QUANTO TEMPO CI VUOLE PER RIPRENDERSI DA UNA SEPARAZIONE

Si parla sempre della separazione come di un evento traumatico, ma c’è un tempo fisiologicamente necessario per riuscire a superarla?

Buongiorno vorrei sapere se c’è un tempo entro il quale è normale riprendersi dopo una separazione.  Sono 2 anni che mio marito mi ha lasciata e non riesco a venirne fuori in nessun modo, sono sempre triste e depressa, ho cominciato anche a lavorare da casa perché mi pesava uscire…è normale?

Maria (nome di fantasia scelto dalla redazione)


Non c’è un tempo normale e standard in cui riprendersi da una separazione. Questo perché ci sono due tipi di separazione: quella reale e quella psicologica. Ci si è separati ma di fatto ma dentro si continua a rimanere legati all’ex. E’ la separazione psicologica che non è avvenuta. Andrebbe indagato perché tale tipo di separazione non si è avviata. In mancanza potrebbe scivolare in una fase depressiva come forse sta avvenendo.

La saluto con un brano d’incoraggiamento:

“è una follia..È una follia..odiare tutte le rose solo perché una volta una spina ti ha punto,seppellire tutti i tuoi sogni, perche uno di essi non si realizzò, condannare l’amicizia perché un amico ti tradì, non credere nell’amore perché qualcuno ti ingannò. Esiste sempre un’altra opportunità, una nuova amicizia, un nuovo amore. Per ogni fine c’è sempre un nuovo inizio.” da Il Piccolo Principe

 

Dott. Roberto Cavaliere

Psicologo, Psicoterapeuta

Studio in Milano, Roma, Napoli e Vietri sul Mare (Sa)

per contatti e consulenze private tel.320-8573502 email:cavalierer@iltuopsicologo.it

PERCHE’ SPESSO LE COPPIE CHE SI LASCIANO CONTINUANO AD AVERE UNA RELAZIONE SESSUALE

Accade a volte che sebbene ci si sia lasciati alle spalle il matrimonio o la convivenza non si riesca invece a tagliare il legame sessuale, come mai?

Varie sono le motivazioni che possono condurre a ritrovare una relazione sessuale col proprio o colla propria ex. Innanzitutto è evidente che il ritornare a letto con l’ex presuppone che non si abbia nessun’altra relazione stabile o soddisfacente nel frattempo. Se si sta vivendo una nuova relazione coinvolgente in tutti i sensi non c’è intesa sessuale precedente che tenga.


 – Si può ritornare col partner precedente perché la relazione era deficitaria dal punto di vista affettivo e della quotidianità, ma dal punto di vista sessuale era soddisfacente e quantomeno si vuole continuare a conservare quest’aspetto seppur  non in un contesto di coppia fissa.


–  Potrebbe esserci timore di sperimentarsi dal punto di vista sessuale col nuovo, e si preferisce rimanere sulla strada del già noto. D’altronde finché non si trova di nuovo un ‘’grande amore’ perché non conservare l’intesa sessuale coll’ex.


– Forse non ci si è separati psicologicamente, vale a dire che si continua a rimanere legati ancora dentro affettivamente all’ex, e continuare a mantenere un ‘’legame di letto’ alimenta la speranza, più o meno conscia, che la relazione possa riprendere in pieno.


E’ inutile affermare che continuare a mantenere una relazione, anche se solo semplicemente dal punto di vista sessuale, non aiuta quel ‘’distacco totale’premessa indispensabile di ogni separazione psicologica.  Capita spesso che uno dei due continui ada essere legato, in maniera più o meno conscia all’altro, e spera che mantenendo quando meno un legame sessuale possa col temporiprendere tutti gli altri tipi di legame.


“Il sesso perde ogni potere quando diventa esplicito, meccanico, ripetuto, quando diventa un’ossessione meccanicistica. Diventa una noia. Lei ci ha insegnato più di chiunque altro quanto sia sbagliato non mescolarlo all’emozione, all’appetito, al desiderio, alla lussuria, al caso, ai capricci, ai legami personali, a relazioni più profonde che ne cambiano il colore, il sapore, i ritmi, l’intensità. Lei non sa cosa si perde con il suo esame al microscopio dell’attività sessuale, con l’esclusione degli aspetti che sono il carburante che la infiamma. Componenti intellettuali, fantasiose, romantiche, emotive.

