Esprimere la Rabbia per essere stati lasciati

Esprimere la rabbia per essere stati lasciati può essere un processo delicato, ma ci sono modi costruttivi per farlo:

1. Scrivere: Tenere un diario o scrivere una lettera (che non è necessario inviare) può essere un modo efficace per sfogare le emozioni. Mettere su carta i tuoi pensieri ti aiuta a elaborare ciò che provi.

2. Parlare con qualcuno: Condividere i tuoi sentimenti con un amico fidato o un terapeuta può aiutarti a sentirti compreso e sostenuto.

3. Attività fisica: Fare esercizio fisico, come correre, sollevare pesi o praticare un’arte marziale, può essere un ottimo modo per liberare la tensione accumulata.

4. Arte o Musica: Se hai un lato creativo, dipingere, disegnare, suonare uno strumento o ascoltare musica che rispecchia il tuo stato d’animo può aiutarti a esprimere la tua rabbia.

5. Meditazione e respirazione: Anche se potrebbe sembrare difficile quando sei arrabbiato, pratiche come la meditazione o esercizi di respirazione profonda possono aiutarti a calmarti e riflettere in modo più chiaro.

6. Evitare decisioni impulsive: È importante non agire sulla rabbia facendo cose di cui potresti pentirti, come inviare messaggi pieni di rabbia o fare scelte avventate.

7. Accettazione e Riflessione: Infine, cercare di accettare la situazione e riflettere su ciò che hai imparato dall’esperienza può aiutarti a superare la rabbia e a crescere emotivamente.

Dottor Roberto Cavaliere Psicoterapeuta. Studio professionale in Milano, Roma e Salerno. Possibilità di effettuare sedute tramite videochiamata.

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Il Tradimento è l’inconoscibilità dell’ altro

“IL TRADIMENTO CI METTE DI FRONTE
ALL’ INCONOSCIBILITÀ DELL’ ALTRO”
sottolinea la profonda crisi di fiducia e comprensione che il tradimento provoca in una relazione. Quando veniamo traditi, siamo costretti a confrontarci con una realtà sconvolgente: la consapevolezza che l’altro, anche se pensavamo di conoscerlo bene, può avere aspetti nascosti o imprevedibili.

Il tradimento, in questo senso, svela la complessità e l’opacità dell’essere umano, evidenziando che non possiamo mai conoscere completamente un’altra persona. Questo porta a un senso di smarrimento e di dubbio non solo verso chi ci ha tradito, ma anche verso la nostra capacità di comprendere veramente gli altri.

Inoltre, il tradimento infrange l’illusione di una connessione totale e trasparente tra due persone, mettendo in luce i limiti della nostra percezione e del nostro sapere sull’altro. Ci obbliga a confrontarci con l’idea che, nonostante l’intimità e la vicinanza, esiste sempre una parte dell’altro che rimane misteriosa e inaccessibile.

In sintesi, il tradimento non solo ferisce, ma scuote le fondamenta stesse della fiducia, costringendoci a riconoscere la realtà dell’inconoscibilità dell’altro, una realtà che, per quanto scomoda, è inevitabile nelle relazioni umane.

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Le 4 sofferenze della personalità gelosa

“Come geloso, io soffro quattro volte: perché sono geloso, perché mi rimprovero di esserlo, perché temo che la mia gelosia finisca col ferire l’altro, perché mi lascio soggiogare da una banalità: soffro di essere escluso, di essere aggressivo, di essere pazzo e di essere come tutti gli altri.”

La citazione riflette la complessità emotiva del sentimento di gelosia, un’emozione intensa e spesso contraddittoria. La persona che parla si sente intrappolata in un ciclo di sofferenza multipla, amplificata dal conflitto interiore e dalla consapevolezza delle conseguenze del proprio stato d’animo.

1. Sofferenza per la gelosia stessa: La prima fonte di sofferenza è la gelosia in sé, un’emozione che può essere devastante e che consuma chi la prova, generando ansia e insicurezza.

2. Autocritica: La seconda sofferenza deriva dal senso di colpa e dal rimprovero verso sé stessi per essere gelosi, come se si percepisse la gelosia come una debolezza o un difetto.

