che il tempo mi guarirà
  • • la certezza che è meglio così

…e altri mille motivi, già, ma perchè mi sembra di stare tornando indietro come un gambero?

Perchè questo dolore psicologico che si trasforma in dolore fisico, perchè mi sento peggio di un escremento? perchè dopo un maledetto mese mi sembra di essere al punto di partenza? Perchè non te ne vai per sempre?

Mi incaponisco su dettagli inutili, ogni momento la penso ma mi pare di non amarla più. Vorrei solo affondare…per quando mi dia d’impegno a a fare 100000 cose…è tutto inutile ti penso in maniera ossessionante.

Forse questa è la via per diventare pazzi, non mi vergogno a dirlo ma se ci fosse la possibilità di sparire per sempre in questo istante direi “si”. Sono pensieri passeggeri, vanno pesati per quel che sono…

Dimmi L. capirai mai che il tuo dolore si è aggiunto al mio?

Ci siamo alimentati di una situazione deviata ed ora pago lo scotto del tornare sui miei passi cercando ancora quel fiele che mi aveva avvelenato il sangue…la noia che mi autoprovoco ripetendomi le stesse cose mi ucciderà.

CAMILLA70

forse è proprio perchè vuoi ostinatamente eliminarla con la forza della ragione dal tuo pensiero, che non riesci a farlo.

Prova ad accettare il fatto che emozionalmente sei ancora legato a lei e provi dell’affetto, certo misto ad altri sentimenti, ma ancora lei è nel tuo cuore; poco importa che tu non la rivorresti comunque nella tua vita,che è una stronza, che si è comportata male; lei è comunque ancora nel tuo cuore. Tenta di accettare questa realtà e smettila di farti la guerra da solo; non solo vorresti che lei fosse diversa da quello che è, vorresti essere anche tu diverso da quello che sei; non stai combattendo solo contro di lei, quello che ti crea forse maggior dolore è che stai combattendo contro te stesso,perchè non accetti il fatto che ancora provi dei sentimenti per lei.

Allora prova a cambiare prospettiva, e renditi conto di quale risorsa e tesoro tu possa donare ad una nuova futura relazione,di quanto amore c’è dentro di te e che un giorno, troverà la giusta direzione. Lei ha ucciso la possibilità di donare amore; ma solo a lei; e tu gridi e ti disperi perchè l’amore lo vuoi dare, lo sai dare e lei,la stronza, non te l’ha riconosciuto.Smettila di combatterti e accetta che c’è ancora amore per lei; quando lo avrai accettato e lo avrai riconosciuto, potrai provare a ricominciare a donarlo; ad altro,non necessariamente per il momento ad una relazione,ma anche facendo del volontariato, per esempio

clarissa

Minimo, ho letto un pò dei tuoi post in questi giorni e mi ritrovo in quasi tutto ciò che scrivi. La voglia e l’impegno di guardare avanti sapendo che si sta andando nella direzione giusta e lo sconforto che si prova quando basta una sciocchezza che in un qualsiasi altro momento ci sarebbe indifferente per farci ripiombare addosso un dolore e un’agitazione che credevi e speravi di aver superato. E’ normale, è il percorso di risalita che è così. Ogni tanto ci sono degli oscatoli che ci fanno inciampare e magari cadere. Bisogan cercare di stare in piedi lo stesso oppure rialzarsi e riprendere il cammino ….. anche nei giorni in cui sembra tanto difficile. Un abbraccio

turing

Minimo, io penso che una condizione sicuramente sufficiente (ma non necessaria) perche’ questo “supplizio” possa finire davvero fino in fondo sia un nuovo vero innamoramento. Se — con grande fortuna — succedera` di ritrovarsi nuovamente innamorati allora te la puoi trovare come vigile dell’incrocio che passi ogni mattina e quello che proverai sara` poco piu’ che indifferenza o al piu’ penserai “toh, quella si e’ messa a fare il vigile”… Ciao Turing

suete

Scusa Turing.. non è per contraddirti ma io ho un altro pensiero. Quando stai passando un periodo così di cacc* cos’hai da offrire ad una nuova persona? Io credo molto poco. Magari è la persona che può essere per te un sostegno, una compagnia o qualsiasi cosa che tu puoi scambiare per un nuovo innamoramento.

