RIFLESSIONI SULLA GELOSIA

“La natura animale si procura per istinto tre cose che sono necessarie per perpetuarsi. Si tratta di tre autentici bisogni. Il primo è nutrirsi, ma perché questo non risulti un lavoro esiste una sensazione che si chiama appetito, e si prova piacere nel soddisfarlo. Il secondo è conservare la propria specie generando, e certamente non si adempirebbe questo dovere, se non si provasse piacere nel compierlo. Terzo: la tendenza irresistibile a distruggere il nemico. E niente è più sensato, perché avendo il dovere di conservarsi, si deve odiare tutto ciò che opera per distruggerci: questa è la gelosia: il senso di pericolo che si avverte quando il nemico invade il nostro territorio.” Storia della mia vita di Giacomo Casanova

“Chi ama è paziente e premuroso. Chi ama non è geloso, non si vanta, non si gonfia d’orgoglio. Chi ama è rispettoso, non va in cerca del proprio interesse, non conosce la collera, dimentica i torti .” ( 1 Corinzi , 13, 4)

“Mi parlava anche delle gite che aveva fatte con certe amiche nella campagna olandese, dei suoi ritorni a tarda sera ad Amsterdam, quando una folla compatta e festosa di persone che lei conosceva quasi tutte riempiva le vie, le rive dei canali, di cui mi pareva veder riflettersi negli occhi brillanti di lei, come negli specchi incerti di una carrozza lanciata al galoppo, i fuochi innumerevoli e fuggenti, Come la sedicente curiosità estetica meriterebbe di esser chiamata indifferenza, a paragone della curiosità dolorosa, instancabile, che provavo per i luoghi dove Albertine era vissuta, per quel che potesse aver fatto una certa sera, per i sorrisi, gli sguardi che aveva avuti, per le parole da lei dette, per i baci ricevuti! No, mai la gelosia che avevo sofferta un giorno a cagione di Saint-Loup, se fosse perdurata in me, mai non mi avrebbe dato quell’immensa inquietudine. Quell’amore tra donne era per me qualcosa di troppo sconosciuto, di cui nulla mi permetteva d’immaginare, con certezza, con precisione, i piaceri, la natura. Quanti esseri, quanti luoghi (che magari non la riguardavano direttamente: indefiniti luoghi di piacere, dove lei poteva averlo gustato, ambienti affollati dove ci si sfiora l’un con l’altro, Albertine – come una persona che, facendo passare davanti a sé, al controllo, il proprio seguito, un’intera compagnia, la faccia entrare in teatro – aveva introdotto nel mio cuore dalla soglia della mia immaginazione o delle mie memorie, dove mi erano indifferenti! Adesso, ne avevo una conoscenza interna, , immediata, dolorosa, spasmodica, L’amore è lo spazio e il tempo resi sensibili al cuore.

“Eppure, forse, se le fossi stato assolutamente fedele, non avrei sofferto di infedeltà che sarei stato incapace di immaginare., Mi torturavo perché trasferivo in Albertine il mio perpetuo desiderio di piacere a nuove donne, , di abbozzare nuovi romanzi, perché le attribuivo quello sguardo che, pochi giorni prima, pur trovandomi vicino a lei, non avevo potuto far a meno di gettare sulle giovani cicliste sedute ai tavolini del Bois de Boulogne. Si può quasi dire che, come nn c’è conoscenza , così non c’è gelosia che di noi stessi. L’osservazione conta ben poco: sapere e dolore possiamo trarli soltanto dal piacere da noi stessi sentito. (M. Proust, La prigioniera, traduzione di paolo Serini, Torino, Einaudi, 1978, pp. 396-397).

“Avevo molto sofferto, a Balbec, quando Albertine mi aveva parlato della sua amicizia per la signorina Vinteuil. Ma Albertine era lì per consolarmi. Poi, per aver troppo cercato di conoscere le sue azioni, ero riuscito a farla andar via da me, quando Françoise [la cameriera del protagonista] mi aveva annunciato che non c’era più e mi ero trovato solo, avevo sofferto di più. Ma almeno l’Albertine che avevo amata mi restava nel cuore. Ora, al posto di questa – per punirmi di aver spinto oltre una curiosità cui, contrariamente a quanto avevo creduto, la morte non aveva posto fine – trovavo una ragazza diversa, che moltiplicava bugie e inganni laddove l’altra mi aveva rassicurato con tanta dolcezza giurandomi di non aver mai conosciuto quei piaceri; quei piaceri che, invece, nell’ebbrezza della libertà riconquistata era corsa a godere fino a perderne i sensi, fino a mordere quella piccola lavandaia con cui si era incontrata all’alba, sulla riva della Loira, e a cui diceva: «Mi fai morire».

“Quelle inclinazioni negate da lei, e che invece aveva, quelle inclinazioni la cui scoperta mi era giunta non in un freddo ragionamento, ma nella sofferenza bruciante provata alla lettura di quelle parole: «Mi fai morire», sofferenza che conferiva ad esse una particolarità qualitativa, quelle sofferenze non si aggiungevano soltanto all’immagine di Albertine come si aggiunge al bernardo l’eremita la nuova conchiglia che si trascina dietro, ma piuttosto come un sale che entra in contatto con un altro sale, e ne muta il colore, anzi la natura. Quando la piccola lavandaia, com’era probabile, aveva detto alle sue amichette: «Immaginate un po’, non l’avrei mai creduto, la signorina è anche lei una di quelle», per me non si trattava soltanto di un vizio che dapprima non avevano sospettato e che aggiungevano poi alla persona di Albertine, ma della scoperta che lei fosse un’altra persona, una persona come loro, che parlava la loro stessa lingua; la qual cosa, facendola compatriota di altre, la faceva ancora più estranea a me, provava che quanto avevo avuto da lei, quanto portavo nel cuore era solo una piccolissima parte e che il resto – tanto vasto perché non era soltanto quella cosa così misteriosamente importante quale è un desiderio individuale, ma perché lo aveva in comune con altre – me lo aveva sempre nascosto, me ne aveva tenuto lontano, come una donna che mi avesse nascosto di essere di un paese nemico e spia, , e che avesse tradito anche più di una spia: perché una spia inganna soltanto sulla propria nazionalità, mentre Abertine ingannava sulla propria umanità profonda, in quanto lei non apparteneva all’umanità comune, ma a una razza strana che si mescola con questa, vi si confonde, e non vi si fonde mai. (…)