3. Paura di ferire l’altro: C’è poi il timore che la propria gelosia possa danneggiare la persona amata, creando tensione e potenzialmente allontanando chi si desidera proteggere.

4. Banalità e senso di conformità: Infine, c’è una sofferenza derivante dalla consapevolezza di essere soggiogati da un’emozione comune e “banale”, come lo è la gelosia. Questo fa sentire la persona ordinaria, simile a tutti gli altri, e quindi meno speciale.

➡️In sintesi, la citazione mette in luce quanto la gelosia sia un’emozione stratificata, capace di provocare un dolore che si autoalimenta e si moltiplica, sia a livello personale che nelle relazioni con gli altri. La sofferenza non si limita solo all’atto del sentirsi gelosi, ma si estende alla riflessione sulla propria condizione, generando un’angoscia esistenziale e relazionale.

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Disturbo dell’ Adattamento dopo fine relazione

Dopo la fine di una relazione può subentrare un disturbo dell’adattamento. Il disturbo dell’adattamento è una risposta emotiva o comportamentale sproporzionata a un evento stressante o a un cambiamento significativo nella vita, come la fine di una relazione.

Quando una persona sperimenta un disturbo dell’adattamento, può avere difficoltà a gestire lo stress legato alla rottura, portando a sintomi come:

– Ansia e preoccupazione costante.
– Tristezza o depressione persistenti.
– Irritabilità o rabbia.
– Difficoltà a concentrarsi.
– Evitamento di situazioni o persone che ricordano la relazione.
– Cambiamenti nel sonno o nell’appetito.
– Problemi nelle relazioni sociali o lavorative.

Questi sintomi di solito si manifestano entro tre mesi dall’evento scatenante e possono durare fino a sei mesi o più, se non trattati. Tuttavia, con il supporto adeguato, come terapia psicologica o counseling, molte persone riescono a superare il disturbo dell’adattamento e a riprendere il normale corso della loro vita.

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DISFORIA dopo fine di una relazione

Può subentrare una fase disforica dopo la fine di una relazione. La disforia è uno stato emotivo caratterizzato da sentimenti di malessere, insoddisfazione e tristezza intensa. Dopo la fine di una relazione, è comune sperimentare una serie di emozioni negative, tra cui tristezza, ansia, rabbia, senso di vuoto e, in alcuni casi, disforia.

Questa reazione può derivare dalla perdita di una connessione emotiva significativa, dal cambiamento nelle abitudini quotidiane, o dalla difficoltà di adattarsi a una nuova realtà. La disforia può essere più pronunciata se la relazione era lunga o particolarmente importante, o se la fine è avvenuta in modo improvviso o traumatico.

In alcuni casi, la disforia post-rottura può manifestarsi come parte di una depressione più ampia, che richiederebbe un supporto psicologico per essere gestita in modo efficace. Se i sintomi persistono o diventano debilitanti, potrebbe essere utile rivolgersi a un professionista della salute mentale.

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Che cos’è l’ HOOVERING e come superarlo

L’hoovering è una tattica manipolativa spesso utilizzata da persone con tendenze narcisistiche o con tratti di personalità manipolativi per “risucchiare” (da qui il termine “hoovering”, che deriva dal nome di un famoso marchio di aspirapolvere) una persona nella relazione, anche dopo che questa è terminata o si sta cercando di chiuderla.

✅Caratteristiche dell’hoovering:

1. Promesse di cambiamento: Il manipolatore può promettere di cambiare, di migliorare il proprio comportamento o di risolvere i problemi che hanno portato alla rottura.

2. Nostalgia e ricordi: Spesso viene fatto leva sui bei momenti passati insieme, ricordando i momenti felici per far sentire la vittima in colpa o per farle credere che la relazione possa tornare come prima.

3. Messaggi o contatti inaspettati: La persona può ricominciare a inviare messaggi, chiamate o a fare visita all’improvviso, cercando di riaprire un dialogo.

4. Regali o gesti di gentilezza: Il manipolatore può inviare regali, fare gesti affettuosi o cercare di essere estremamente gentile per convincere l’altro che tiene davvero alla relazione.

5. Minacce o manipolazione emotiva: A volte l’hoovering può assumere forme più aggressive, come minacce velate, manipolazioni emotive (es. minacciare di farsi del male) o tentativi di far sentire l’altro in colpa.