Io credo che per relazionarci ad un’altra persona dovremmo prima liberarci di tutto questo peso…e credo (per quello che riguarda me personalmente) che in questo momento dopo tre mesi dalla fine e per la malinconia tristezza e dolore che ancora provo, qualsiasi persona incontrassi non sarei pronta.. anche se incontrassi la persona più magica di questo mondo non credo che riuscirei ad innamorarmi…

E’ vero che ognuno ha i suoi tempi ma è anche vero che se prima io non mi libero da ogni cosa che mi riconduce a lui… non posso donarmi mai completamente ad un’altra persona e rischierei (come ha fatto il mio ex con me. Ci siamo messi insieme dopo 1 mese e mezzo che la sua ex convivente, sono stati due anni insieme, lo aveva lasciato)di far soffrire un’altra persona solo per un MIO bisogno.Scusami… non è per sminuire il tuo post..ma è un altro punto di vista. Suete

turing

Ciao Suete, le mie tre righe non hanno espresso compiutamente quello che penso. Concordo con te che quando si e’ nel dolore si ha poco da offrire ed e’ quindi molto arduo — ma non impossibile perche’ l’amore in fondo non obbedisce ad alcuna regola — innamorarsi davvero. Pero’ la fase acuta del dolore passa, come dici anche te a poco a poco si riesce a respirare, nonostante non si sia completamente sereni, nonostante il pensiero di lei/lui non sia stato completamente cancellato e non ci lasci indifferente. Ebbene, io credo che in una tale fase di “recupero” possa benissimo succedere di ritrovare le emozioni di un innamoramento. E se questo succede allora il pensiero di lei/lui viene davvero spazzato via del tutto, e quindi anche se la vita ce lo dovesse far reincrociare in qualche modo la sensazione potrebbe essere quella dell’indifferenza. Le cose vanno sempre incrementalmente, le fasi si passano gradualmente, il dolore acuto si attenua, si ricomincia a vivere giorno dopo giorno, e li’ puo’ capitare la fortuna di innamorarsi ancora.

davide878

Sono 8 anni che io ho finito una storia d’amore , dutata 5 , appartengo agli abbandonati.Ho fatto 2 anni di psicoterapia,……ma proprio in questo momento, leggendo questo forum , mi accorgo di essere io il vero e primo “Gambero” in assoluto!!!

E’ difficile quando si e’ vissuto un grande amore , che tutto ritorni come prima, almeno per me’ e’ stata cosi! La vita ora ha un sapore strano……mahhh

Abbraccio tutti voi modo fraterno, a voi che state male, perche’ soltanto chi ci e’ passato ” puo’ dire” cosa si sente “dopo”!

troppoingenua

Salve a tutti. Il no-trespassing point forse è arrivato anche per me. La vita di prima ritorna però.

Come gambero si torna indietro oppure come la marea che inonda il bagnasciuga e ritorna sui suoi passi magneticamente attratta dalla forza misteriosa del mare. O dell’amore.

  • Ma è come se si fosse diversi.
  • Più forti o più fragili, non saprei spiegare.
  • Ci si sente come dopo un forte temporale.
  • Si è scoperta la paura ma si sa che d’ora in poi si sarà necessariamente più forti, perchè senza più illusioni.
  • E ci si rende conto che l’amore fa male perchè in realtà non finisce.
  • Resta sempre come la forza magnetica delle maree.
  • Restano i frutti dell’amore, come nel mio caso.
  • Quello che li ha generati se ne è andato ma non per sempre.
  • Ritornerà in qualche modo.
  • Non fisicamente, forse, non come prima.
  • Oggi ho sentito una frase che mi ha fatto riflettere, una frase da baci Perugina.
  • Banale, forse ma l’amore è banale.
  • Amarsi non vuol dire guardarsi negli occhi ma guardare nella stessa direzione.
  • Ci siamo guardati troppo negli occhi e non abbiamo visto il resto.
  • Forse per questo è successo.
  • Lui ora va per la sua strada.
  • Forse, come la marea un giorno tornerà.