Questo è quel che conferisce al sesso la sua struttura sorprendente, le sue trasformazioni sottili, i suoi elementi afrodisiaci. Lei sta rimpicciolendo il mondo delle sue sensazioni. Lo sta facendo appassire, morir di fame, ne sta prosciugando il sangue. Se lei nutrisse la sua vita sessuale con tutte le emozioni e le avventure che l’amore inietta nella sessualità sarebbe l’uomo più potente del mondo. La fonte del potere sessuale è la curiosità, la passione. Lei sta lì a guardare questa fiammella morire d’asfissia. Il sesso non prospera nella monotonia. Senza sentimento, invenzioni, stati d’animo, non ci sono sorprese a letto. Il sesso deve essere annaffiato di lacrime, di risate, di parole, di promesse, di scenate, di gelosia, di tutte le spezie della paura, di viaggi all’estero, di facce nuove, di romanzi, di racconti, di sogni, di fantasia, di musica, di danza, di oppio, di vino. …….. Ci sono tanti sensi minori, che buttano come tanti affluenti nel fiume del sesso, arricchendolo. Solo il battito unito del sesso e del cuore può creare l’estasi.”

Anais Nin – Il delta di Venere

 

Dott. Roberto Cavaliere

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LE PAURE DI CHI HA DIVORZIATO NEI CONFRONTI DI UNA NUOVA RELAZIONE

Chi divorzia è spesso reticente davanti alla possibilità di un legame serio, le ragioni sono profonde e serie, scopriamole insieme per comprenderle

Il nuovo spaventa sempre un po’ soprattutto se deve costruirsi sulle macerie del vecchio. Questa premessa vale soprattutto per chi è reduce da un divorzio e si ritrova a ricostruire una nuova vita relazionale. Le paure che subentrano oltre ai normali timori per il nuovo sono molto legate alla precedente relazione. Proviamo ad analizzarle.
 

•    Innanzitutto, come già detto, c’è la classica paura per il nuovo che avanza, per l’imprevedibilità che esso comporta, per il timore di fallire, fallire di nuovo se reduci da un divorzio.

•    Timore di affidarsi all’altro, inteso sia come affidarsi sia fidarsi, soprattutto se si ritiene che questo affidarsi e fidarsi sia stata una delle cause del fallimento della  precedente relazione.

•    Classica paura di fallire di nuovo, in particolar modo se si è vissuta la fine del proprio matrimonio come un fallimento.

•    Ritenere che non si possa sbagliare di nuovo, che la prossima relazione non deve lasciare spazio a esiti negativi. Della serie: “Ho sbagliato una volta e non posso permettermelo di nuovo”. E’ evidente che l’unica cosa che non ci si può permettere è non ritentare.

•    Senso di colpa nei confronti dei figli. Timore di far rivivere loro di nuovo tutte le tensioni legate a un’ eventuale conflittualità che potrebbe portare una nuova relazione, soprattutto se quella precedente lo è stata.

•    Timore di riversare sul nuovo rapporto tutto il carico di aspettative mancate e di bisogni non corrisposti che non hanno trovato realizzazione in precedenza.

L’elenco di possibili paure potrebbe continuare all’infinito, di tipo individuale, di coppia e legate al proprio passato affettivo e relazionale.

Prendere consapevolezza appieno di esse e tentare di superarle è la condizione essenziale per entrare in un nuovo rapporto di coppia.

“La solitudine genera insicurezza, ma altrettanto fa la relazione sentimentale .In una relazione puoi sentirti insicuro quanto saresti senza di essa, o anche peggio. Cambiano solo i nomi che dai alla tua ansia. Finché dura, l’amore è in bilico sull’orlo della sconfitta. Man mano che avanza dissolve il proprio passato; non si lascia alle spalle trincee fortificate in cui potersi ritrarre e cercare rifugio in caso di guai. E non sa cosa lo attende e cosa può serbargli il futuro. Non acquisterà mai fiducia sufficiente a disperdere le nubi e debellare l’ansia. L’amore è un prestito ipotecario fatto su un futuro incerto e imperscrutabile.