“A tratti fra il mio cuore e lamia memoria la comunicazione era interrotta. Quanto Albertine aveva fatto con la lavandaia mi era significato ormai solo attraverso abbreviazioni quasi algebriche che non rappresentavano più nulla per me; ma cento volte l’ora la corrente interrotta era ristabilita e il mio cuore era arso senza pietà da un fuoco infernale, mentre vedevo Albertine risuscitata dalla mia gelosia, viva davvero, tendersi sotto le carezze della piccola lavandaia, mentre le diceva: «Mi fai morire». Poiché era viva per me nel momento in cui commetteva il suo peccato, cioè nel momento in cui io stesso mi trovavo, non mi bastava conoscere quella colpa, avrei voluto sapesse che la conoscevo. Così, se in quei momenti mi rammarico al pensiero che non ‘avrei rivista mai più, quel rammarico portava il segno della mia gelosia e, completamente diverso dal rimpianto straziante dei momenti in cui l’amavo, era solo il rammarico di non poterle dire: «Credevi che non avrei mai saputo cosa hai fatto dopo avermi lasciato, ebbene so tutto, alla lavandaia sulla riva della Loira, dicevi: ‘Mi fai morire’, ho visto il segno del morso». Certo, mi dicevo: «Perché tormentarmi? Colei che ha goduto con la lavandaia non è più nulla, dunque non è una persona le cui azioni possano ancora avere un valore. Lei non dice a se stessa che io so. Ma a se stessa non dice neppure che non so, perché non si dice nulla». Ma quel ragionamento mi convinceva meno dell’immagine del suo piacere che mi riportava al momento in cui lo aveva provato. Solo quel che sentiamo esiste per noi, e o proiettiamo ne passato, nell’avvenire, senza lasciarci fermare dalle barriere fittizie della morte.” (M. Proust, Albertine scomparsa , trad. di Rita Stajano, ed. cit., pp. 82-84).

V’è una passione profondamente radicata nella sessualità, e che è esasperata dall’età: la gelosia.
Beauvoir, Simone

Spesso, la gelosia non è che un presentimento.
Gervaso, Roberto

La gelosia è un misto d’amore, d’odio, d’avarizia e d’orgoglio.
Karr, Alphonse

La gelosia è un abbaiare di cani che attira i ladri.
Kraus, Karl

Nella gelosia c’è più egoismo che amore.
La gelosia è il più grande di tutti i mali e quello che ispira meno pietà alle persone che la provocano.
La Rochefoucauld, François

Gelosia, infinita incertezza di sé.
Rossanda, Rossana

 

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

Studio in Milano, Roma, Napoli e Vietri sul Mare (Sa)

per contatti e consulenze private tel.320-8573502 email:cavalierer@iltuopsicologo.it

 

TERAPIA PER LA GELOSIA

..”E dunque confessa apertamente il tuo peccato; perché il negarlo in ogni suo punto con giuramento, non potrà smuovere mai né soffocare questa certezza che mi strazia” (Otello a Desdemona, dall’‘Otello’ di William Shakespeare, 1605, Atto Quinto, Seconda Scena)..

OTELLO: Se tradisce costei, oh allora il cielo irride a sé stesso. Non voglio crederlo.

DESDEMONA: Oh, Otello caro, il pranzo e quei bravi isolani, ospiti vostri, aspettano soltanto voi.

OTELLO: Quel fazzoletto che mi era tanto caro, e te l’avevo dato io, e tu l’hai dato a Cassio.

DESDEMONA: No: sulla mia vita e sull’anima mia. Mandatelo a chiamare e domandatelo a lui.

OTELLO: Guardati, anima dolce, dallo spergiuro. Guardati! Sei sul letto di morte.

DESDEMONA: Lo so: non per morirci ora.

OTELLO: Sì. Subito. E dunque confessa apertamente il tuo peccato; perché il negarlo in ogni suo punto con giuramento, non potrà smuovere mai né soffocare questa certezza che mi strazia. Devi morire.

DESDEMONA: Domani mi ucciderai. Lasciami vivere stanotte.

OTELLO: Ah, resisti? DESDEMONA: Solo mezz’ora… OTELLO: Ora. È deciso. Subito.

DESDEMONA: Il tempo di dire una preghiera.

 

Per combattere la gelosia occorre un duro lavoro interiore, non bastano solo le buone intenzioni.

Bisogna cercare di aumentare la propria autostima che, in chi è affetto da gelosia morbosa, è spesso bassa. Si può cercare di aumentarla indirizzando i propri interessi verso altri obiettivi che possono far aumentare la fiducia in sè stessi. Inoltre vanno anche indagate le cause di questa bassa autostima causa della gelosia. Spesso chi soffre di quest’ultima, durante la propria infanzia, non ha ricevuto adeguati riconoscimenti per i propri risultati o capacità da parte dei genitori. Quest’ultimi non hanno mai manifestato fiducia e stima nei confronti del “futuro” geloso, contribuendo a rafforzare il senso di “valere poco o niente”. Se “valgo poco o niente” s’arriva ad immaginare, in maniera più o meno inconscia, che anche il partner, prima o poi, preferirà un’ “altro migliore”.

Ma può anche accadere che si è gelosi perchè, nonostante un’adeguata autostima, questa ha subito un crollo a seguito di un “reale” tradimento passato. In questo caso si è in presenza di una certa rigidità personale, che vede tutto bianco o nero. Si pensa che se ho avuto fiducia e sono stato tradito, non bisogna avere più fiducia, perche le persone sono tutte uguali. Come si vede in questo caso, per combattere la gelosia bisogna diventare più “flessibili”, lavorare sulle proprie concezioni personali.

Infine la gelosia potrebbe essere anche giustamente motivata dal comportamento del partner. Ad esempio un partner che tende ad essere eccessivamente “esibizionista” in pubblico, sia per quanto riguarda l’abbigliamento che per i comportamenti. In questo caso è utile e necessario discutere con quest’ultimo della relazione di coppia in generale, e dei comportamenti che riteniamo “sospetti”, in particolare. L’obiettivo di ciò non è quello di porre il partner in “difensiva” o di “cambiarlo” ma di farlo riflettere sul senso della relazione e sulla sofferenza che taluni comportamenti possono arrecare.

Riepilogando per contrastare la gelosia ci sono 3 possibili percorsi :

Potenziare la propria autostima . Nella persona eccessivamente gelosa è presente sempre una bassa autostima ed è necessario intervenire, inizialmente per aumentare quest’ultima. Ogni tentativo di uscire da una gelosia morbosa senza aumentare l’autostima personale è destinato a fallire.

Potenziare le proprie capacità. Questo percorso è strettamente e questo conseguenzialmente legate al precedente. Infatti unitamente all’autostima bisogna potenziare le proprie risorse personali al fine di i migliorare l’immagine di sé, riducendo in questo modo depressione e rabbia legate all’idea della possibile perdita della persona amata

Cercare di non sapere, di non indagare . Quando si è gelosi si è portati ad effettuare quasi un comportamento di stalking quando invece è necessario ignorare tutto ciò che concerne la persona amata e il rivale o che è psicologicamente associato ai luoghi, alle occasioni, ai motivi della gelosia.

