COME CAPIRE SE VALE LA PENA RIPROVARCI

Come essere certi che valga la pena tentare il tutto per tutto pur di salvare il proprio matrimonio?

Vale sempre la pena riprovarci, ma non ostinarsi a riprovare. In quest’affermazione è sintetizzata la risposta alla domanda del titolo, proviamo adesso a capire perché è utile riprovarci senza però ostinarsi. Partirei per l’analisi da questo brano del sociologo Baumann, tratto dal libro “L’amore liquido”:

TERAPIA DI COPPIA: I DIVERSI APPROCCI PER SUPERARE LA CRISI

“Fino a quando le relazioni sono viste come investimenti redditizi, come garanzie di sicurezza a soluzioni ai tuoi problemi, non c’è via di scampo: testa perdi, croce vince l’altro. La solitudine genera insicurezza, ma altrettanto sembra fare la relazione sentimentale. In una relazione, puoi sentirti altrettanto insicuro di quanto saresti senza di essa, o anche peggio. Cambiano solo i nomi che dai alla tua ansia…
Una volta insinuato il tarlo dell’insicurezza, la navigazione non è mai sicura, ragionata e tranquilla. Senza timone, la fragile zattera della relazione ondeggia tra due nefasti scogli su cui tanti rapporti si infrangono: sottomissione totale e potere totale, accettazione supina e prevaricazione arrogante, rinuncia alla propria autonomia e distruzione dell’autonomia del partner. L’infrangersi contro uno qualsiasi di questi due scogli farebbe affondare finanche una nave in perfette condizioni e con un equipaggio esperto – figuriamoci una zattera con a bordo un marinaio inesperto che, cresciuto nell’epoca dei pezzi di ricambio, non ha mai imparato l’arte della riparazione. Nessuno dei marinai di oggi perderebbe tempo a riparare la parte danneggiata, ma la sostituirebbe con un’altra identica. Sulla zattera delle relazioni, tuttavia, non si sono ricambi disponibili.”

Appunto come afferma Baumann serve un’arte della riparazione che oggi manca nelle relazioni e l’arte della riparazione consiste anche nel riprovarci.

Vale la pena riprovarci:

  •  almeno una volta;
  • Se si è in due a volerlo;
  • Quando il sentimento non si è spento del tutto.

 

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

Studio in Milano, Roma, Napoli e Vietri sul Mare (Sa)

per contatti e consulenze private tel.320-8573502 email:cavalierer@iltuopsicologo.it

LA TERAPIA PSICOLOGICA PER I BAMBINI DOPO IL DIVORZIO DEI GENITORI

Come funziona la terapia psicologica per i figli che non riescono ad affrontare serenamente il divorzio dei genitori

TERAPIA PSICOLOGICA BAMBINI DOPO DIVORZIO – Un divorzio può rappresentare un evento traumatico per i figli che potrebbe precipitarli in una situazione di profonda crisi dove la sola buona volontà e/o il solo buon senso dei ragazzi stessi e dei genitori non basta. Sempreché ci sia la buona volontà dei genitori stessi, perché quest’ultima spesso manca.

AIUTARE I GENITORI – Ed ecco che in questi casi si rende necessario un aiuto esterno: quello dello psicologo. In cosa consiste quest’aiuto? Innanzitutto l’aiuto dello psicologo inizialmente deve essere indirizzato alla coppia genitoriale al fine di aiutare, poi, meglio i figli. A tal riguardo il più delle volte la richiesta di un sostegno psicologico non arriva direttamente dai ragazzi ma da uno dei due genitori.

Spesso questa richiesta d’intervento nasce come una sorta di atto d’accusa da parte di uno dei due genitori nei confronti dell’altro: il ragazzo sta male perché l’altro ha voluto il divorzio, perché il genitore affidatario non assolve appieno la sua funzione educativa e affettiva e via dicendo.

PLACARE IL CONFLITTO – Cercare da parte dello psicologo di dirimere almeno in parte lo stato di conflitto a tal riguardo nella coppia genitoriale è un passo essenziale per aiutare i figli dopo. L’aiuto che lo psicologo può dare ai figli si sostanzia in due passaggi principali: ascolto e rilettura del divorzio. I figli vanno soprattutto ascoltati in maniera empatica.