Bauman “L’amore liquido”

 

Dott. Roberto Cavaliere

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SE CHI HA TRADITO NON RIESCE A RIPRENDERSI DOPO ESSERE STATO PERDONATO

Dopo un tradimento è possibile che uno dei due, anche colui che era responsabile dell’infedeltà, non riesco più a riprendersi

Buongiorno, la mia è la solita storia di tradimento da parte del marito con addirittura prole, ma non riconosciuta. Lei è sposata e quindi il marito l’ha riconosciuto, mio marito invece s’è dovuto far da parte quando io ho scoperto la cosa e anche perchè era stato minacciato dal padre di lei. Ho scoperto il tutto dalle lettere d’amore di lei nella tasca della giacca elegante di mio marito in armadio. (Che scemo!) . Che dire? Ho lottato con entrambi per salvare il mio matrimonio, quando tutto è stato messo a tacere ho pianto e mi sono disperata da sola per 3 anni. Poi son uscita dalla crisi rinnovata e mi sono data da fare per essere di nuovo in forma. Ho fatto dieta, palestra, sono andata dall’estetista e ho provato un senso di riscatto naturalmente. Tutto questo senza lasciarlo mai. Oggi ho una doppia vita, ma vorrei essere libera. Lui è in depressione e a me fa pena … che fare? La separazione sarebbe una soluzione positiva per me ma non credo per lui Grazie.

Anastasia (nome di fantasia scelto dalla redazione)

P.S. abbiamo 2 figlio di 24 e 21 anni

Non pensi a che cosa sia positivo per lui ma mantenga l’attenzione sul suo benessere. Solo se sente di poter perdonare e prova ancora dei sentimenti per suo marito può valutare di ritornare sulla sua scelta. Si prenda tutto il tempo che vuole e senta le sue emozioni profonde.

 

Dott. Roberto Cavaliere

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COME CAPIRE SE E’ MEGLIO LASCIARE IL MARITO O RIPROVARCI

Decidere di lasciare il proprio compagno e di chiudere un matrimonio non è mai facile, come si deve fare per essere sicura di aver preso la decisione giusta?

Dilemma quasi shakespeariano quello di porsi la domanda : “Lascio o non lascio mio marito”. Conseguentemente la risposta richiede un attento e approfondito esame di riflessione. Proviamo a farlo.


–  Innanzitutto bisogna approfondire se le cause del malessere di coppia sono esclusivamente da attribuire al marito o anche al tipo di relazione instaurata o ancora a se stessi. Spesso si tende ad attribuire tutta la colpa del malessere individuale e di coppia all’altro. Prendere consapevolezza delle reali cause del malessere è premessa necessaria di qualsiasi decisione.

–  In seguito bisogna chiedersi che cosa si è fatto per riprovare. Si è comunicato il proprio malessere? Se n’è discusso in coppia? Il proprio marito si è reso disponibile ad ascoltare e a condividere soluzioni? E’ stato esperito in maniera concreta il tentativo di riprovarci?

–  Non da meno è chiedersi se si provano ancora sentimenti per il proprio partner e di che tipo. Se l’amore dovesse essere completamente spento, non c’è tentativo che sia efficace per riprovare. Almeno che non si abbiano altre motivazioni per continuare a stare in coppia.

– Quarto e ultimo passaggio quello fondamentale: Ci riprovo o no con mio marito è solo la logica conclusione degli altri tre delineati. La decisione di separarsi è solo la conclusione di un processo e non un’azione fine a se stessa.

“Stasera lo sa. Le persone dovrebbero lasciarsi prima di arrivare a quel punto, dove sono arrivati loro. Perché poi ti resta addosso troppo male. Invece non succede: si arriva fino in fondo, si scola tutta la merda, anche quella che non vi spetta, che rigurgita dai tombini, quella dell’intero palazzo, dell’intera città, di tutte le coppie che si sono lasciate prima di voi, contemporaneamente a voi.

Tutte le coppie che si lasciano s’infilano nello stesso buco, ripetono lo stesso giro nel castello degli orrori. No,non bisognerebbe arrivare dove sono arrivati loro. Ai primi sintomi bisogna andarsene, lasciare il campo. Tanto non va meglio, va peggio e peggio.”