La tematica del superamento della gelosia, in particolare quella patologica, è oggetto di discussione all’interno dei Seminari Esperenziali sul MALdAMORE

GELOSIA POST-DISTACCO

Per gelosia post-distacco s’intende quella gelosia che insorge successivamente alla fine di una relazione da parte di un partner nei confronti dell’altro.

Generalmente a provare la gelosia post-distacco è il partner che ha subito la separazione, colui che è stato ‘lasciato’. Quest’ultimo prova tale tipo di gelosia sopratutto nelle fasi iniziali del distacco, quando ancora la separazione ‘ psicologica’ non è avvenuta, quando ancora c’è speranza che l’altro possa ritornare. Quindi la nuova partner del proprio ex viene vista colei che pur non potendo insidiare la relazione perchè già terminata comunque rappresenta un ostacolo alla speranza di un riavvicinamento.

Anche in questo tipo di gelosia sono presenti una o entrambe le componenti della gelosia classica:

  • paura dell’abbandono, della perdita, della separazione, in questo caso in relazione alla speranza di un nuovo inizio;
  • gelosia ed invidia dell’altro che può condividere ciò che, in questo caso, era nostro. Gelosia delle caratteristiche che il rivale ha e noi non abbiamo.

Come, già detto, tale tipo di gelosia è normale nelle prime fasi del distacco, in particolare se l’altro trova subito una nuova partner. Anzi in questa fase rappresenta uno degli elementi più dolorosi del processo d’elaborazione della seprazione: immaginare l’altro che condivide già ciò che era proprio con una nuova persona. Diventa meno normale a distanza di tempo dal distacco. In questo caso è un chiaro segnale che il distacco ‘psicologico’ non è avvenuto a differenza di quello effettivo che è avvenuto da tempo.

 

Dott. Roberto Cavaliere

 

TESTIMONIANZA TRATTA DAL FORUM

Mi chiamo Fabio, 42 anni.
Dopo 7 anni di fidanzamento e 7 di matrimonio, mi sono separato da moglie e figlio (ora ha 12 anni) e si li a poco sono andato a convivere con una donna di 10 anni piu’ giovane.
Il rapporto di convivenza è durato circa 6 anni dei quali i primi 4-5 sono stati molto belli.
Durante l’ultimo anno però, lei è cambiata, mostrando atteggiamenti di insofferenza verso me e il figlio, ipocondria e insoddisfazione. Per via di questo, spesso non ricevevo piu’ l’affetto e la gioia che desidero in un rapporto e dopo numerose discussioni e confronti, dopo mesi di chiarimenti, avevo capito che, seppur innamorata, non era piu’ capace di darmi la sensazione di una persona con la quale condividere gli obiettivi.
Con grande rammarico, dopo l’ennesimo chiarimento, ho deciso che la serenità mia e di mio figlio, fosse la cosa più importante e dopo averla aiutata a trovare un lavoro ed una casa, l’ho lasciata.
Ora, dopo due mesi, avevo quasi iniziato ad essere piu’ tranquillo e riabituarmi ad una vita da single cancellando la sua presenza nella mia vita.
Purtroppo però, sono venuto a sapere che lei da un po’ sta frequentando un mio amico.
Il problema è che non capisco perchè, ma ho avvertito subito come una doccia fredda e per qualche minuto ho dovuto faticare a mantenere la concentrazione. Ora avverto un dolore lancinante, una sensazione violenta che assorbe tutti i miei pensieri, un male inaudito. Mi passano davanti tutti i bei momenti e non riesco a sopportare l’idea.
Credo di sentire fortemente il bisogno di un consiglio, di un chiarimento, di un aiuto. Purtroppo se parlo alle persone vicine mi rispondono che ho fatto la mia scelta (che a loro avviso è quella giusta) e che devo lasciarla perdere. Tutto qui.
Ma cio’ non serve a stare meglio!
Vi prego aiutatemi.

Caro Fabio, 
non so se può esserti di aiuto, ma chiediti se questa gelosia nasce dal fatto che probabilmente non hai ancora archiviato questa esperienza. Spesso cerchiamo di dimenticare una persona cancellandola momentaneamente dalla nostra vita di tutti i giorni, senza però affrontare il fallimento vero di un unione naufragata.
A volte tendiamo a sostituire una persona con un’altra pensando che il problema nato con la prima persona era dovuto alla mancanza di stimoli, all’amore che era finito e si ricomincia senza esserci fatte delle domande importanti: in che cosa ho sbagliato, dove mi sono fermato, perché è finito il mio matrimonio/convivenza. Una storia non finisce mai senza una motivazione.
Da quello che leggo tu sei passato da un lungo matrimonio a una lunga convivenza senza pause di continuità. Dovresti chiederti perché l’amore finisce in te o perché si esaurisce nell’altro, che cosa è mancato. Dove è finito il tuo impegno.
Ho anch’io le mie esperienze e posso dirti che spesso non ci accorgiamo, perché ci concentriamo più sull’aspetto materiale del rapporto, dei veri bisogni dell’altro. Cioè il bisogno di sentire il proprio compagno/a continuamente in gioco nel rapporto a due. Sentire che l’altro ogni giorno vuole conquistarci, condividere con noi la sua esistenza. L’amore nel tempo cambia, non può essere l’emozione violenta dei primi due anni e se si è consapevoli di questo si accompagna il cambiamento, lo si vive positivamente e si muore e rinasce in continuazione.
Sono passati comunque solo due mesi, un tempo breve per considerarsi usciti da una situazione conflittuale.
Sai io penso che in ognuno di noi ci sia del narcisismo, più o meno accentuato. Il bisogno di sentirsi importanti per qualcuno, anche se non si vuole più aver niente a che fare con lei/lui è a volte la motivazione che ci porta a soffrire di un autentico dolore. E’ sentire che l’altro, nonostante il dolore che gli abbiamo inflitto o che ci ha inflitto, continua a vivere e ad amare. Poi sapere che qualcun’altro, magari un amico, apprezza ciò a cui noi abbiamo rinunciato è come se ci fa sentire l’importanza di quella persona, il suo valore.
Chiediti quand’è che hai provato una gelosia così forte e lancinante nella tua vita. E non solo in un amore di coppia, in generale. Quando hai provato un sentimento così distruttivo e perché. La risposta è dentro di te. Quando qualcosa si ripete nella nostra vita e da quello che dici, le modalità delle tue storie hanno delle similitudini, c’è una ragione profonda e non solo superficiale.
Può essere importante per ricostruire una più consapevole vita affettiva. Patrizia