Spesso questo è mancato da parte della coppia genitoriale e purtroppo lo psicologo deve assolvere questa funzione: ascoltare l’emozioni dei figli, il loro dolore, la loro rabbia, le loro ragioni, le loro considerazioni. Dopo aver fatto unprofondo lavoro d’ascolto, si prova a rielaborare tutti insiemi, terapeuta, figli e poi anche i genitori, questo profondo contenuto emotivo che è emerso in terapia: conoscere per poi superare.

Si prova a fornire chiavi di lettura diversa del divorzio che potrebbero portare ad accettare quest’ultimo da parte dei figli come un evento necessario nella vita della coppia coniugale e che quest’ultima rimane e rimarrà coppia genitoriale per sempre.

 

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

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COSA FARE SE SI VIENE LASCIATI SENZA MOTIVO

Come comportarsi se il partner vuole lasciarci apparentemente senza motivo e senza darci alcuna spiegazione riguardo la ragione per cui vuole mettere fine al matrimonio

LASCIARSI SENZA MOTIVO – Buongiorno, mia moglie dopo 15 anni di matrimonio vuole separarsi, dice di non avere altre relazioni e quindi dato che non siamo una coppia che litiga spesso non capisco il reale motivo.

La nostra vita è stata piena di sacrifici, ma io ho lavorato molto per non far  mai mancare nulla ne a lei ne alle nostre due figlie di 7 e 11 anni, vorrei avere l’aiuto di uno specialista che possa aiutarci a capire quale sia la strada da seguire e capire se il rapporto non è più recuperabile.
Non è detto che per separarsi bisogna necessariamente avere altre relazioni e/o essere una coppia conflittuale. Le motivazioni di sua moglie potrebbero essere strettamente personali e prescindere dallo stare bene o meno in coppia. Piuttosto inviterei sua moglie ad esplicitare tali motivazioni o a consapevolizzarle se non l’ho avesse già fatto. Solo in seguito a tali processi valutare se si può recuperare o meno il vostro matrimonio.

 

Dott. Roberto Cavaliere

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PARLARE AI FIGLI DELLE RAGIONI DELLA SEPARAZIONE

Scopriamo se è saggio parlare ai figli delle ragioni della separazione e in che termini i genitori dovrebbero affrontare l’argomento

PARLARE FIGLI RAGIONI SEPARAZIONE

I figli sono coinvolti al pari dei genitori nella separazione e nel divorzio sia emotivamente sia razionalmente. Quindi diventa necessario parlare loro delle motivazioni per cui si divorzia seppure in maniera filtrata tenendo conto della loro sensibilità e della loro età anagrafica.

CONFRONTO SINCERO – Per loro il divorzio rappresenta una separazione, un piccolo trauma, e parlare delle cause del divorzio può aiutarli a consapevolizzare e a sentirsi più sicuri. Per poterlo fare i genitori devono sentirsi pronti e mettere da parte l’emotività del momento, e con serenità e calma aprire con i figli un confronto sincero e aperto rispondendo a tutte le loro domande in maniera non evasiva.

PARLARE INSIEME CON I FIGLI – L’esplicitazione delle motivazioni del divorzio deve essere accompagnata dalla rassicurazione che tali motivazioni sono inerenti alla coppia coniugale e non quella genitoriale perché quest’ultima non si separerà mai. Inoltre sarebbe preferibile parlare entrambi insieme ai figli proprio a sottolineare la continuità della dimensione genitoriale della coppia.

 

DECIDERE UNA LINEA COMUNE – Laddove non è possibile farlo insieme o i figli pongono domande separatamente ai genitori bisogna adottare una linea comune sulle motivazioni che vengono addotte. Tale tipo di comunicazione non deve essere accompagnato a espressione di emozioni come la rabbia o il dolore e dovrebbe essere sempre adottato il termine ‘noi’ a sottolineare unità d’intenti e di motivazioni

Disparità di motivazioni addotte potrebbe amplificare il disagio dei figli . Per ovviare a ciò è necessario che i due ex coniugi dialoghino prima fra loro e concordino su quello da dire. Se si ha difficoltà ad attuare questi passaggi prendere in considerazione anche di rivolgersi a uno psicologo per farsi aiutare.

 

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

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COSA FARE SE IL PARTNER NON CAPISCE CHE L’AMORE E’ FINITO

Il desiderio di separarsi può nascere anche solo per uno dei due coniugi, cosa bisogna fare se l’altro non capisce che la relazione è finita?