turing

Per me sono passati 130 giorni dalla fine, gli ultimi 80 di silenzio totale e comunque nei 130 giorni tre sole email. Il week-end e’ stata dura, ho sofferto della sindrome del gambero, piu’ indietro che avanti, forse perche’ non del tutto soddisfatto della vita attuale. Domani parto per l’estero. Speriamo che passi, che pian piano si vada avanti.

minimo

L’altro giorno facendo i cambi dell’armadio ho trovato dei vestiti della bimba, la cosa mi ha un po sconfortato e come da copione mi ha causato una gamberite acuta. Poi li ho presi li ho lavati ed ora li stirerò. ho un dubbio amletico…li butto o faccio una bella borsa e li mollo davanti alla porta del suo bar dove lavora? Ditemi…

Skara

Io li regalerei a qualche bambina che necessita, per fare di un dolore un piccolo gesto per altri. Un abbraccio, Pat ps: i gamberi sono buonissimi!

turing

Non so se sia facile trovare una bambina che necessita di qualche vestitino. Indipendentemente dagli oggetti in questione io li restituirei, ma non portando una borsa davanti al suo bar o a casa sua — mi sembra concedere troppo — ma spedendo un asettico pacco postale. Io ho fatto cosi’. Ogni tanto trovo ancora qualche ricordo e lo butto immediatamente via.

lucia75

eccomi di nuovo qua tranquilli, srto bene, ma volevo raccontarvi una osa.

questa volta pare che la sindrome del gambero nn abbia colpito la vittima ma il carnefice. il c……..mi ha mandato un mex “d’amore”. ennesima dimostrazione del suo egocentrismo.

sentivo il bisogno di dirvelo, a voi che mi siete stati vicini. cosa sento? un gran senso di vuoto. è normale? vi abbraccio tutti

turing

Chissa` che colpo solo a leggere il mittente del messaggio, figuriamoci poi a leggerlo visto che si tratta di un messaggio “d’amore” gamberesco!

Solo una sensazione di vuoto hai provato? Non so cosa potrei provare io, in generale credo proprio che non cambierebbe lo stato delle cose. Potrei congetturare che forse proverei una qualche sensazione di “soddisfazione”: neanche un filo di cio’ hai provato? Ciao

lucia75

un po’ di rivalsa….ma in realtà rientra nel suo narcisismo questo comportamento. ancora una volta mi sono stupita della sua mancanza di rispetto. dovrebbe sparire e vivere la sua nuova storia. per me lui è una zavorra del passato.

minimo

cara Lucia queste sono personalità “aggressive/passive” cioè dopo il male vogliono anche giocare la parte di quelli che soffrono, per darsi una dimensione a loro più congeniale.

E’ esattamente come la mia ex che prima mi umilia e poi si auto-umilia scrivendo “grazie di aver perso tempo a leggere questo sms”…sono talmente immaturi che manco a fare le m*rde fino in fondo son capaci.

Lasciamoli nel loro letame a marcire, e godiamoci la soddisfazioni del loro essere eterni bambini.

Un saluto a minimo, capisco perfettamente cosa provi mi rispecchio notevolmente in questi sbalzi d’umore e in questo turbine di pensieri….un grazie particolare và a Camilla70 la quale mi ha fatto riflettere parecchio attraverso le sue parole…hai ragione bisogna ammettere di essere ancora legati emotivamente per poterci liberare da qualsiasi legame definitivamente….essere onosti con noi stessi per poterlo essere in futuro con altri…passerà vogliocredere fermamente che sarà così…un vero sorriso tornerà sui nostri volti…un abbraccio!!

Linda

Ciao minimo, secondo me, da quello che traspare da quello che scrivi, quello che fai, ordinando tutto con i punti ben elencati come la ricetta certa per un risultato inevitabile, va bene…anzi, dimostra che non sei fermo, l’immobilità è la cosa più pericolosa…solo che ti manca, l’elemento per farsì che tutti i punti diano i loro frutti: il tempo.

Caspita minimo a che velocità vuoi arrivare??….. sembra che vuoi battere un record….non stai tornando indietro credimi….è solo che il dolore ti sta torturando a mazzate di ricordi e di sentimenti che devi ancora elaborare. Sai, io dopo un paio di mesi credevo di diventare pazza perché i ricordi, anche quelli più banali, mi arrivavano nella testa ed era impossibile reprimerli per non soffrire cosi tanto…alla fine mi sono arresa e ho capito che, come una cosa che muore, deve sfilarti davanti come un film, per poterla archiviare.

