LA PAURA DI PERDERE L’AMORE IN UNA CANZONE

In questa bellissima Canzone di Patty Pravo “Se perdo te” sono descritte tutte le componenti della paura della perdita della persona amata:

  • Paura della Solitudine:
  • Paura dell’Abbandono:
  • Paura di regredire ad essere un bambino che ha paura;
  • Mancanza di senso della propria vita se si perde la persona amata;
  • Paura di perdere la propria vita perchè non si esiste più se l’altro va via;
  • Paura di continuare ad amare anche dopo la perdita;
  • Paura che il proprio amore possa, addirittura, continuare ad amare dopo la perdita;
  • Paura di non essere capaci di separarsi.

Se perdo te, cosa farò
io non so più restare sola
ti cercherò e piangerò
come un bambino che ha paura

M’hai insegnato a volerti bene,
hai voluto la mia vita: ecco, ti appartiene
ma ora insegnami, se lo vuoi tu
a lasciarti, a non amarti più

Se perdo te, se perdo te
cosa farò di questo amore
che resterà, e crescerà
anche se tu non ci sarai

M’hai insegnato a volerti bene,
hai voluto la mia vita: ecco, ti appartiene
ma ora insegnami, se lo vuoi tu
a lasciarti, a non amarti più

Se perdo te, se perdo te
cosa farò di questo amore
che resterà, e crescerà
anche se tu non ci sarai.

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

Studio in Milano, Roma, Napoli e Vietri sul Mare (Sa). Possibilità anche di effettuare consulenze via Skype o telefoniche

per contatti e consulenze private tel.320-8573502 email:cavalierer@iltuopsicologo.it

UNA CANZONE CHE DESCRIVE IL NARCISISMO AL FEMMINILE

In questa canzone CRUDELIA del cantante rapper MARRACASH viene descritta, in maniera significativa, la relazione con una personalità narcisista e manipolatrice al femminile. Il testo della canzone descrive bene la personalità di tale tipologia di donna e la modalità relazionale che si viene ad instaurare. Tale tipologia di personalità e modalità di relazione vale anche a parti inverse, vale a dire al maschile.

Nel riportare il testo della canzone ho evidenziato le parti che ritengo maggiormente significative.

Un ragazzo incontra una ragazza, sono entrambi fuoco e incendiano la stanza
Nella vita lui un po’ ce l’ha fatta, però sotto sotto qualcosa gli manca
E lei lo capta, sembra calda, che ha una marcia in più
Mentre dentro invece è la più marcia, mentre dentro è fredda come igloo
È un arpia, strategia, diventare quello che lui vuole
Che lei sia pianta e figa, le armi per estorcergli l’amore
Dice, dice, ma è una predatrice, prima stordisce la preda
Lui reagisce, però non capisce che lentamente si è presa tutto
Tutto l’amore che ho, tutte le forze che ho, me
Tutto l’orgoglio che ho, sarei impazzito sennò
Ci ho pianto troppo, però tutte le lacrime che ho
Ti ho dato tutto, te no, eri Crudelia De MonTutte le volte che ti ho detto: “Basta” perché superavamo i limiti
Tutti i tuoi drammi, gli inganni, gli scontri e dopo gesti folli
Ti giuro che è l’ultima volta, sensi di colpa, se ti voltavo le spalle mi gridavi:
“Ti amo, ti amo, ti amo, ti amo, ti amo e non ho ancora finito con te”
Tu che gridi fino a diventare brutta
Io che ancora non so chi davvero sei
E nessuno poi la tira tanto lunga
Meno che me, meno che lei
Non so se è amore o manipolazione, desiderio od ossessione
Se pigrizia o depressione, che finisca per favore (prima), che esaurisca la ragione