6. Senso di urgenza: Il manipolatore può creare un senso di urgenza, come se ci fosse qualcosa di importante da discutere o risolvere immediatamente, costringendo la vittima a rispondere.

✅Come superare l’hoovering:

1. Riconoscere la manipolazione: Il primo passo è essere consapevoli che si tratta di una tattica manipolativa. Riconoscere l’hoovering per quello che è può aiutare a mantenere il distacco emotivo necessario.

2. Mantenere i confini: È importante mantenere i propri confini saldi. Se hai deciso di porre fine alla relazione, cerca di evitare contatti o di rispondere ai tentativi di riconciliazione, almeno fino a quando non ti senti completamente al sicuro emotivamente.

3. Nessun contatto (No Contact): Una strategia efficace è il “No Contact”, ovvero evitare qualsiasi tipo di comunicazione con la persona manipolativa. Questo include bloccare numeri di telefono, e-mail, social media e qualsiasi altro canale di comunicazione.

4. Supporto esterno: Rivolgersi a amici, familiari o un terapeuta può offrire il supporto emotivo necessario per resistere alla tentazione di ricadere nella relazione.

5. Concentrarsi su sé stessi: Investire tempo ed energie nel proprio benessere, nella propria crescita personale e nelle proprie passioni può aiutare a superare il bisogno di tornare nella relazione.

6. Ricordare il motivo della rottura: Tenere a mente le ragioni che hanno portato alla fine della relazione può aiutare a resistere ai tentativi di hoovering.

➡️Superare l’hoovering richiede forza emotiva e determinazione, ma è fondamentale per proteggere il proprio benessere psicologico e recuperare la propria indipendenza.

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Il fenomeno del BENCHING nelle relazioni

IL FENOMENO DEL BENCHING NELLE RELAZIONI.
Il termine “benching” deriva dall’inglese “to bench,” che significa “mettere in panchina”. In ambito relazionale, il benching si riferisce a una situazione in cui una persona mantiene l’altra in una sorta di limbo affettivo. Non c’è un rifiuto esplicito né un vero impegno, ma piuttosto un alternarsi di segnali di interesse e distacco. La persona “benched” viene quindi tenuta “in panchina,” ossia in attesa, senza sapere se la relazione avrà mai un seguito significativo.

✅ Sintomi del Benching

1. Messaggi inconsistenti: La persona che pratica il benching invia messaggi o dimostra interesse a intervalli irregolari, mantenendo viva la speranza di un possibile rapporto.
2. Assenza di piani concreti: Nonostante i segnali di interesse, chi pratica il benching evita di prendere impegni concreti per uscire o per portare avanti la relazione.
3. Ambiguità nelle intenzioni: Le conversazioni rimangono spesso sul vago, senza mai chiarire esattamente dove stia andando la relazione.
4. Continua procrastinazione: Le proposte di vedersi o di fare qualcosa insieme vengono spesso rimandate, con scuse generiche.

✅ Cause del Benching

1. Insicurezza: Chi pratica il benching potrebbe non essere sicuro dei propri sentimenti o del proprio desiderio di impegnarsi in una relazione.
2. Desiderio di mantenere opzioni aperte: Alcune persone fanno benching per non escludere altre possibilità romantiche, mantenendo così un “piano B” disponibile.
3. Paura del rifiuto: La persona che pratica il benching potrebbe avere paura di essere rifiutata, quindi preferisce non esporsi completamente.
4. Narcisismo: In alcuni casi, il benching può essere una manifestazione di un comportamento narcisistico, in cui la persona cerca solo di ottenere attenzione e conferme.

✅ Terapie e Soluzioni

1. Consapevolezza: Riconoscere di essere vittima di benching è il primo passo per uscirne. Bisogna prendere atto dei segnali di una relazione che non progredisce.
2. Comunicazione chiara: Parlare apertamente con l’altra persona può aiutare a chiarire le intenzioni e capire se c’è un futuro nella relazione.
3. Imparare a lasciar andare: Se dall’altra parte non c’è un impegno concreto, è importante avere il coraggio di interrompere la relazione per non rimanere intrappolati in un limbo.
4. Supporto psicologico: In alcuni casi, confrontarsi con un terapeuta può essere utile per superare il benching, specialmente se si tratta di un comportamento ricorrente che influisce negativamente sull’autostima.