Cara Patrizia, grazie innanzitutto per avermi risposto. Sei stata gentile e soprattutto profonda.
E’ vero cio’ che scrivi, in questi casi è necessaria un’attenta introspezione e io l’ho fatta.
Intimamente non sento di addossarmi delle colpe, se ho sbagliato, forse è solo nella scelta, facendo confusione nelle aspettative.
Di fondo mi ritengo una persona piuttosto vitale e vivace, dinamica e desiderosa di intessere rapporti sociali. Probabilmente questa caratteristica attrae l’altro sesso e attrae soprattutto quelle persone a cui piace un elemento trascinatore e solare. Sia la mia ex moglie sia la mia ex compagna hanno visto in me questo pregio sin dall’inizio. D’altro canto io invece ero attratto principalmente dall’aspetto esteriore di una donna, senza chiedermi se avesse le “spalle” tanto solide da confortare me in caso di bisogno.
In effetti col tempo e con il mitigarsi dell’euforia iniziale, sia l’una che l’altra, in occasione di (inevitabili) momenti NO, si sono dimostrate tuttalpiu’ di saper dire “non ti preoccupare”, senza cercare costruttivamente di darmi una mano seppur solo psicologica.
Una volta sono caduto in depressione, ho chiesto aiuto ma certo non me la sono presa con chi mi era a fianco. Al contrario, dopo aver trattato male mio figlio e aver dimostrato per mesi indifferenza verso di me, si è nascosta dietro la sua depressione perchè disoccupata. Ma io che c’entro?In sintesi in entrambi i casi, in piu’ di un occasione, me la sono dovuta cavare da solo sentendomi privo di ogni apporto morale o di pensiero.
A questo aggiungo un’autocritica e cioè un mio lato del carattere che in situazioni di crisi mi “trasforma” in un orso burbero, ma che di fatto, oltre a imprecazioni di nervosismo, non si traduce affatto in cattiverie o altro. Davvero io credo sia un difetto minore.
Sai Patrizia, io ho dato sempre tanto e avrei voluto che venissi ricambiato con una mano nei momenti difficili, del resto la vita di coppia dovrebbe essere un dare e avere.
“…..bisogno di sentire il proprio compagno/a continuamente in gioco nel rapporto a due…”
Dici bene! e io ti assicuro che non la sentivo piu’. Cercavo in ogni modo di tenere vivo l’interesse…nuove amicizie, viaggi, moto, camper, snowboard… alla fine tutto le sembrava normale, scontato anzi quasi palloso. Che dovevo fare? appassirmi come lei? stendermi sul divano con le pantofole? Io non l’ho forzata piu’ ma comunque la mia volgia di vivere non poteva essere soffocata e allora…aperitivo con gli amici, sciata con gli amici, calcetto con gli amici…. ho sbagliato? l’ho trascurata?…. “Vuoi uscire, dai vieni…!”— “No, mi scoccio, vai tu…!”
Non do pero’ la colpa a nessuno, forse è solo stata una mia errata valutazione nello scegliere il partner e la mia ostinazione nel volerlo cambiare ad ogni costo a mia immagine e somiglianza; a voler “pretendere” da loro cose che non riuscivano a darmi. Loro sono due donne sicuramente valide in valore assoluto, ma credo che siano a me poco complementari, forse ho bisogno di una donna con diverso spessore intellettuale o magari con un pizzico di saggezza in piu’ o con maggiore capacità nel “problem solving”. 🙂
Col tempo sicuramente questo mio dispiacere passerà, auguro a loro di trovare qualcuno che non sia cosi’ esigente come me, ma io sento di desiderare il meglio dalla vita, desidero una donna energica, capace di costruire, cavarsela da sola, avere idee e progetti; una donna che io non debba trascinare continuamente o cambiare. Del resto io sono realizzato: un bel lavoro, un meraviglioso figlio, una bella casa e tante prospettive davanti a me, perchè dovrei accontentarmi? E finchè non la trovo…. beh comincio a provare anche il gusto di essere single!

 

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

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GELOSIA DEL PASSATO – SINDROME DI REBECCA

“Mi parlava anche delle gite che aveva fatte con certe amiche nella campagna olandese, dei suoi ritorni a tarda sera ad Amsterdam, quando una folla compatta e festosa di persone che lei conosceva quasi tutte riempiva le vie, le rive dei canali, di cui mi pareva veder riflettersi negli occhi brillanti di lei, come negli specchi incerti di una carrozza lanciata al galoppo, i fuochi innumerevoli e fuggenti, Come la sedicente curiosità estetica meriterebbe di esser chiamata indifferenza, a paragone della curiosità dolorosa, instancabile, che provavo per i luoghi dove Albertine era vissuta, per quel che potesse aver fatto una certa sera, per i sorrisi, gli sguardi che aveva avuti, per le parole da lei dette, per i baci ricevuti! No, mai la gelosia che avevo sofferta un giorno a cagione di Saint-Loup, se fosse perdurata in me, mai non mi avrebbe dato quell’immensa inquietudine. Quell’amore tra donne era per me qualcosa di troppo sconosciuto, di cui nulla mi permetteva d’immaginare, con certezza, con precisione, i piaceri, la natura. Quanti esseri, quanti luoghi (che magari non la riguardavano direttamente: indefiniti luoghi di piacere, dove lei poteva averlo gustato, ambienti affollati dove ci si sfiora l’un con l’altro, Albertine – come una persona che, facendo passare davanti a sé, al controllo, il proprio seguito, un’intera compagnia, la faccia entrare in teatro – aveva introdotto nel mio cuore dalla soglia della mia immaginazione o delle mie memorie, dove mi erano indifferenti! Adesso, ne avevo una conoscenza interna, , immediata, dolorosa, spasmodica, L’amore è lo spazio e il tempo resi sensibili al cuore. (M. Proust, La prigioniera)

 

La gelosia per il passato sentimentale del proprio partner viene detta anche ” Sindrome di Rebecca”, definizione che deriva dal film di Alfred Hitchcock “Rebecca la prima moglie”.

Una lieve gelosia nei confronti di una precedente relazione del proprio partner è naturale e fisiologica. Sopratutto se l’altra o l’altro in questione ha posseduto una delle seguenti caratteristiche:

  • condivisone di fasi importanti della vita rcome la nascita di un figlio,
  • superamento di particolari difficoltà,
  • esperienza positive come successi professionali e viaggi memorabili,
  • bellezza fisica o particolare fascino.

La questione si complica quando la leggera sofferenza provocata dal confronto con l’altro o l’altra, che di solito avviene durante le prime fasi del rapporto, si trasforma in una vera e propria ossessione e innesca una forma di gelosia così tormentosa per sè e per l’altro da impedire un equilibrato rapporto di coppia, autonomo e del tutto originale.
La Ex diventa allora un Fantasma che aleggia minaccioso, una figura onnipresente che assume un ruolo di primo piano che non le compete più e si intromette nella coppia, ne limita la spontaneità, avvelena l’amore e frena la conquista di una propria storia affettiva caratterizzata da nuove abitudini.