Vorrei dirti di cercare di non angosciarti con la voglia, dettata dalla fretta, di uscirne…cerca di lasciare fluire anche se ti sembra di dare fuori di testa e vedrai che è solo il modo di seguire il corso delle cose.

Un caldo abbraccio e ti capisco come se avessi scritto io il tuo elenco….ma col senno del poi posso dirti che le cose richiedono il tempo giusto. Linda

steff

Ma l accettazione del fatto che si è ancora legati sentimentalmente a questa persona, può veramente rendere più facile questo processo?

Io non so se è cosi…L unica cosa buona che funziona con me e mi rende per un pò di tempo arrabbiata e confusa è quando qualcuno mi mette in testa, urlandomi magari che io ho fatto la cosa giusta, nonostante tutto è che ho reagito per il mio bene in quel momento! Questo mi fa star bene, per un pò ovviamente…

Io devo per forza servirmi di questi momenti di un pò più di forza e convinzione ma so caro minimo che non potranno consolare, nè colmare un vuoto….forse neanche migliorare se è una tecnica usata nel tempo, ma nel futuro immediato fanno bene…E visto che le giornate ci sembrano sempre cosi lunghe, questi piccoli lassi ci servono…Un abbraccio

laura.m

Fare il gambero nella vita

A prescindere dal motivo, dalle esperienze, dal carattere …….

Guarda lo sto facendo anche io, l’importante oggi è la “consapevolezza” che a volte può capitare, che malgrado tutti i buoni propositi, malgrado gli aiuti esterni, i mille rimproveri, si può tornare di qualche passo indietro Baci Laura

minimo

devo cedere alla consapevolezza che se una cosa per noi è stata importante, è umanamente impossibile cancellarla in poco tempo…Dio solo sà quanti sforzi sto facendo per sottrarmi all’inedia, per voler a tutti i costi fare qualcosa per uscirne.

Poi basta un nulla e ti sembra di tornare indietro di settimane, ma è inevitabile…questo dolore come un chiodo penetra nel mio cuore e mi lascia distrutto ed oppresso, sò che passerà perchè la vita ci insegna che nulla è per sempre e che il nostro benessere passa anche dalla nostra volontà. Devo farcela, devo rialzarmi!

CAMILLA70

buongiorno minimo, hai contato quanti DEVO hai messo nelle tua parole? lasciare che il dolore, tutto il dolore esca e avere dei momenti di cedimento e rimpianto è normale, normale in un processo di guarigione da una ferita che ci ha fatto tanto soffrire. Smettila di dirti quello che DEVI fare, concediti il tempo della sofferenza, perchè se al dolore aggiungi anche il dolore di non riuscire a fare quello che secondo la tua immagine ideale dovresti fare,proverai ancor più rabbia e frustrazione

minimo

Grazie Camilla, forse pretendo troppo…hai ragione un mese è poco, ma ne passerà una latro e un altro ancora; un giorno sentirò di star bene e guarderò a questi giorni come un’inevitabile percorso di maturazione. Che Dio mi aiuti, e che protegga anche lei e sua figlia.

CAMILLA70

Infatti…. guarda tutte le belle cose che hai fatto fino ad ora, e sono davvero tante dal tuo elenco, e dì a te stesso che stai stato bravo e soprattutto concediti il tempo che serve.Pazienza se ci sono dei giorni no,in cui ti senti gambero, significa che in te ci sono dei sentimenti veri;assolviti e sarai più tranquillo.Affronta una cosa alla volta e la prima cosa da fare è aspettare che la ferita si rimargini; e più le ferite sono profonde più ci vuole tempo perchè si riassarbono bene.

Credo che essere su questo forum dia a tutti noi la forza in più che ci serve per passare questi momenti difficili con persone che ci capiscono e ci sostengono Un abbraccio Cri

minimo

Che palle oggi…stavo stampando dei teli per un matrimonio (ho un negozio di stampe digitali) e mi è venuta la morte nel cuore, mi è venuto a mente quando avevo fatto gli inviti per il compleanno della bambina.