Partner non capisce amore finito

Il mio compagno non accetta la fine della nostra relazione. Io gli ho già detto che non lo amo più e che non saremo più felici insieme e che non ho modo di innamorarmi nuovamente di lui. Non provo più nulla, nessun desiderio nemmeno fisico. Gli ho introdotto il discorso di una separazione. Purtroppo è quasi come parlare con un muro. Continua a dirmi che se mi impegno le cose andranno bene. Cosa devo fare? Ci sono anche i bambini e vorrei risolvere la cosa con il minimo trauma possibile.

Non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire, purtroppo. Per quanto lei voglia motivare le ragioni della separazione suo marito non arriverà mai ad accettarla veramente. Allora, anche se è brutale, serve un taglio brusco e basta.
Gandhi affermava: “Un NO detto con la più profonda convinzione è meglio di un Sì detto semplicemente per cortesia o peggio ancora, per evitare problemi.”

 

Dott. Roberto Cavaliere

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NON SONO PIU’ INNAMORATA MA MI MANCA

Cosa fare quando il sentimento si spegne ma non si riesce a mettere fine alla relazione perché si ha comunque paura di perdere l’altra persona

Salve dottore, Sono una ragazza di 20 anni fidanzata ufficialmente da quasi 5 anni con un ragazzo poco più grande di me. Inizialmente il nostro rapporto era molto bello ma da qualche anno sento che si tiene in piedi solo per abitudine e grande affetto.

Non so se posso propriamente definirmi ancora innamorata o se semplicemente quello che provo per lui è molto molto affettp ma nulla di più. Non trovo più grandi stimoli nello stare con lui e spesso sento che la monotonia e la pesantezza di questo rapporto mi assalgono,  ma quando sono sul punto di mettere fine alla nostra storia improvvisamente vengo sopraffatta dai dubbi e inizio ad immaginare la mia vita senza di lui.

A quel punto l’ansia mi assale e non riesco a non pensare al fatto che lui potrebbe rifarsi una vita con una nuova ragazza o addirittura una famiglia e che a quel punto potrei capire di aver perso tanto e di averlo capito troppo tardi. Quando però stiamo insieme ci divertiamo, scherziamo, ma temo che sia più un rapporto di amicizia che amoroso.

Sono in una profonda crisi, non sò cosa fare, come agire. Lui si è accorto del mio cambiamento e circa un mese fa stavamo mettendo fine alla nostra storia ma poi abbiamo deciso di riprovarci. Spesso inoltre mi capita di pensare che questa situazione sia dovuta in parte anche dal fatto che siamo caratterialmente troppo diversi e che mi stia negando l’opportunità di poter star bene con qualcuno con cui potrei avere molta più sintonia.

Mi è capitato ultimamente di pensare spesso ad un’altra persona conosciuta da poco che caratterialmente, ma anche da un punto di vista prettamente estetico, rappresenta quello che si potrebbe definire il mio prototipo di uomo ideale, anche se non ho alcun tipo di rapporto con lui se non professionale. L’unica cosa di cui sono certa è che voglio un bene infinito al mio attuale ragazzo e alla sua famiglia e che non posso non pensare di loro che siano persone splendide e che raramente capiti di incontrarne di così buone. Mi aiuti per favore, son davvero confusa
La invito a leggere e riflettere sul seguente brano che potrà aiutarla a fare chiarezza.

“L’amore è una pazzia temporanea, erutta come un vulcano e poi si placa. E quando accade, bisogna prendere una decisione. Devi capire se le vostre radici si sono intrecciate al punto da rendere inconcepibile una separazione. Perché questo è l’amore. Non è l’ardore, l’eccitazione, le imperiture promesse d’eterna passione, il desiderio di accoppiarsi in ogni minuto del giorno. Non è restare sveglia la notte a immaginare che lui baci ogni angoletto del tuo corpo.

No, non arrossire, ti sto dicendo qualche verità. Questo è semplicemente essere innamorati, una cosa che sa fare qualunque sciocco.
L’amore è ciò che resta quando l’innamoramento si è bruciato; ed è sia un’arte, sia un caso fortunato. Tua madre ed io avevamo questa fortuna, avevamo radici che si protendevano sottoterra una verso l’altra, e quando tutti i bei fiori caddero dai rami, scoprimmo che eravamo un albero solo, non due. Ma, a volte, i petali cadono senza che le radici si siano intrecciate.
(“Il mandolino del capitano Corelli” – Louis De Bernieres)

 

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COME SEPARAZIONE E DIVORZIO POSSONO INFLUIRE SULLA NOSTRA SALUTE FISICA

La separazione è un evento traumatico così come il divorzio, per questa ragione il fisico spesso risente di questo momento doloroso

L’impatto sulla salute di separazione e divorzio

La correlazione fra corpo e psiche è stata ampiamente dimostrata dalle varie scienze che s’interessano di questi ultimi. E’ stato dimostrato che eventi a forte impatto emotivo, quali possono essere separazione e divorzio, impattano sul benessere psicologico che a sua volta si riverbera sul benessere fisico. Tale influenza può avvenire attraverso due modi diversi.