I motivi che portano a mitizzare la precedente compagna e a temere l’influenza sul partner possono essere diversi.
Può dipendere da un proprio basso livello di autostima che fa sentire l’altra migliore, bellissima, ricca di doti e induce a collocare se stesse su un piano di inferiorità, nonostante le rassicurazioni del compagno/a, e le sue tangibili prove di amore, attenzioni e fedeltà.
Potrebbe anche succedere che siano invece componenti familiari, tipo cognate, suocere, parenti o amici ad avere la tendenza, più o meno consapevole, a perpetuare il ricordo della partner di un tempo, esaltandone doti e caratteristiche e alimentando, di conseguenza, rivalità e gelosie.
Se proprio è il compagno che non è riuscito a staccarsi completamente dalla precedente storia, la figura della ex mantiene un enorme potere e diventa realmente una minaccia. Lui potrebbe parlarne spesso, esaltandone le qualità e ponendola come esempio, oppure lasciarsi influenzare dalle esperienze fatte con lei tenendo a ripeterle senza cercare modalità diverse e più consone alla personalità e ai gusti della nuova compagna.

In questo caso la figura dell’ex è senz’altro un fantasma che fa ombra alla coppia. Se lui non cambia atteggiamento, si mette in atto una sorta di rapporto a tre, il più delle volte logorante solo per la nuova arrivata che, per tentare di ribaltare a proprio vantagio la situazione, deve prendere provvedimenti ai primi segnali per evitare che lo stato delle cose acquisti una certa stabilità, diventando sempre più difficile da modificare.

Ogni persona ha precedenti esperienze sentimentali, che fanno in parte contribuito a formarne la personalità e il modo di essere. La scelta di un nuovo partner dipende anche dalla personale storia affettiva, che quindi non può essere taciuta. Chiudersi in un silenzio assoluto riguardo al passato è controproducente, perchè rischia di far nascere nell’altro dubbi e incertezze sfavorevoli per avviare una relazione appagante.
Si tratta piuttosto di integrare e armonizzare le esperienze fatte con la situazione presente.

Mettere in comune il proprio passato sentimentale, raccontando la storia dei vecchi amori al compagno attuale, è un passo inevitabile e importante nella costruzione di un nuovo rapporto: da un lato, infatti, arricchisce e completa la reciproca conoscenza, mentre dall’altro permette di superare l’esperienza precedente. Rappresenta, insomma, un passaggio obbligato per affrontare un percorso comune che metta al centro la nuova coppia.
L’importante è saper misurare le parole ed essere delicati, prudenti e rispettosi della sensibilità dell’altro/a, evitando di eccedere nel racconto di particolari che potrebbero pesare come pietre sul rapporto avviato.

 

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

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GELOSIA PATOLOGICA: GELOSIA OSSESSIVA, SINDROME DI MAIRET, SINDROME DI OTELLO

OTELLO: Quel fazzoletto che mi era tanto caro, e te l’avevo dato io, e tu l’hai dato a Cassio.
DESDEMONA: No: sulla mia vita e sull’anima mia. Mandatelo a chiamare e domandatelo a lui.
OTELLO: Guardati, anima dolce, dallo spergiuro. Guardati! Sei sul letto di morte.
DESDEMONA: Lo so: non per morirci ora.
OTELLO: Sì . Subito. E dunque confessa apertamente il tuo peccato; perché il negarlo in ogni suo punto con giuramento, non potrà smuovere mai né soffocare questa certezza che mi strazia. Devi morire.
COMMENTATORE: Il tradimento del proprio compagno o della propria compagna mostra come tutto ciò che appare perfetto e che conferisce senso alle cose può avere fine. Il tradimento della coppia conduce alla conoscenza di questa realtà e quindi, in fondo, alla profonda solitudine e separatezza degli esseri umani.
DESDEMONA: Domani mi ucciderai. Lasciami vivere stanotte.
OTELLO: Ah, resisti?
DESDEMONA: Solo mezz’ora. . .
OTELLO: Ora. È deciso. Subito.
DESDEMONA: Il tempo di dire una preghiera.

La gelosia patologica può essere inquadrata in tre grandi gruppi distinti in base alle caratteristiche formali delle idee di gelosia. Sono, in ordine di gravità:
1) la Gelosia Ossessiva in cui le tematiche di gelosia hanno caratteristiche che possono rientrare in quelle che il DSM-IV ha indicato per il Disturbo Ossessivo Compulsivo;
2) la Sindrome di Mairet in cui le tematiche di gelosia hanno le caratteristiche formali delle idee prevalenti;
3) la Gelosia Delirante o Disturbo Delirante di tipo Geloso secondo il DSM IV, detta anche «Sindrome di Otello».
Nella Gelosia Ossessiva le immagini e le idee di infedeltà sono incoercibili e nucleare è il dubbio sulla infedeltà del partner, un dubbio lacerante che non si riesce a mettere a tacere. Chi ne soffre è continuamente alla ricerca di segnali che possano lenirlo, confermarlo o smentirlo. Il paziente si trasforma spesso in un detective a tempo pieno che può impiegare nelle attività di ricerca delle infedeltà del partner il più e il meglio del suo tempo. I gelosi ossessivi riconoscono l’infondatezza dei loro sospetti, arrivano anche a vergognarsene, ma sono, loro malgrado, trascinati e sommersi dalla tormentosità del dubbio. Così c’è chi sottopone tutti i giorni la moglie a martellanti interrogatori, chi controlla minuziosamente la castità del suo abbigliamento o la corrispondenza del partner e chi magari anche la biancheria intima alla ricerca di attività sessuali illecite. Queste persone riescono a rendersi conto delle loro esagerazioni, ma «non ce la fanno» a cambiare condotta, né a scacciare dalla propria mente certi pensieri pur sentiti come assurdi. I sentimenti di gelosia vengono vissuti permeati da un incoercibile dubbio. Sono tendenzialmente criticati ed il paziente vive con pena il fatto di provarli e ancora di più di «dover» accondiscendere alle conseguenti condotte comportamentali, fino a momenti di possibile grave egodistonia. Talvolta quello che stupisce è come l’Altro accetti (anche per anni) tutto questo, suggerendo come nella scelta del partner e nello sviluppo di una tale sintomatologia (almeno quando questa si mantenga per anni) non si deve più parlare di un singolo malato, ma di una coppia gravemente disturbata.
Nella Sindrome di Mairet chi ne è affetto vive in un clima pervaso di vissuti di gelosia non solo di tipo amorosa. La condizione è indicata anche come «Iperestesia Gelosa» e delinea un quadro clinico di confine tra normalità e patologia in cui le idee di gelosia sono quantitativamente floride e tendono ad occupare tutto il campo esperenziale del paziente. Sono anche notevolmente persistenti tanto che spesso costituiscono un vero e proprio doloroso stile di vita. Diventano cioè compagne insostituibili di ogni relazione umana significativa (massimamente se sentimentale). Le tematiche di gelosia assumono in questa condizione la struttura formale di «idee prevalenti», hanno cioè una forte componente affettiva e mantengono un costante confronto con la realtà, pur occupando in modo stabile ed esclusivo il campo coscienziale del paziente. Inoltre spingono fortemente ad «agiti» non infrequentemente sentiti, dal contesto socio-culturale, come abnormi e patologici.
Nella Sindrome di Otello (o Gelosia Delirante o Delirio di Gelosia) la persona è convinta dell’infedeltà del partner e ricerca e trova “conferme” del tradimento ovunque. Tenta in ogni modo di strappare la confessione al partner e attua rimedi contro la sua supposta infedeltà restringendone l’autonomia o assoldando investigatori. Il comportamento del paziente pertanto non è teso alla scoperta di qualcosa, che si pensa già di sapere, ma piuttosto a far ammettere all’altro la colpa. Da qui una continua richiesta di confessioni assillanti, portate avanti talvolta in modo reiteratamente subdolo, altre volte con l’arma del ricatto, talvolta infine ricorrendo alla coercizione e alla violenza fisica. L’ammissione del tradimento viene presentata sempre come «La Medicina» che porrà fine ai tormenti e ai dubbi che ne conseguono. Talvolta il partner accusato, nella speranza di porre fine ad una situazione insostenibile, ammette un magari inesistente tradimento. Lungi dal placarsi il delirante, che ha finalmente avuto la conferma delle sue certezze, intensifica la sua aggressività e tenta di far ammettere ulteriori infedeltà. Questo tipo di gelosia può giungere ad atti violenti nei confronti del partner o del presunto amante e spesso è una complicanza dell’alcolismo cronico.