➡️Il benching può essere una situazione frustrante e dolorosa, ma riconoscerlo e prendere misure per affrontarlo è fondamentale per tutelare il proprio benessere emotivo.

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L’ elaborazione del lutto per la perdita del proprio amato gatto

Elaborare il lutto per la perdita di un gatto amato è un’esperienza profondamente dolorosa, poiché i gatti spesso diventano membri molto cari della famiglia. Il processo di lutto può variare da persona a persona, ma ci sono alcune fasi comuni e strategie che possono aiutare a gestire il dolore.

✅1. Shock e negazione
All’inizio, la notizia della perdita può sembrare irreale. Si può sperimentare uno stato di shock o di incredulità, e può essere difficile accettare che il proprio gatto non sia più presente. Questa fase è un meccanismo di difesa naturale che aiuta a proteggersi dal dolore immediato.

✅2. Rabbia
Una volta che la realtà della perdita inizia a farsi strada, possono emergere sentimenti di rabbia. Questa rabbia può essere diretta verso sé stessi, verso le circostanze che hanno portato alla perdita, o anche verso il destino. È importante riconoscere che la rabbia è una parte normale del lutto.

✅3. Contrattazione
In questa fase, si possono avere pensieri del tipo “Se solo avessi fatto qualcosa di diverso” o “Se solo avessi agito più velocemente”. La contrattazione è un tentativo di dare un senso a una situazione dolorosa e incontrollabile, cercando di immaginare come le cose avrebbero potuto andare diversamente.

✅4. Depressione
La tristezza profonda è spesso una delle fasi più dure del lutto. Si possono sperimentare sentimenti di vuoto, solitudine e disperazione. È normale piangere e sentirsi sopraffatti durante questa fase, poiché si inizia a realizzare appieno la portata della perdita.

✅5. Accettazione
Con il tempo, la fase dell’accettazione consente di riconoscere la realtà della perdita e di iniziare a fare pace con essa. Non significa che il dolore scompaia completamente, ma diventa più gestibile e si inizia a trovare un nuovo equilibrio nella propria vita senza il proprio gatto.

✅6. Riconciliazione e ricordo
In questa fase, i ricordi del gatto possono diventare una fonte di conforto piuttosto che di dolore acuto. Si può arrivare a ricordare il proprio amico a quattro zampe con amore e gratitudine, trovando modi per onorare la sua memoria, come creare un album fotografico o piantare un albero in suo onore.

➡️Strategie per affrontare il lutto:
– Permettersi di sentire il dolore: È importante accettare e vivere appieno le proprie emozioni, senza cercare di reprimerle.
– Parlare del proprio gatto: Condividere i propri sentimenti e ricordi con amici, familiari o gruppi di supporto può essere di grande aiuto.
– Creare un memoriale: Costruire un piccolo altare con foto, giocattoli o altri oggetti che appartenevano al gatto può aiutare a mantenere vivo il suo ricordo.
– Prendersi cura di sé: È essenziale prendersi cura della propria salute fisica ed emotiva durante il processo di lutto, assicurandosi di dormire, mangiare bene e trovare momenti di serenità.
– Rivolgersi a un professionista: Se il dolore persiste o diventa troppo intenso, può essere utile consultare un terapeuta specializzato nel lutto.

✅Il legame speciale con un gatto
I gatti hanno una presenza unica nelle nostre vite: la loro indipendenza, i momenti di affetto e il loro comportamento spesso imprevedibile creano legami profondi e speciali. La perdita di un gatto può essere paragonabile, per molti, alla perdita di un caro amico o di un familiare. È importante riconoscere la validità di questo dolore e darsi il permesso di attraversare il lutto, rispettando i propri tempi e bisogni.

Ogni persona ha il proprio modo di affrontare il lutto, e non esiste un percorso “giusto” o “sbagliato”. L’importante è concedersi il tempo necessario per guarire, accogliendo i ricordi del proprio gatto come parte integrante della propria vita.