Margaret Mazzantini

 

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PERCHE’ PER TANTE COPPIE L’AUTUNNO E’ LA STAGIONE DELLA SEPARAZIONE

L’autunno segue l’estate e segna il declino del bel tempo. Declino del bel tempo in tutti i sensi, anche nella coppia.

Metafora climatica a parte cerchiamo di vedere perché per tante coppie l’autunno è la stagione della separazione.

L’autunno segue l’estate e con esso un periodo di ferie estive che comporta che la coppia stia maggiormente in contatto quotidiano rispetto al resto dell’anno. Questo maggiore tempo a disposizione e la maggiore condivisione della coppia possono acuire tensioni che durante l’anno gli impegni quotidiani di entrambi i membri della coppia possono aiutare a stemperare.

Paradossalmente il maggior tempo a disposizione allontana e non unisce. Ecco quindi che si arriva in autunno ‘esasperati’ e se questa esasperazione covava già prima arriva come conseguenza la separazione.

Inoltre la decisione di separarsi potrebbe già essere precedente al periodo estivo, ma ci si concede un ulteriore tentativo di provare a recuperare la relazione, approfittando del maggiore tempo che d’estate si ha per stare insieme. Tentativo che si rivela vano.

Se sono presenti dei figli per un senso di colpa nei loro confronti, si decide di trascorrere almeno l’estate tutti insieme e rimandare all’autunno una decisione che è già stata piena.

Un ultimo fattore potrebbe essere legato che l’autunno è anche correlato a una fase depressiva e nelle fasi depressive si preferisce rimanere soli. Ciò coniugato a un profondo malessere di coppia è la goccia che fa traboccare il vaso. Quindi l’autunno come ‘stagione delle separazioni’ è solo l’anello terminale di un processo di separazione che ha attraversato tutte le stagioni.

“Quelle come me si cibano di quel poco e su di esso,
purtroppo, fondano la loro esistenza…
Quelle come me passano inosservate,
ma sono le uniche che ti ameranno davvero…
Quelle come me sono quelle che,
nell’autunno della tua vita,
rimpiangerai per tutto ciò che avrebbero potuto darti
e che tu non hai voluto…

Alda Merini

 

Dott. Roberto Cavaliere

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COME PARLARE DELLA SEPARAZIONE EVITANDO LE LITI PER PROTEGGERE I FIGLI

Come si fa ad introdurre il discorso separazione al marito cercando di non scatenare lotte che possono danneggiare i figli

Salve, ho 43 anni e avrei bisogno di un consiglio su come affrontare un momento molto difficile. Mi sono sposata a 24 anni dopo 3 di convivenza, praticamente conosco mio marito da una vita e ho passato insieme a lui metà della mia esistenza. Per anni non sono arrivati figli e dopo 10 anni di matrimonio sono iniziati i primi problemi, forse allora solo da parte mia; stanchezza, noia, l’ho tradito ma non glie l’ho mai confessato e credevo che col tempo si sarebbe risolto tutto.

Per dare nuovo vigore alla nostra relazione ho deciso di avere un figlio, strada in salita perché ci siamo sottoposti a cure per la fertilità: sono arrivati 2 gemelli che ora hanno 6 anni, ma questo non ha risolto il mio malessere e i nostri problemi. Anzi, ad aggravare tutto c’è stata la notizia che i nostri bambini erano affetti da autismo; lo stress da quando abbiamo avuto la diagnosi è salito alle stelle, abbiamo iniziato a litigare per ogni cosa ma soprattutto per le scelte riguardo ai nostri figli: adesso tra liti violente, recriminazioni, e il fatto che comunque continuo a non stare bene con lui come coppia siamo agli sgoccioli.

Il vaso da parte mia è già traboccato, ma ho la netta sensazione che lui non voglia ammettere che siamo ad un bivio ed io non ho la forza o il coraggio di parlargli apertamente e dirgli che mi voglio separare, seppure questo comporterà enormi problemi e non sono psicologici vista la nostra situazione. Vorrei sapere come posso fare a parlare con lui senza scatenare la guerra e il risentimento da parte sua, so che sarebbe deleterio per noi e per i bambini e vorrei fare tutto senza dispetti e altre liti inutili. Lui si dice ancora innamorato di me, ma sono convinta (forse perché da parte mia l’amore non c’è più) che in realtà lui non voglia affrontare un cambiamento così grande è solo legato ad una situazione ma non più a me. Mi può aiutare?