 

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

Studio in Milano, Roma, Napoli e Vietri sul Mare (Sa)

per contatti e consulenze private tel.320-8573502 email:cavalierer@iltuopsicologo.it

TEST SULLA GELOSIA

“La natura animale si procura per istinto tre cose che sono necessarie per perpetuarsi. Si tratta di tre autentici bisogni. Il primo è nutrirsi, ma perché questo non risulti un lavoro esiste una sensazione che si chiama appetito, e si prova piacere nel soddisfarlo. Il secondo è conservare la propria specie generando, e certamente non si adempirebbe questo dovere, se non si provasse piacere nel compierlo. Terzo: la tendenza irresistibile a distruggere il nemico. E niente è più sensato, perché avendo il dovere di conservarsi, si deve odiare tutto ciò che opera per distruggerci: questa è la gelosia: il senso di pericolo che si avverte quando il nemico invade il nostro territorio. ” Storia della mia vita di Giacomo Casanova

 

1) Ritenete che il vostro partner debba nutrire interesse affettivo e/o sentimentale:

  1. •  solo per voi
  2. •  principalmente per voi
  3. •  in maniera differente per diverse persone

 

2) Cosa pensate se persone dell’altro sesso manifestano interesse, più o meno celato, per il vostro partner?

  1. •  Debbo assolutamente smorzare sul nascere tale interesse
  2. •  Cerco di tenere sotto controllo l’evolversi di tale interesse
  3. •  Non mi preoccupa più di tanto, ho fiducia che non venga ricambiato

 

3) Se il vostro partner riceve una telefonata o un messaggio sul cellulare inaspettato

  1. •  Aspettate che sia lui a dirvi chi era
  2. •  Non fate domande ma starete attenti se tali telefonate o sms inaspettate si ripresentino
  3. •  Dovete assolutamente sapere chi era a chiamare o messaggiare ed il relativo contenuto

 

4) Con quale dei seguenti aforismi concordate

  1. •  Spesso, la gelosia non è che un presentimento. (R.Gervaso)
  2. •  La gelosia è un misto d’amore, d’odio, d’avarizia e d’orgoglio. (A.Karr)
  3. •  La gelosia è un abbaiare di cani che attira i ladri. (K. Kraus)

 

5) Che cosa pensate dell’amicizia fra uomo e donna ?

  1. •  Ritengo che sia possibile
  2. •  Ritengo che sia possibile a determinate condizioni
  3. •  Concordo con il seguente aforisma : “L’amicizia fra due persone di sesso diverso o non è nulla o è amore.”

 

6) Siete a conoscenza di tutti gli ex partner del vostro attuale partner

  1. •  Ne sono a conoscenza limitatamente a quello di cui il mio partner mi ha riferito
  2. •  Ho cercato di sapere il più possibile sui suoi precedenti partner
  3. •  Il passato è passato e non ha più nessuna importanza

 

7) Una vostra cara amicizia Vi chiede in prestito un oggetto altrettanto a voi caro. Cosa fate ?

  1. •  Seppur a malincuore accetto di prestare con la raccomandazione che mi venga ridato il prima possibile
  2. •  Rifiuto in maniera decisa
  3. •  Concedo il prestito in fin dei conti nulla ci appartiene del tutto.

 

8) Con quale dei seguenti aforismi concordi

  1. •  Fidarsi degli uomini è già farsi uccidere un po’. (L. F, Cèline )
  2. •  Non dare mai spiegazioni: i tuoi amici non ne hanno bisogno e i tuoi nemici non ci crederanno comunque. (E.Hubbard )
  3. •  All’anima pura tutte le cose paiono pure. (Sacre Scritture)

 

9)R.Barthes afferma : “Come geloso, io soffro quattro volte: perché sono geloso, perché mi rimprovero di esserlo, perché temo che la mia gelosia finisca col ferire l’altro, perché mi lascio soggiogare da una banalità…” Cosa ne pensate ?

  1. •  Concordo in pieno
  2. •  Non concordo affatto
  3. •  Concordo parzialmente

 

Adesso contate quante A B o C avete totalizzato.

 

Domande

 

1 2 3 4 5 6 7 8 9
Risposta 1 A A C A C B B A B
Risposta 2 B B B B B A A B A
Risposta 3 C C A C A C C C C

 

Leggete il profilo relativo della lettera di cui avete totalizzato il maggior numero

Maggioranza di A (Prevalenza di gelosia)

La gelosia sembrerebbe pervadere la vostra vita sentimentale. Fate vostro l’aforisma ‘Spesso, la gelosia non è che un presentimento’ . Ma più che un presentimento essa è legata ad insicurezze personali, mancanza di autostima nei vostri confronti e mancanza di fiducia nei confronti del partner. Potrebbe essere necessario approfondire le cause di tale atteggiamento all’interno della vostra relazione.