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L’ elaborazione del lutto per la perdita del proprio amato cane

Elaborare il lutto per la perdita di un cane è un processo doloroso e complesso, che coinvolge diverse fasi emotive e può richiedere un tempo variabile da persona a persona. Il legame tra una persona e il proprio cane è spesso profondo e unico, rendendo la perdita un’esperienza particolarmente intensa. Ecco una panoramica del processo di elaborazione del lutto:

✅1. Shock e negazione
All’inizio, può essere difficile accettare la realtà della perdita. La negazione è un meccanismo di difesa che può proteggere dalla piena intensità del dolore. Durante questa fase, è comune sentirsi confusi, storditi o increduli.

✅2. Rabbia
Con l’accettazione graduale della perdita, può emergere un sentimento di rabbia. Questa rabbia può essere diretta verso sé stessi, gli altri, o persino il cane stesso. È importante riconoscere che la rabbia è una risposta normale al dolore.

✅3. Contrattazione
In questa fase, si possono avere pensieri del tipo “se solo avessi fatto di più” o “se solo fosse andato diversamente”. Si tratta di un tentativo di riprendere il controllo su una situazione che sembra fuori controllo. È un modo per cercare di trovare un senso nella perdita.

✅4. Depressione
Questa è forse la fase più difficile, in cui il dolore della perdita può diventare schiacciante. Sentimenti di tristezza, vuoto e solitudine possono prevalere. È normale piangere e sentirsi sopraffatti dal dolore durante questa fase.

✅5. Accettazione
Con il tempo, arriva la fase dell’accettazione, in cui si inizia a fare pace con la perdita. Non significa dimenticare o non sentire più dolore, ma piuttosto riconoscere la realtà della situazione e iniziare a trovare modi per andare avanti.

✅6. Riconciliazione e ricordo
Alla fine, si può raggiungere una fase in cui si ricorda il proprio cane con amore, senza il dolore acuto che caratterizzava le fasi precedenti. I ricordi possono diventare una fonte di conforto, e si può trovare un modo per onorare la memoria del cane, magari attraverso rituali, album fotografici o altre commemorazioni.

➡️Strategie per affrontare il lutto:
– Permettersi di provare dolore: È fondamentale riconoscere e accettare i propri sentimenti senza giudicarli.
– Parlare con qualcuno: Condividere i propri sentimenti con amici, familiari o un gruppo di supporto può essere di grande aiuto.
– Creare un memoriale: Creare un angolo dedicato al ricordo del cane, con foto o oggetti a lui cari, può essere un modo per mantenere viva la sua memoria.
– Prendersi cura di sé: Assicurarsi di dormire abbastanza, mangiare bene e prendersi del tempo per sé stessi.
– Considerare l’aiuto professionale: Se il dolore è troppo intenso o persistente, potrebbe essere utile parlare con un professionista, come uno psicologo o un counselor.

➡️Ogni persona vive il lutto in modo diverso, e non esiste un modo “giusto” o “sbagliato” per elaborarlo. L’importante è essere gentili con sé stessi e darsi il tempo necessario per guarire.

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Interazione e Comprensione del Partner nelle Relazioni

” Bisognerebbe amare, amare follemente, senza vedere ciò che si ama.
Perché vedere è comprendere, e comprendere è disprezzare.”

➡️Il brano di Guy de Maupassant riflette una visione cinica e disincantata dell’amore. Egli suggerisce che l’amore ideale è quello cieco, privo di una comprensione razionale della persona amata. Secondo Maupassant, l’amore vero dovrebbe essere guidato dall’impulso e dalla passione, senza essere influenzato dalla conoscenza razionale dell’altro.
La frase “vedere è comprendere, e comprendere è disprezzare” suggerisce che una volta che si conosce veramente qualcuno, con tutte le sue imperfezioni e difetti, diventa difficile continuare ad amarlo con la stessa intensità. Maupassant quindi sembra suggerire che l’amore basato sulla pura idealizzazione è più forte e duraturo rispetto a quello che si fonda sulla conoscenza reale e approfondita dell’altro, poiché la comprensione porta inevitabilmente alla disillusione.

➡️Ritengo che sia impossibile perdurare nell’ idealizzazione e prima o poi la reale conoscenza dell’ altro avviene e dà li può partire un amore maturo fatto di comprensione ed accettazione.

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