Rissa per la strada per la tua scenata, quasi all’estero mi arrestano
Io ti voglio fuori casa, fuori dal mio letto, fuori dalla testa mo
Mentire senza emozioni, come fai?
Il mio amore è marcito in odio
Forse sei il peggio che abbia incontrato mai
Sicuramente sul podio
Che poi non so perdonare me
Perché ero un complice in fondo
Ti ho dato l’anima e invece te
Mi hai dato solo il tuo corpoTutto l’amore che ho, tutte le forze che ho, me
Tutto l’orgoglio che ho, sarei impazzito sennò
Ci ho pianto troppo, però tutte le lacrime che ho
Ti ho dato tutto, te no, eri Crudelia De MonTutte le volte che ti ho detto: “Basta” perché superavamo i limiti
Tutti i tuoi drammi, gli inganni, gli scontri e dopo gesti folli
Ti giuro che è l’ultima volta, sensi di colpa, mi pugnalavi alle spalle, mi gridavi:
“Ti odio, ti odio, ti odio, ti odio, ti odio, non mi è importato mai niente di te”Mi hanno insegnato a non odiare i miei nemici, ma non ne avevo mai amato uno. 
Quando ci siamo conosciuti, si sapeva già che uno dei due avrebbe perso, ma come potevo vincere con te?
Non provi niente, sei un rettile vestito da essere umano. 
Quello che hai fatto a me e quello che hai fatto a te stessa lo farai a tutti e per sempre perché sei un buco nero, perché questa è la tua natura. 
Ma io ho smesso di essere una tua vittima, tu non smetterai mai di esserlo, non ammetterai mai chi sei.
Dott. Roberto Cavaliere
Psicologo, Psicoterapeuta
Studio in Milano, Roma, Napoli e Vietri sul Mare (Sa).
Possibilità anche di effettuare consulenze via Skype o telefonicheper contatti e consulenze private tel.320-8573502 email:cavalierer@iltuopsicologo.it

LA FERITA DEI NON AMATI

Vi sono persone che nel corso di tutta la vita, non riusciranno mai a pensare e tanto meno a dire: “Mia madre non mi ha amato”, oppure “Mio padre non mi ha voluto bene”, o ancora “Mia madre e mio padre non mi hanno voluto bene” o semplicemente: “Non sono amato”, anche se sentono che le cose stanno così. Una frase come questa, terribile, distruttiva, non può affiorare neppure nel silenzio di un dialogo interiore. Eppure, la sua fondamentale verità cerca incessantemente di esprimersi. Poiché la via più breve, quella della esplicita affermazione, le è preclusa, la vaga consapevolezza del proprio “essere non amato” si apre complicate vie d’uscita. Da persone psicologicamente “illuminate” quali siamo, raccontiamo forse senza inibizione che da bambini siamo stati lasciati soli in questa o quella occasione, che non siamo stati compresi, che i genitori erano troppo presi o malati, che rigidi principi religiosi li rendevano timorosi, che avevano nei nostri confronti pretese eccessive, che erano incapaci di interessarsi alle nostre particolari inclinazioni e così via. Di tanto in tanto cambiano gli argomenti con cui cerchiamo di spiegare il nostro fondamentale disagio e di liberarcene. Come povere anime alla ricerca della salvezza vaghiamo inquieti da una spiegazione all’altra. Tuttavia, la carica di energia è più forte di ciò che possono esprimere le parole. E così, proseguendo nel nostro tortuoso cammino, ci nascondiamo la chiara, semplice verità: “Non sono stato amato e continuo a non esserlo”. È una verità che vale anche per chi è stato amato troppo o nel modo sbagliato. La carenza d’amore si cela dietro molte maschere. Oppure cerchiamo di moderare la forza esplosiva di queste affermazioni filtrandole attraverso un gergo psicologico. Diciamo allora che siamo simbiotici, che soffriamo di frustrazioni risalenti alla prima infanzia, che manchiamo di empatia o che abbiamo una ferita narcisistica; ricorriamo cioè alla psicologia per eludere l’intenso dolore primordiale: “Mia madre non mi ha amato”, oppure: “Mio padre non mi ha amato”, “Mia madre e mio padre non mi hanno amato” o semplicemente: “non sono amato”. Con l’espressione “non amato” intendo la sensazione di non essere amato che c’è alla base dell’incapacità di vivere di una persona.

Tratto dal libro “Le Ferite dei non amati” edito da RED Edizioni

Dott. Roberto Cavaliere

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