Maggioranza di B (Modesta presenza di Gelosia)

Riuscite a ‘dosare’ bene la vostra gelosia anche se non manca qualche momento o situazione in cui la gelosia prende il sopravvento. Fate vostro l’aforisma di Barthes ‘ “Come geloso, io soffro quattro volte: perché sono geloso, perché mi rimprovero di esserlo, perché temo che la mia gelosia finisca col ferire l’altro, perché mi lascio soggiogare da una banalità…” Riuscite a gestirla consapevoli delle ripercussioni che può avere su di voi, sul partner e sulla coppia.

Maggioranza di C (Scarsa presenza di Gelosia)

Sembrerebbe che non siate affatto gelosi. Fate vostra la massima biblica ‘All’anima pura tutte le cose paiono pure ‘ . Ma ricordate che un pizzico di gelosia nella coppia non guasta, contribuisce a mantenere vivo il legame.

La maggior parte delle persone che effettuano il test presentano una maggioranza di B vale a dire una modesta presenza di Gelosia, come direbbero i latini l’equilibrio sta nel mezzo. Se rientrate in questa “maggioranza”, utile è calcolare quale tipo di risposte risulta al secondo posto nel conteggio totale. Tale seconda posizione potrebbe rivelare una vostra maggiore propensione ad assumere atteggiamenti gelosi.

 

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

Studio in Milano, Roma, Napoli e Vietri sul Mare (Sa)

per contatti e consulenze private tel.320-8573502 email:cavalierer@iltuopsicologo.it

LA GELOSIA

Come geloso, io soffro quattro volte: perché sono geloso, perché mi rimprovero di esserlo, perché temo che la mia gelosia finisca col ferire l’altro, perché mi lascio soggiogare da una banalità: soffro di essere escluso, di essere aggressivo, di essere pazzo e di essere come tutti gli altri. Barthes, Roland

 

La gelosia è un sentimento che parte dall’idea che ciò che io ho di più “caro” potrei, da un momento all’altro, perdere. Essa si lega al concetto di possessività, alla possibile perdita di ciò che si ritiene proprio. Entrambi i sentimenti pretendono l’ “altro”, vogliono la sua presenza in termini esclusivi e personali. Parlo di pretendere l’altro perchè lo si considera un “oggetto” piuttosto che un “soggetto”. Spesso chi ne è affetto manifesta la sua gelosia in assenza di qualunque fatto, di qualunque circostanza che possa giustificare un vissuto del genere.

Nella gelosia è presente una o entrambe delle seguenti componenti:

  • paura dell’abbandono, della perdita, della separazione, di ciò che si ritiene proprio e necessario al proprio benessere;
  • gelosia ed invidia dell’altro che potrebbe condividere ciò che, è nostro. Gelosia delle caratteristiche che il rivale ha e noi non abbiamo. In questo caso la gelosia non è rivolta tanto al proprio partner ma è gelosia del terzo e quindi si muove ai confini dell’invidia.

E’ importante distinguere fra gelosia “normale” e gelosia “patologica”. La gelosia normale è inseparabile dal’amore per il partner, ed è sempre presente a livelli accettabili. Anzi se non ci fosse si potrebbe addirittura dubitare se è vero amore. Inoltre serve a far sentire l’amato veramente amato, perchè attraverso la gelosia manifestiamo la paura di perderlo. Invece parleremo di gelosia “patologica” quando essa assume le seguenti caratteristiche:

  • paura irrazionale dell’abbandono e tristezza per la possibile perdita;
  • sospettosità per ogni comportamento relazionale del partner verso persone dell’altro sesso;
  • controllo di ogni comportamento dell’ “altro”;
  • invidia ed aggressività verso i possibili rivali;
  • aggressività persecutoria verso il partner;
  • sensazione d’ inadeguatezza e scarsa autostima di noi stessi.

La gelosia, quella patologica è, dunque, il timore di perdere qualche cosa che si ritiene essenziale per il proprio benessere e che questo qualcosa, che si ritiene essenziale, altri possano impossessarsene. Essa si manifesta anche in assenza di qualsiasi motivo valido. Spesso proprio la gelosia è in alcuni casi la causa della rottura di una relazione. Anzi si teme tanto che una relazione possa finire che, senza volerlo, la si fà finire per davvero.

La gelosia patologica prende origine da sospetti o circostanze infondate, affondando la sua vera natura in un’angoscia che prende forma nella mente senza nessun riscontro nella realtà. Quest’angoscia produce delle vere e proprie rappresentazioni mentali in cui si “costruisce” il “rivale” e le “prove d’infedeltà” e la realtà effettiva viene interpretata erroneamente. Tutto ciò può arrivare a dei veri e propri “deliri di gelosia” che spesso sono all’origine di veri e propri fatti di cronaca come i delitti passionali.

La gelosia patologica, il più delle volte, affonda le sue origini nell’infanzia in una cattiva relazione che il geloso ha instaurato con i propri genitori. Quest’ultimi non hanno adeguatamente rinforzato il bambino nella fiducia per sè stesso e nell’autostima contribuendo così a determinare un adulto geloso perchè non conscio delle sue possibilità e del suo valore, profondamente insicuro. Ciò porta a pensare che il proprio partner potrebbe amare un altro perchè più degno, a non essere sicuro del suo amore.

Ma la gelosia patologica può tradire anche un desiderio di possesso assoluto del partner. Ciò avviene, anche in questo caso, per una cattiva relazione affettiva costruita con i propri genitori, sopratutto quello di sesso opposto. C’è la presenza di un’affettività che non ha trovato correspensione durante l’infanzia, e si pensa di riscattarla da adulti, attraverso il possesso assoluto dell’altro.

Per una migliore disamina della gelosia patologica invito al leggere l’articolo correlato:

Gelosia Patologica: Gelosia ossessiva, Sindrome di Mairet, Sindrome di Otello

CLASSIFICAZIONE DELLA GELOSIA

Uno dei primi studiosi della gelosia è stato Freud che l’ha indagata dal punto di vista psicodinamico ed evolutivo arrivando ad ipotizzare tre diverse tipologie di gelosia (1922, Alcuni meccanismi nevrotici nella gelosia, paranoia e omosessualità):

1) Gelosia competitiva o normale;

2) Gelosia proiettata;

3) Gelosia delirante

La gelosia normale che si manifesta principalmente con dolore, ansia, angoscia, causati dal vissuto cognitivo-emotivo di aver perduto la persona amata, da sentimenti ostili verso il rivale, da un atteggiamento autocritico volto ad attribuire a sé stessi la responsabilità della perdita affettiva e dalla ferita narcisistica.