Che tristezza, ma c#z*o, mi pareva di stare così bene in questi giorni…oggi ho realizzato che forse questo silenzio che sta sommergendo la nostra storia è la scelta più coerente che LEI abbia fatto.

Non gli frega proprio più niente, inutile ostinarmi a pensare che anche solo in minima parte sia dispiaciuta…è una bestia. Meglio così và…

turing

Caro minimo, scrivi proprio una cosa che sento verissima: “inutile ostinarmi a pensare che anche solo in minima parte sia dispiaciuta…”. Sento che che ostinarsi a pensare cio`, consciamente o inconsciamente, e` una delle cose che provoca piu’ dolore. Naturalmente non ho la ricetta per evitare di pensare cio`, ma come te ho la consapevolezza del male che fa.

yuki

oggi, anzi ora, mi sento in piena sindrome del gambero…

mi riempio la testa di tante belle parole, di tante belle intenzioni e convinzioni, dico che voglio essere sincera e rischiare…ma poi non so sopportare le delusioni che questo comporta.

stando soli c si può convincere di mille cose: che l’altro ci ami ancora, che muoia di nostalgia ma nn si fa vivo perchè preda dei sensi di colpa, che tra 20 anni tornerà e invecchieremo insieme, o che la forza del nostro amore lo risveglierà magicamente e diventerà il principe azzurro…ma la realtà è un’altra, e quando ci si sbatte la testa fa malissimo.

minimo

Un’altro giorno da crostaceo…stanotte l’ho sognata mi diceva “lo sai bene che la nostra storia sta per finire”, inconsciamente è una cosa che ho sempre pensato perchè davvero troppo diversi.

Serpeggia in me un vago senso di colpa, se avesi fatto di più, se quando voleva che andassi a stare da lei per un po lo avessi fatto…mah!

Dentro di me sapevo che non sarebbe stata una cosa assurda vivere con lei e la figlia, dover vivere insieme alla mia donna che dorme con sua figlia, dover evitare di chiamarla “amore” o baciarla perchè altrimenti la bambina se la prende, avere sempre le antenne alzate perchè la chiamano mille amici maschi.

Ma si dai, questo dolore è solo una fase, so di essermi liberato di qualcosa che mi opprimeva di una relazione alimentata da un amore ostinato (da parte di entrambi) ma sbagliato come sbagliata è qualsiasi cosa che ci da certe sensazioni di oppressione.Già L. è il ricordo che rende ancora più dolce anche quel che amaro è…

stelladimare

Ciao Minimo, mi spiace leggere quello che scrivi e capisco che stai male. Non perdo tempo con parole di consolazione che servono a poco.

Se solo ti serve una spinta credi che esiste per TUTTI il no-trespassing point, il punto oltre al quale non possiamo andare perchè sarebbe la follia, la pazzia o il suicidio. Arriva all’improvviso perchè matura dentro di noi lentamente insieme al dolore, alla rabbia, ai rimpianti, ma una bella mattina o una bella sera ce lo troviamo davanti e capiamo che dentro di noi si è lacerato qualcosa, che qualcosa è finito anche se non lo volevamo e che nei confronti di quella persona non potremo essere più gli stessi. Capiamo che dobbiamo fermarci anzi lo sappiamo ad istinto e da lì parte la risalita, con la stessa persona con un altra non importa ma noi pieni di cicatrici e ammaccati ci siamo in qualche modo salvati.Un abbraccio

lucia75

è tanto tempo che non scrivo, oggi, sarà il tempo bigio, sarà qualche incomprensione con persone e cose mi sento, se non proprio in crisi del gambero, almeno in crisi….

il bello è che, hai voglia a dirti che non ti devi giudicare, hai voglia l’autostima, hai voglia perdere una cosa come quella che era diventato il nostro rapporto è meglio, hai voglia a farti bella a uscire ecc… io OGGI SONO TORNATA A DARMI LA COLPA DI TUTTO…

non è masochismo…è che il mio futuro è così insicuro, precario….e se penso che non ho neanche più quell’ancora di sicurezza che era per me G. mi viene da piangere….