Elisabetta (nome di fantasia scelto dalla redazione)

Spesso quando ci separa se una delle parti non accetta la separazione per un qualsiasi motivo è difficile condurre la separazione stessa in maniera serena e senza conflittualità. La ricerca di una separazione serena da parte sua potrebbe anche essere dovuta ad eventuali sensi di colpa che lei potrebbe provare essendo lei a volere la risoluzione del rapporto. Se fossero presenti tali sensi di colpa ed ancora dubbi residui li affronti al più presto e vada per la sua strada senza ulteriori esitazioni.

 

Dott. Roberto Cavaliere

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COME CONVINCERE L’EX A TORNARE INSIEME

Come fare se non si accetta di essere state lasciate? Esiste una strategia per riuscire a riconquistare l’ex malgrado tutto?

Salve, in questa giornata scrivo perché il mio stato di salute vacilla continuamente. Siamo giovani, abbiamo 17 anni, il mio fidanzato un mese e mezzo fa mi ha lasciato dicendomi che litigavamo troppo,non stava più bene con me e non sapeva più cosa provava. Ha finto due volte di essere ubriaco per giustificare il non avermi salutato, mi ha visto con altro ragazzo e in quel caso è venuto a salutarmi. Successivamente mi ha bloccato da Facebook e a distanza di neanche un mese da quando mi ha lasciata. Sono venuta a sapere che si era fidanzato. La ragazza in questione è più piccola di lui e non abbiamo assolutamente nulla in comune. Lei è la tipica ragazza molto alta, magrissima, priva di forme, bionda e con gli occhi azzurri mentre io invece sono bassina, più in carne, ben fornita di curve, mora e con gli occhi scuri. Io ora lo ammetto, non ho intenzione di lasciarmelo scappare anche se lui sta con un altra. Sono 2 settimane che non gli scrivo, sono in vacanza ma sto pensando a quando ritorno a come fare per riconquistarlo. Ho bisogno di un consiglio per tornare felice con lui! Ora non desidero altro, aspetto con ansia una risposta. Grazie mille.

Lara (nome di fantasia scelto dalla redazione)
Qualsiasi strategia di riconquista è efficace se la persona  riconquistare conserva ancora  un interesse verso la persona che ha lasciato. Ancor prima di riconquistare dovrebbe chiedersi su quali sono i veri motivi della fine della sua relazione. Una volta individuati può riproporsi all’altro, sempre che l’altro sia ancora disponibile a concedere un’altra possibilità.

 

Dott. Roberto Cavaliere

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DEPRESSA PERCHE’ MI SENTO TROPPO SOLA, COSA POSSO FARE?

La solitudine affettiva può portare alla depressione, come si può fare per tentare di superare questo stato?

Sono una persona di 38 anni e credo che sto andando verso la depressione. Vedo tutto buio e senza via d’uscita non ho un lavoro ogni tanto mi occupo di assistere anziani come ho fatto per tanti anni, ma ora non c’è la faccio più anche per via di questa mia condizione mentale non ho amici non esco e non ho un compagno. Ma mi manca tantissimo un amore mio, un sogno un progetto, solo non ce la faccio a reagire e sto ancora in casa con mia madre. A questo stato mentale ha contribuito molto la morte improvvisa di papà, l’aver subito un anno fa il mobbing sul lavoro da parte di una persona che credevo amica. Un altro problema è poi che per questa mia fame d’amore mi lego troppo e subito alle persone e poi prendo delusioni. Posso sperare di uscire da questo blocco mentale? Sarei felice di una risposta perchè sto male,

Grazie per l’aiuto

Gaetana (nome di fantasia scelto dalla redazione)

 

Lei nella sua email da sola riesce a trovare le cause che la stanno conducendo verso uno sfondo depressivo. Come uscirne ? Lo indica lei stessa sempre nella sua email quando parla che le servirebbe un amore, un sogno, un progetto ma le manca la forza di reagire. E’ questa forza di reagire che deve recuperare nonostante gli eventi avversi, anche con un supporto psicologico. La saluto con un brano che mi auguro le apra un barlume di speranza.