La gelosia proiettata proviene, per entrambi i sessi, dai tradimenti già esperiti nel corso della vita affettiva o da spinte inconscie verso il tradimento (vedi proverbio: Chi la pensa, la fa). Nei rapporti di coppia bisogna resistere a continue tentazioni per evitare di tradire. Colui che avverte in sé 1’esistenza di queste tentazioni attuerà un meccanismo inconscio per alleviare il proprio disagio: proietterà sull’altro le proprie tendenze al tradimento. Al riguardo Freud cita Desdemona quale esempio di gelosia proiettata:

Chiamai il mio amore traditore. E lui, che mi rispose? … Se d’altre donne io mi diletto Vi stendete sul letto con altri uomini

Freud osserva che le persone affette da gelosia proiettata valutano un comportamento civettuolo alla stregua di un tradimento.

La gelosia delirante è determinata da tendenze al tradimento che sono state rimosse ma gli oggetti di queste fantasie sono dello stesso sesso del soggetto che le pone in essere. Per Freud la gelosia delirante corrisponde ad una forma di omosessualità latente che preme per manifestarsi. Come tentativo di difesa contro un impulso omosessuale troppo forte essa può essere descritta mediante la formula: “Non sono io che lo amo è Lei che lo ama”. E’ come se oggetto della gelosia diventasse l’altro, il rivale o la rivale.

Da questo breve escursus si può affermare che gelosia e dipendenza affettiva sono le due facce di una stessa medaglia. Se è presente l’una è molto probabile che sia presente anche l’altra.

 

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

Studio in Milano, Roma, Napoli e Vietri sul Mare (Sa)

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RIFLESSIONI SULLA GELOSIA

Invito a riflettere su queste due affermazi0ni di Roland Barthes ed a rilasciare un commento

Come geloso, io soffro quattro volte: perché sono geloso, perché mi rimprovero di esserlo, perché temo che la mia gelosia finisca col ferire l’altro, perché mi lascio soggiogare da una banalità: soffro di essere escluso, di essere aggressivo, di essere pazzo e di essere come tutti gli altri.

La gelosia è un’equazione a tre termini permutabili ( indecidibili): si è sempre gelosi di due persone contemporaneamente: io sono geloso di chi amo e di chi lo ama. L’odiosamato ( il “rivale”) è anche amato da me: esso m’interessa, m’incuriosisce, mi affascina.

PERDONARE IL TRADIMENTO

Il perdono è un processo lungo durante il quale si attraversano diverse fasi, ciascuna è indispensabile per riuscire realmente a superare la frattura creata dal tradimento

Per capire come arrivare a perdonare è necessario capire cosa è veramente il perdono. Spesso, infatti, si tende a confondere il perdono con la riconciliazionema sono due atti distinti. Perdonare significa riuscire a vedere i limiti di chi ci ha ferito, ridargli una dimensione più reale, di persona con pregi e difetti, comprendere senza per questo giustificare.

E’ un atto che richiede profondo equilibrio interiore nonché l’accettazione piena di noi stessi. Comprendere e accettare i nostri difetti e le nostre fragilità ci permette di farlo poi con gli altri. Perdonare non significa dimenticare ma far sì che il passato non continui a ferirci, ricordare senza provare dolore. In quest’ottica il perdono non è qualcosa che serve a chi ci ha offeso per liberarsi delle sue responsabilità ma innanzitutto un processo per liberare noi delle conseguenze dell’offesa che abbiamo ricevuto.

Non è facile perché molto spesso crediamo di aver perdonato e non è vero. Dopo aver preso consapevolezza di ciò per perdonare un tradimento è necessario compiere una serie di passaggi. Il tradimento rappresenta una profonda ferita personale per chi lo subisce, quasi assimilabile a un vero e proprio lutto.

Quindi, nella fase iniziale della scoperta non è possibile perdonare, è come chiedere a chi ha subito un lutto di dimenticare la persona che non c’è più. E’ necessario vivere la fase emotiva del dolore e della rabbia che segue la scoperta di un tradimento. Al contempo la persona che ha tradito deve permettere allavittima del tradimento di esprimere anche con forza tutto il dolore e la rabbia che ha dentro.

Tentare da parte dell’autore del tradimento di trovare subito delle spiegazioni razionali al proprio gesto non fa altro che amplificare dolore e rabbia della vittima che non solo si sente tale ma paradossalmente anche colpevolizzata. Solo dopo che si è attenuata la fase emotiva descritta, è possibile comunicare nella coppia e chiedersi perché sia successo.

Quindi alla fase emotiva ne segue una cognitiva di consapevolezza dell’accaduto. Solo alla fine di questa fase è possibile veramente perdonare. Il perdono non potrà essere mai totale, la ferita rimane, ha bisogno di tempo per cicatrizzarsi. Ilperdono è quindi un processo lungo e doloroso e non un atto isolato

Quando è un atto isolato e prematuro, non è vero perdono ma potrebbe solo nascondere la paura di perdere il partner, anche se ha tradito o rivelare un’incapacità di prendere atto di un disagio nella coppia che ha prodotto il tradimento. Un perdono come processo emotivo e cognitivo invece può rappresentare anche un momento di crescita psico-affettiva per la coppia.

Dottor Roberto Cavaliere

“Ma si può davvero perdonare, se è vero che l’Io si mantiene vitale solo grazie al suo amor proprio, al suo orgoglio, al suo senso dell’onore? Anche quando vorremmo sinceramente perdonare, scopriamo che proprio non riusciamo, perchè il perdono non viene dall’Io. E allora forse, meglio del perdono, che probabilmente è pratica insincera, a me sembra più costruttivo percorrere il sentiero del reciproco riconoscimento , dove chi ha tradito deve reggere la tensione senza cercare di rappezzare la situazione e, con brutalità cosciente, deve al limite rifiutare di rendere conto di sé. Il rifiuto di spiegare significa da un lato non misconoscere il tradimento ma lasciarlo intatto nella sua cruda realtà, e dall’altro che la spiegazione deve venire sempre dalla parte offesa. Del resto chi, dopo essere stato tradito, sarebbe in grado di ascoltare le spiegazioni dell’altro? Lo stimolo creativo presente nel tradimento dà i suoi frutti solo se è l’individuo tradito a fare un passo avanti, dandosi da sé una spiegazione dell’accaduto. Ma per questo è necessario che il traditore non giustifichi il suo tradimento, non tenti di attenuarlo con spiegazioni razionali, perchè questa elusione di ciò che è realmente accaduto è, di tutte le offese, la più bruciante per il tradito, e allora il tradimento continua, anzi si accentua.”

Da Le cose dell’amore di Umberto Galimberti, Feltrinelli