ma poi forse è stato questo l’errore, quello di considerarlo un’ancora invece doveva essere il mio amore e basta. Oggi mi ha assalito un pensiero orribile, e se le cose mi andassero male? se quella scommessa con quella puntata altissima che ho fatto si rivelasse fallimentare? e se avesi mandato tutto a pu–ane per nulla? HO PAURA DELLA SOLITUDINE? VORREI SOLO UN ABBRACCIO SINCERO. Sono qui sola in una città che non è mia….ho veramente paura.

minimo

…continua la mia inarrestabile staffetta al contrario, oggi sono in piena fase dei “sensi di colpa” non riesco ad essere obiettivo con me stesso; i casi sono due o rinuncio a capire o vado fino in fondo a questo nero tunnel, prima o poi la luce ci sarà. Intanto è passato un mese e mezzo dalla fine, nessun contatto c’è un silenzio tombale.

CAMILLA70

forza minimo…. qual ragioni ti spingono a provare sensi di colpa?

ohiohiohi anche io sono passato in una fase in cui mi attribuivo le colpe per la fine del mio rapporto, in cui avevo paura di perdere… ma non sapevo bene cosa, in cui mi svegliavo la notte di soprassalto e mi predeva quella tristezza infinita da fine del mondo… sono passati tanti giorni da quel periodo e col tempo capirete, che le persone per cui state soffrendo spesso non meritano tutto il vostro dolore, che le colpe sono sempre o quasi ripartite per entrambi e spesso chi soffre di più ha molte meno colpe dell’altro e soprattutto non è la fine del mondo… queste persone non sono il centro della vostra vita!

minimo

passano inesorabili ed inutili questi giorni, mi sento da schifo…vorrei solo che le cose andassero più veloci. Ti ho sognata stanotte, non mi ricordo in che contesto ma sò che anche in sogno non eri più mia.

Chissà cosa in realtà mi manca? L’abitudine? Il sentirmi “amato”? Boh! vorrei solo che quest’ansia se ne andasse via, che questo dolore che piano diventa consapevolezza che tutto è ormai perduto, presto finisse.

minimo

e oggi è un giorno di fase gambero, stamattina sono andato a fare benzina a un certo punto ho visto la macchina di sua madrina che quasi ogni mattina la porta al lavoro.Sfortuna ha voluto che al semaforo si accostassero alla mia macchina, io non mi sono girato, sono stato come un gargoyle guardando fisso innanzi. In verità non sò se era sul sedile posteriore, sò solo che il solo pensiero mi ha disintegrato. Quando finirà questo supplizio? Ormai sono quasi già 3 mesi.

stelladimare

Mamma mia Minimo ma tu proprio non riesci ad essere indulgente con te stesso?

Sei umano o cosa? Sorrido (anche se ho tanta tristezza mia dentro) davanti ai tuoi elenchi ben progettati di tutto quello che hai fatto.

Minimo in unpercorso di recupero un giorno si sorride, due giorni si piange, poi ci si riprova e si casca si ricasca ancora.

Perdonati questi tuoi cedimenti, col tempo saranno sempre meno. Io penso che il mio lui (e tu hai letto un po’ della storia) sia davvero uno stXXXXXXX fatto e finito ….eppure ancora oggi se capita un angolino nascosto mi metto a piangere. Perchè?

Perchè evidentemente testa e cuore non viaggiano allneati come le traversine del treno anche se noi lo vorremmo tanto. Un abbraccio da una brontolona

acquasalata75

mimmino io vivo come te ma sto meglio da quando ho accettato il mio dolore e nei momenti di sconforto mi lascio andare…siamo essere umani ….sono sicura che un giorno ci guarderemoindietro e penseremo:”To guarda quanto dolore ed ora??Era così semplice uscirne?” Grazie camilla per le tue parole

 

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

Studio in Milano, Roma, Napoli e Vietri sul Mare (Sa)

per contatti e consulenze private tel.320-8573502 email:cavalierer@iltuopsicologo.it

LA SINDROME DI VENERE

Quando Venere fu in età di marito, cioè verso il dodicesimo anno – come allora era usanza – il padre, Zeus, volle che si sposasse con Efesto (Vulcano nella mitologia romana) che aveva sì tutte le doti di onesto e geniale lavoratore, ma era sciancato e brutto. Dopo il matrimonio, Venere intrecciò una relazione amorosa con il bel dio della guerra Ares ( Marte dei romani ) ma i due erano costretti a vedersi di nascosto, e di notte, in un palazzo di proprietà di lui. Poiché gli amanti temevano di poter essere scoperti, misero a sentinella notturna un certo Alettrione, con l’incarico di svegliarli prima del sorgere del Sole.