“Io vorrei farti dormire, ma come i personaggi delle favole, che dormono per svegliarsi solo il giorno in cui saranno felici. Ma succederà così anche a te. Un giorno tu ti sveglierai e vedrai una bella giornata. Ci sarà il sole, e tutto sarà nuovo, cambiato, limpido. Quello che prima ti sembrava impossibile diventerà semplice, normale. Non ci credi? Io sono sicuro. E presto. Anche domani. Guarda, Natalia, il cielo! È una meraviglia!

Da “Le notti bianche” Fedor Dostoevskij”

 

Dott. Roberto Cavaliere

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PERCHE’ FARE UN FIGLIO PER SALVARE UNA RELAZIONE NON FUNZIONA

Ogni coppia attraversa momenti difficili, critici, problematici che possono spaventare far temere che la relazione stessa può finire.

Se manca la capacità di mettersi in discussione o di mettere in discussione la relazione stessa da parte di entrambi i membri o da parte di uno  di essi, ecco che si cerca d’individuare la soluzione più facile, quasi una bacchetta magica che tutto risolve: facciamo un figlio. Ma fare un figlio non risolve niente . Vediamo perché:
– Sposta solo il problema nel tempo perché esaurita la fase della gravidanza e i primi anni di vita del bambino i problemi della coppia si ripresentano come prima se non addirittura accentuati.

– Quella di concepire un figlio potrebbe diventare una modalità ricorrente di risoluzione dei problemi. Ci sono coppie che in ogni fase di critica della relazione concepiscono un figlio. Questo avveniva soprattutto nel passato.

– Fare un figlio al massimo può rafforzare il legame di coppia genitoriale manon quello di coppia coniugale che prescinde dalla presenza di figli.

– Se concepire un figlio è un desiderio solo di uno dei due componenti della coppia (di solito la donna) potrebbe legare l’altro a rimanere in coppia solo per unvincolo genitoriale e non coniugale.

– Ma la cosa più importante di tutti è che un figlio dovrebbe essere desiderato enon frutto di un momento di crisi della coppia. Col passare del tempo il figlio stesso potrebbe capire che la sua nascita doveva contribuire a salvare la coppiae non frutto di un amore. Si può immaginare come tale vissuto può avereripercussioni psicologiche sul bambino e poi sull’adulto che sarà.

“….Il matrimonio moderno è soprattutto un’istituzione di salvezza e non di benessere. Ma gli psicologi, i consulenti matrimoniali, gli psichiatri ecc. continuano a ripetere che soltanto i matrimoni felici sono buoni matrimoni, ovvero che i matrimoni dovrebbero essere felici. In verità ogni percorso di salvezza passa anche per l’inferno. La felicità, nel modo in cui viene proposta ai coniugi d’oggi, rientra nella sfera del benessere e non in quella della salvezza. Il matrimonio è un’istituzione volta prima di tutto alla salvezza, per questo è così pieno di alti e di bassi; è fatto di sacrifici, di gioie e di dolori. Ciascun partner, ad esempio, prima o poi è destinato a scontrarsi con il lato psicopatico dell’altro, vale a dire con quel lato del suo carattere che non è modificabile e che tuttavia ha conseguenze dolorose per entrambi. Affinché il matrimonio non vada in pezzi, uno dei due partner deve arrendersi, e generalmente è proprio quello che nella relazione si dimostra meno psicopatico. Se uno dei due è emotivamente freddo, all’altro non resta che dimostrare in continuazione sentimenti d’amore, anche quando la reazione del partner è debole e spesso inadeguata. Tutti i buoni consigli che si danno alle mogli o ai mariti, del genere: “Questo non và bene, è intollerabile, una moglie/un marito non può lasciarsi trattare così”, sono perciò sbagliati e dannosi. Un matrimonio funziona soltanto quando si riesce a tollerare proprio ciò che altrimenti sarebbe per noi intollerabile.”

A.Guggenbuhl-Craig – Il matrimonio. Vivi o morti, Moretti e Vitale, Bergamo.

 

Dott. Roberto Cavaliere

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