Prolungati stress emotivi e psicologi che accompagnano eventi esistenziali quali separazione e divorzio tendono ad abbassare le difese immunitarie e predispongono quindi a patologie fisiche di vario genere.

L’altra modalità consiste nel somatizzare lo stress, la rabbia, il dolore e l’ansia che accompagnano separazione e divorzio. Vale a dire che queste emozioni negative in aggiunta e/o in sostituzione di manifestazioni psicologiche assumono manifestazioni somatiche quali disturbi cardio-circolatori, muscolari, gastrointestinali e altre forme di somatizzazioni. E’ evidente che è il vissuto e la gestione della separazione e del divorzio che influenza il benessere psicologico e conseguentemente quello fisico.

Cercare di vivere e di gestire alla migliore separazione e divorzio quindi permette di evitare ripercussioni anche sul piano fisico.
“Pensieri più felici producono necessariamente una biochimica più felice, un corpo più felice e più sano. È stato dimostrato che i pensieri negativi e lo stress esercitano una grave azione di degrado sul corpo e sul funzionamento cerebrale, dato che i nostri pensieri ed emozioni riassemblano, riorganizzano e ricreano costantemente il nostro corpo. “John Hagelin

 

Dott. Roberto Cavaliere

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COSA FARE SE IL PARTNER NON CAPISCE CHE L’AMORE E’ FINITO

Il desiderio di separarsi può nascere anche solo per uno dei due coniugi, cosa bisogna fare se l’altro non capisce che la relazione è finita?

Il mio compagno non accetta la fine della nostra relazione. Io gli ho già detto che non lo amo più e che non saremo più felici insieme e che non ho modo di innamorarmi nuovamente di lui. Non provo più nulla, nessun desiderio nemmeno fisico. Gli ho introdotto il discorso di una separazione. Purtroppo è quasi come parlare con un muro. Continua a dirmi che se mi impegno le cose andranno bene. Cosa devo fare? Ci sono anche i bambini e vorrei risolvere la cosa con il minimo trauma possibile.

Non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire, purtroppo. Per quanto lei voglia motivare le ragioni della separazione suo marito non arriverà mai ad accettarla veramente. Allora, anche se è brutale, serve un taglio brusco e basta.
Gandhi affermava: “Un NO detto con la più profonda convinzione è meglio di un Sì detto semplicemente per cortesia o peggio ancora, per evitare problemi.”

 

Dott. Roberto Cavaliere

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PERCHE’ I SENTIMENTI NEGATIVI VERSO L’EX SONO DIFFICILI DA SUPERARE

Si può provare rancore nei confronti dell’ex coniuge anche per molti anni dopo la separazione, cosa ci impedisce di andare oltre?

Superare sentimenti negativi ex

Rabbia, odio, risentimento e altri sentimenti negativi post-separazione sono abbastanza comuni soprattutto se la separazione è stata subita o è maturata sull’onda di una forte conflittualità di coppia o di un evento come il tradimento.

Come reagire se lui si risposa

In questi ultimi casi la separazione nasce sulla base di sentimenti negativi che tendono a perdurare nonostante la separazione stessa perché non sono state affrontate le vere cause che le hanno generate. E’ come se di fronte ad una febbre alta si prendesse solo l’antipiretico per abbassare la febbre senza ricercarne le vere cause e cercare di curarle.

In più la separazione con l’ulteriore strascico di conflittualità che comporta non solo non attenua tali sentimenti negativi ma addirittura li amplifica. Conclusione:il rimedio (la separazione) peggiora il male (i sentimenti negativi.) In questi casi si rende necessario un percorso introspettivo che aiuti quella separazione psicologica dall’ex partner ed elabori i sentimenti negativi che ancora permangono.

Finirei con una massima che è anche un consiglio da attuare:
Perdona gli altri, non perché essi meritano il perdono,ma perché tu meriti la pace.