Ma una notte il fido Alettrione si addormentò, e Febo – il Sole – s’accorse della presenza di Venere nel palazzo di Ares. Arse di voluttà il Sole,e credette che questo fosse il primo amplesso furtivo tra Venere e Marte, e al marito subito indicò il luogo dell’incontro .

Efesto si sentì come smarrire l’anima, e lasciò cadere di mano l’opera di fabbro che stava forgiando. Poi subito cominciò a limare delle sottili catene di bronzo, tanto sottili che stami non furono mai visti così fini, neanche i fili di ragno, e li dispose con abilità intorno al letto, facendo sì che al più lieve tocco e al più piccolo peso sul letto scattassero (Ovidio – Metamorfosi).

Quando Venere rientrò a casa, a giustificazione della sua assenza notturna, disse al marito che si era recata a Corinto per fare delle compere, ma che, essendosi fatto tardi, si era fermata presso alcuni parenti. Efesto finse di credere, e le annunciò che la sera stessa si sarebbe recato a Tirinto, ove contava di trascorrere un paio di giorni. Non appena Efesto fece finta di partire, Venere mandò un messaggio a Ares per comunicargli la lieta notizia.E Ares, come tutti gli uomini, imprudentemente si recò a casa di Venere. E allora.. Lasciamolo dire ancora a Ovidio

– Come i due giacquero assieme, Venere e Marte, con quella rete di nuova invenzione e con l’arte di Efesto, ambo rimasero avvinghiati, sospesi in tenero abbraccio.

Immediatamente, Efesto spalancò le porte d’avorio e vi introdusse tutti gli dei. Stretti insieme giacevano i due in nudità.La vendetta di Efesto fu compiuta elegantemente, senza la lapidazione dell’adultera.

A Efesto bastò svergognare la moglie, Venere, però per volere di Zeus venne allontanata e inviata a Pafo, nell’isola di Cipro, affinchè meditasse sul suo comportamento.

Ma la dea, per nulla pentita e intimorita, intrecciò dopo qualche giorno di permanenza una relazione con Ermes – Mercurio dei romani – dalla quale nacque Ermafrodito, ossia il dio dal doppio sesso.

 

La storia di Venere è quella di molte donne del passato e anche dei nostri tempi: matrimonio-contratto imposto dal padre senza tenere in giusto conto il parere della figlia, conseguente relazione adulterina attuata con tutte le precauzioni che si prendono in questi casi; vendetta bene architettata dal marito, ripetizione dell’adulterio da parte della moglie per nulla pentita.

 

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

Studio in Milano, Roma, Napoli e Vietri sul Mare (Sa)

per contatti e consulenze private tel.320-8573502 email:cavalierer@iltuopsicologo.it

LA SINDROME DI LILITH: LA DONNA FATALE

« FAUST: ma quella chi è?

MEFISTOFELE: quella è Lilith

FAUST: Chi?

MEFISTOFELE: La prima moglie di Adamo, Sta in guardia dai suoi bei capelli Da quello splendore che solo la veste. Fai che abbia avvinto un giovane con quelli, E ce ne vuole prima che lo lasci. »

Faust – Goethe

 

Lilith è il demone femminile della religione mesopotamica associato alla tempesta, ritenuto portatore di disgrazia, malattia e morte. Lilith compare nell’insieme di credenze dell’Ebraismo come un demone notturno, ovvero come una civetta che lancia il suo urlo nella versione della cosiddetta Bibbia di Re Giacomo. Secondo la tradizione della cabala, è il nome della prima donna creata, prima compagna di Adamo e precedente ad Eva. La sua figura, delineata nel Medioevo, risale a miti e leggende antiche della Mesopotamia. Nell’immaginario popolare ebraico è temuta come demone notturno capace di portare danno ai bambini di sesso maschile e dotata degli aspetti negativi della femminilità: adulterio, stregoneria e lussuria.

Alla fine dell’800, in parallelo alla crescente emancipazione femminile nel mondo occidentale, la figura di Lilith diventa il simbolo del femminile che non si assoggetta al maschile e, rivalutata nelle religioni neopagane, viene posta a fianco di simboli come quello della grande Madre.

In tempi recenti Lilith è assurta al simbolo della femminilità schiacciata dalla prepotenza della cultura patriarcale maschilista. C’è una leggenda secondo cui Lilith fu la prima donna creata, la prima compagna data da Dio ad Adamo. Ma Dio la cacciò dal paradiso terrestre perché rifiutava di sottomettersi ad Adamo, anche in ambito sessuale, rifiutando che fosse sempre e solo lui a possederla. Una volta scacciata Lilith vagò sulla terra e generò con Satana (qui simbolo della ribellione) le passioni umane.

Potremmo dire che è affetta da Sindrome di Lilith quel tipo di donna seduttrice e fatale, che usa tali armi anche con l’intento di distruggere le figure maschili.

 

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

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AMORE PROGETTUALE O SINDROME DI PIGMALIONE

Pigmalione, era re di Cipro e anche un abilissimo scultore ma non aveva né voglia né tempo per pensare all’amore. Afrodite volle vendicarsi per questo disprezzo nei confronti dell’amore e decise di far innamorare Pigmalione, punendolo. Fece innamorare Pigmalione di una statua di avorio, che il re stesso aveva scolpito, una statua di una fanciulla molto bella. Da quel giorno il re non ebbe più pace, passava giorno e notte a contemplare la statua, a declamare il suo amore per lei, ad accarezzarla, baciarla, ma a tutte le sue attenzioni la statua restava muta, fredda e insensibile. Pigmalione supplicò tanto Afrodite affinché lo guarisse da quell’insana passione per la statua, ma la dea si divertiva molto a vedere il re spasimare per una statua d’avorio, poi però ebbe pietà e con un tocco delle sue divine mani la statua si trasformò in una giovane fanciulla che Pigmalione sposò e da cui ebbe un figlio, Pafo.

 

Come nel mito di Pigmalione, lo scultore greco che creò una statua molto bella, Galatea, ma non contento della sua bellezza voleva sempre migliorarla ulteriormente fino a volerle dare il dono della parola, così nell’amore o sindrome di Pigmalione , la persona amata non viene totalmente aprezzata per quello che è, ma per quello che diventerà. Per esempio quelle persone che si innamorano di un futuro avvocato o medico o che cercano di cambiare e/o migliorare la persona di cui sono innamorati.

Come lo scultore Pigmalione modellava la propria statua così si cerca di modellare la propria partner o il proprio partner. Ilmodellare l’altro può andare dall’abbigliamento fino agli interessi ed attitudini personali.

Questa sindrome si può sovrapporre anche alla problematica della codipendenza o della sindrome da crocerossina, in cui le persone cercano di riscattare un alcolizzato, un drogato, un violento, una prostituta…

Gli amori nati sul modello di Pigmalione spesso conducono a relazioni felici e durature. Il rischio potrebbe nascere quando il partner desidera l’uguaglianza ed inizia ad imporre la sua individualità.

Lo psicanalista Bergmann individua anche due varianti della sindrome di Pigmalione: “Un particolare tipo di amore di Pigmalione è quello in cui uno dei partner è disposto a continuare il rapporto solo se l’altro promette di sottoporsi ad analisi; oppure in cui un partner eterosessuale si lega con uno omosessuale nella convinzione che l’amore ne cambierà le tendenze sessuali.” (Anatomia dell’amore, pag.279)

Nel 1914 il mito di Pigmalione diede spunto al lavoro di George Bernard Shaw “Pygmalion” da cui fu tratto un film nel ’64 “My Fair Lady” con Audrey Hepburn nei panni di una popolana, Eliza Doolittle che, sotto la guida del prof. Higgins, con l’adeguata educazione riesce alla fine a diventare una very milady.

Nella letteratura ci sono tantissimi esempi di questo tipo. Anche Jean-Jacque Rouseau aveva espresso un desiderio simile nel libro Émile, nel quale si impegna ad educare un giovane ragazzo secondo i principi naturali della ‘bontà’.

 

Dott. Roberto Cavaliere

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