Buddha

 

Dott. Roberto Cavaliere

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LA FASE DELLA SINDROME DEL GAMBERO NELLA FINE DI UNA RELAZIONE

IL SEGUENTE ARTICOLO E’ TRATTO DA UN’INTERVISTA AL DOTTOR CAVALIERE SUL SETTIMANALE “VIVERSANI & BELLI”

Pensavo di averlo dimenticato e invece…

Avevamo fatto un patto con noi stesse, giurando che non ci avremmo pensato mai più. Cancellato il numero di telefono, bloccato l’accesso su Whats App, cambiato giro di amicizie. Sembrava funzionare: stava tornando la pace nel nostro cuore e il suo ricordo sbiadiva ogni giorno di più. Finché il pensiero di lui non ha ricominciato a tenerci sveglie la notte, provocandoci frustrazione e nuove sofferenze. Non siamo sole: la “sindrome del gambero” è una fase normalissima, quasi obbligata, alla fine di una relazione. Purché passi in fretta.

 

PERCHE’ SI TORNA INDIETRO?

«Con questo termine si intende il processo psicologico vissuto da chi viene lasciato e che comincia qualche tempo dopo la rottura», spiega il dottor Roberto Cavaliere, psicologo e psicoterapeuta a Milano, Roma, Napoli e Salerno. «Dà la sensazione che, nonostante il tempo trascorso e gli sforzi per superare l’accaduto, non si riesca a voltare pagina. Anzi, sembra di tornare indietro rispetto ai progressi fatti, anche a distanza di tempo. Per esempio si ricomincia a cercare l’ex, anche indirettamente chiedendo informazioni su di lui, o si tenta un timido riavvicinamento, magari postando un commento sul suo profilo social. Esponendosi, si cerca di suscitare una reazione, ma il carico di aspettative deluse alla fine pesa come un macigno. Ogni rifiuto o segnale mancato da parte dell’altro accelera la marcia all’indietro del gambero e amplifica il suo dolore. Il rischio è di cadere in un vortice di emozioni negative che ci impedisce di aprirci a nuove esperienze affettive».

 

UN PERCORSO IN 3 FASI

Accettazione. «Il processo di separazione non è mai lineare, ma pieno di interruzioni, salti, curve e ostacoli da superare: ci sono momenti in cui sembra di avercela fatta, altri in cui l’amato ci manca terribilmente. È questa discontinuità che, paradossalmente, ci consente di raggiungere la serenità alla fine », spiega l’esperto.

«Mettiamo in conto qualche cedimento lungo la strada e cerchiamo di essere indulgenti con noi stessi».

Allontanamento. «Il distacco avviene in due fasi: fisica e psicologica. Primo: non possiamo cancellare dalla mente una persona che abbiamo davanti tutti i giorni. Se ciò è inevitabile, magari per motivi lavorativi, bisogna trovare delle strategie (farsi trasferire in un altro ufficio, cambiare gli orari di lavoro). Tagliamo i ponti».

Sostituzione. La fase del distacco psicologico è la più difficile. Non basta ripetersi come un mantra: “non ci devo pensare”. La mente non registra queste imposizioni, anzi, continua a riproporre il pensiero proibito. «Non si può sostituire un pensiero con un altro pensiero, ma con un’azione sì: impegnate la mente in qualcosa da fare, che vi gratifichi e vi rassereni».

 

L’IDENTIKIT

Il gambero è sia uomo che donna. «Lui ha diverse ricadute nel tempo ma supera abbastanza rapidamente la fine di una relazione, soprattutto se trova un’altra persona, mentre nelle donne il percorso è più lungo, ma anche più lineare», spiega lo psicologo. «C’entra anche il carattere. Alcune persone fanno più fatica di altre a elaborare i lutti e le perdite: è una caratteristica intrinseca che allunga i tempi di guarigione delle ferite. In questi casi si mette in atto una sorta di rifiuto ad andare avanti, si ricerca l’amato per non dover affrontare il lungo e doloroso percorso di perdita. Altre volte la “sindrome dei passi indietro” colpisce chi ha vissuto un rapporto “morboso”, basato sulla dipendenza. Per questi è più difficile invertire la rotta del gambero, che va incontro a vere e proprie crisi di astinenza: il bisogno di vedere o sentire l’ex può assumere i connotati del dolore fisico».

Dottor Roberto Cavaliere

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